Rassegna web

L’Osservatorio si occupa quotidianamente di monitorare il web e altre fonti di informazione per fornire notizie di approfondimento sull’impatto dei conflitti armati contemporanei sui civili.

14 novembre 2018

Esplosioni innescate vicino al Sahafi Hotel in Somalia, 52 morti e 100 feriti nell’attentato rivendicato da Al Shabaab.


É il 9 novembre 2018, due autobomba e un esplosivo in un veicolo “tuk tuk” a tre ruote fatti esplodere a Mogadiscio, in Somalia. Il gruppo militante islamico Al Shabaab ha rivendicato l’attentato. Il 12 novembre, il bilancio iniziale delle vittime, tra cui dei civili, era di 17 persone. Il numero è poi salito a 52 persone e 100 circa i feriti.  

Le esplosioni hanno colpito un’area affollata di Mogadiscio, la capitale della Somalia, situata lungo la costa sud-est, vicino al Sahafi Hotel e al Dipartimento di Investigazione Criminale della Somalia (CID). Il portavoce dell’operazione militare di Al Shabaab, Abdiasis Abu Musab, ha dichiarato alla Reuters che il gruppo «ha colpito [l’hotel] perché funge da base governativa». Oltre ai funzionari governativi, l’area era affollata di pedoni e civili nel traffico. Le bombe hanno incenerito macchine, motociclette e minibus. Sono stati esplosi diversi colpi a seguito delle esplosioni. Secondo diverse agenzie di stampa, tra cui CNN e Reuters, i miliziani hanno tentato di entrare nel Sahafi hotel ma sono stati uccisi dalla polizia. Hussein Nur, un commerciante ferito durante l’attentato, ha confermato che «la sparatoria ha ucciso diverse persone».

Non è la prima volta che Al Shabaab orchestra un attacco colpendo aree frequentate da funzionari governativi e forze di sicurezza. Nel 2015, un attentato simile ha portato alla morte dell’allora proprietario del Sahafi hotel. Suo figlio, Abdifatah Abdirashid, subentrato come direttore, è tra le persone rimaste uccise nelle recenti esplosioni.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato l’attentato «con la massima fermezza», dichiarando che gli attentati terroristici sono «criminali e ingiustificabili». Il Consiglio ha anche evidenziato la necessità di sostenere lo sviluppo della stabilità e della pace in Somalia.

 

Per saperne di più, cliccare sui seguenti link:

https://www.washingtonpost.com/world/africa/car-bombs-rock-somali-capital-killing-at-least-20-in-attacks-claimed-by-al-shabab/2018/11/09/960bff40-e431-11e8-8f5f-a55347f48762_story.html?noredirect=on&utm_term=.d1207a0bd060

https://news.un.org/en/story/2018/11/1025451

https://edition.cnn.com/2018/11/12/africa/mogadishu-bomb-death-toll-intl/index.html

https://www.reuters.com/article/us-somalia-blast/suicide-car-bombers-kill-at-least-22-in-somalia-idUSKCN1NE1MG

https://www.aljazeera.com/news/2018/11/somalia-attack-toll-rises-bodies-181110081007366.html

Pubblicato in Somalia - Rassegna Web
Domenica, 02 Dicembre 2018

14 novembre 2018

É stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Gaza a seguito di una violenta rivolta in cui si contano diversi morti e feriti.


Il 13 novembre 2018, miliziani palestinesi e israeliani hanno sottoscritto un accordo di cessate il fuoco a seguito di due giorni di intenso combattimento aereo. Queste violenza segnano il conflitto più feroce dall’inizio della guerra di Gaza nel 2014.

L’insurrezione è iniziata l’11 novembre quando una squadra israeliana di forze speciali ha fatto irruzione nella città di Khan Younis, a sud di Gaza, all’interno di un veicolo civile. Sette palestinesi sono stati uccisi durante il raid e gli attacchi aerei orchestrati da un commando israeliano. Durante una sparatoria un soldato israeliano ha perso la vita. Tra i sette palestinesi uccisi è stato identificato Nour Baraka, un comandante locale delle Brigade di al-Qassam, braccio armato di Hamas. Hamas è un gruppo islamico militante che controlla la striscia di Gaza.

A seguito dell’attacco, fazioni palestinesi a Gaza hanno lanciato missili su Israele. Al Jazeera riferisce che un uomo è stato ucciso in un edificio colpito da razzi, mentre almeno 27 persone sono rimaste ferite durante gli attacchi. Secondo la Reuters, gli attacchi hanno costretto gli abitanti a sud di Israele a cercare protezione presso strutture di accoglienza. Israele ha reagito con raid aerei, uccidendo cinque palestinesi. In più, gli attacchi aerei hanno distrutto degli edifici, tra cui una stazione televisiva di Hamas.

Gli Stati Uniti hanno condannato duramente gli attacchi di razzi e missili lanciati da Gaza, dichiarando “stiamo con Israele.” Dal 13 novembre, a seguito dell’accordo negoziato con gli Egiziani, Israele e Hamas hanno trattenuto il fuoco. Comunque, secondo la Reuters, gli schieramenti hanno precisato che il cessate il fuoco non è un accordo a lungo termine, piuttosto uno stallo armato. Riyad Mansour, l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, ha rimproverato il Consiglio di Sicurezza di non aver adottato misure immediate, inoltre, lo ha accusato di  “immobilismo.”

I conflitti a Gaza vanno avanti da anni. La BBC riferisce che, dal 2006, Israele ed Egitto mantengono un blocco su Gaza per fermare gli attacchi dei militanti. Dal 30 marzo 2018, i palestinesi hanno organizzato proteste settimanali al confine israeliano. Secondo la Reuters, i manifestanti spingono per un allentamento del blocco e chiedono il riconoscimento del diritto di rientrare nella terra persa durante la guerra di Israele del 1948. Oltre 220 palestinesi sono stati uccisi dalle truppe israeliane durante le proteste. Israele sostiene che i soldati hanno aperto il fuoco soltanto per difesa personale o su possibili aggressori mascherati.  

 

Per saperne di più, visitare i seguenti link:

https://www.reuters.com/article/us-israel-palestinians-violence/israel-palestinians-battle-in-worst-gaza-aerial-clashes-since-2014-war-idUSKCN1NI0RS

https://www.aljazeera.com/news/2018/11/gaza-officials-palestinians-killed-israeli-raid-181111211332303.html

https://www.aljazeera.com/news/2018/11/palestinians-sceptical-gaza-truce-hold-181114101544472.html

https://www.reuters.com/article/us-israel-palestinian-violence-usa/u-s-condemns-attacks-from-gaza-into-israel-state-department-spokeswoman-idUSKCN1NI2MU

https://www.bbc.com/news/world-middle-east-46174912

https://www.aljazeera.com/news/2018/11/israel-launches-air-strikes-gaza-rocket-fire-181112150838578.html

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Martedì, 27 Novembre 2018

7 novembre 2018

Il rapporto sulle “Violazioni dei Diritti Umani e Violenze ai Civili di Gbudue e Tambura (Equatoria occidentale) Aprile-Agosto 2018” è stato pubblicato dalla Missione delle Nazioni Unite nel Sudan del Sud, il 18 ottobre 2018.


La Missione delle Nazioni Unite nel Sudan del Sud (UNMISS) e  l’Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) hanno pubblicato una relazione congiunta sulle violenze subite dai civili dell’Equatoria occidentale, nel Sudan del Sud, avvenute tra aprile e agosto 2018. Il rapporto è stato oggetto di indagine da parte della Divisione per i Diritti Umani (HRD) dell’UNMISS, mediante un maggiore controllo da parte dei funzionari preposti ai diritti umani dell’UNMISS nella regione. Sono state condotte delle interviste a 104 testimoni di 28 villaggi. Il report richiama l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani e vuol essere un appello rivolto ai gruppi a rispettare il diritto internazionale.

L’Equatoria occidentale è uno stato a ovest del Sudan del Sud, confinante con la Repubblica Centrafricana e la Repubblica Democratica del Congo. Dal 2015, l’Equatoria occidentale è lacerata da conflitti sanguinosi. Inizialmente, si sono verificati scontri tra il governo in carica dell’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan (in inglese, Sudan People’s Liberation Army SPLA) e l’organo dei gruppi di difesa armati locali. Nel 2016, Il Movimento di Opposizione dell’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan (in inglese, Sudan People’s Liberation Army in Opposition SPLA-IO RM) sostenitore di Machar, è fuggito nell’Equatoria occidentale, inasprendo gli scontri nella zona. Sebbene lo SPLA-IO (RM) sia rimasto latente tra la metà del 2017 e i primi del 2018, ha poi ripreso a combattere a marzo 2018 con una nuova strategia militare, intensificando gli attacchi contro i civili. Lo SPLA ha sferrato una violenta offensiva allo SPLA-IO (RM).

Dall’inchiesta dell’HRD UNMISS risulta che lo SPLA-IO (RM) ha utilizzato due tipi di attacco: organizzato e a sorpresa. Gli attacchi organizzati dovevano colpire determinati villaggi e strade, mentre gli attacchi a sorpresa consistevano in scioperi opportunistici contro i civili con ronde di militanti e gruppi SPLA-IO (RM). Oltre 887 abitanti di villaggi sono stati sequestrati durante gli attacchi.

I racconti di vittime e testimoni rivelano che lo SPLA-IO (RM) ha costretto i civili rapiti a unirsi alle forze armate. Secondo quanto riportato, anche ragazzini sotto i 15 anni sono stati rapiti e reclutati per l’addestramento militare di base. La maggior parte non ha potuto sottrarsi al reclutamento, se non chi è riusciuto a scappare dalla cattività durante lo scontro.

Oltre al reclutamento forzato, comandanti e combattenti dello SPLA-IO (RM) hanno abusato di donne e ragazze come forma di potere. L’HRD dell’UNMISS ha riportato 43 casi di violenze sessuali. Il report espone dettagliatamente le testimonianze delle sopravvissute, tra cui una adolescente di 15 anni racconta:«Ero sconvolta, il dolore straziante. Sono svenuta dopo che hanno abusato di me... Quando ho ripreso conoscenza, è stata durissima. Mi sono dovuta alzare a fatica, perché i miei rapitori mi hanno detto ‘la prossima volta che fingi di svenire, lo faremo di nuovo».

Il rapporto documenta anche le vicissitudini di civili che sono scampati al sequestro. Lo SPLA-IO (RM) ha maltrattato i civili infliggendo loro colpi di machete, calci di pistole, bastonate, frustate, e depredando le loro case. Il terrore instillato nei villaggi ha costretto le vittime a fuggire. Gli attacchi dello SPLA-IO (RM) non hanno risparmiato il personale umanitario. Per esempio, a maggio 2018, 10 operatori umanitari sono stati tenuti prigionieri per quattro giorni.

Oltre agli abusi, il report documenta le violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto internazionale da parte dello SPLA. Questi fatti sono raggruppati in uccisioni illegittime di civili, distruzioni illecite di proprietà e sfollamenti forzati. Il 20 maggio 2018, durante un’operazione contro-offensiva condotta dallo SPLA, a Nagero, almeno 14 civili sono stati uccisi. Secondo quanto riportato, tre delle vittime non erano fisicamente in grado di lasciare il villaggio, perciò sono stati bruciati vivi nelle loro case da esponenti dello SPLA. Nello stesso attacco, i civili hanno riferito che le forze armate dello SPLA sono state responsabili di sciacallaggio e di incendi delle loro proprietà, così come di saccheggi ad otto strutture sanitarie e a cinque scuole. Migliaia i sfollati di Nagero e delle aree circostanti a Tambura al termine dell’operazione. In seguito, il Governatore di Tambura ha accusato gli sfollati interni (IDPs) di sostenere lo SPLA-IO (RM). Così, ha ordinato il loro spostamento in una zona isolata e la sospensione degli aiuti umanitari.

Alla luce di queste constatazioni, UNMISS e OHCHR hanno ribadito con forza la necessità da parte delle parti coinvolte nel conflitto «di attenersi al diritto internazionale dei diritti umanitari e al diritto umanitario internazionale». Gli stessi hanno fatto appello allo SPLA-IO (RM) di rilasciare tutti i civili sequestrati. Si sono poi appellati al governo del Sudan del Sud affinché conduca un’inchiesta sulle denunce delle violazioni del diritto internazionale, fornisca assistenza e protezione a tutte le vittime, e richieda un corretto e adeguato risarcimento.

 

Il rapporto originale è disponibile qui: https://www.ohchr.org/Documents/Countries/SS/ReportWesternEquatoria17Oct2018.pdf

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Martedì, 27 Novembre 2018