PROTEZIONE DEI CIVILI 2022: Risoluzione 2286 e protezione dei soccorsi in guerra

Bandiera delle Nazioni Unite Bandiera delle Nazioni Unite Andrea Izzotti via Shutterstock

Questo è un breve resoconto di uno dei side event del secondo giorno della settimana delle Nazioni Unite per la Protezione dei Civili.

Il 24 maggio 2022 si è tenuta la conferenza online “Breaking the deadlock: practical actions for implementing UNSC Resolution 2286 & protecting healthcare from attack”, organizzata da Spagna, Polonia, Francia, Canada, Messico, Unione Europea e dalle organizzazioni della società civile International Rescue Committee e Safeguarding Health Coalition. Questo incontro ha visto la partecipazione di diversi rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite, funzionari del governo e personale delle ONG. L'attenzione si è concentrata sull'eredità della Risoluzione 2286 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla condanna degli attacchi contro strutture mediche e operatori sanitari nelle zone di conflitto, nel sesto anniversario della sua implementazione. Il punto di partenza, evidente, è che, nonostante i buoni propositi, ancora nel 2022 le disposizioni fondamentali della Risoluzione non non sono rispettate: le strutture e il personale sanitario nelle zone di conflitto sono ancora costantemente coinvolti nelle dinamiche di guerra, vittime anch’esse degli scontri bellici. 

Durante la discussione sono stati esaminati i due principali limiti all’implementazione della Risoluzione: la mancanza di un adeguato sistema di condivisione dei dati e l'incapacità (che  spesso maschera la mancanza di volontà) delle parti nel perseguire legalmente i fautori di suddetti attacchi spesso indiscriminati e attuati con la compiacenza degli attori coinvolti.

A introdurre la discussione è stata la dottoressa Christina Wille, ricercatrice presso Insecurity Insight e collaboratrice al più recente report della ONG Safeguarding Health in Conflict Coalition (SHCC). Wille è partita da una panoramica generale dei paesi nei quali i sistemi e gli operatori sanitari sono stati maggiormente colpiti nel corso del 2021, facendo riferimento anche alle tipologie di attacchi e alla loro incidenza. I numeri non sono migliori rispetto agli anni passati, e anzi si registra un evidente peggioramento rispetto al 2020. Nell’ultimo anno si sono registrati almeno 1.335 incidenti riguardanti il settore sanitario in 49 paesi rispetto ai meno di mille dell’anno precedente, e sono almeno 1.458 gli operatori sanitari che sono stati coinvolti direttamente e non. Tra i trend più preoccupanti vi è il costante ricorso ad arresti e rapimenti di medici e operatori, principalmente in Myanmar e Afghanistan. Inoltre, il Myanmar nel 2021 è risultato essere il primo paese al mondo per numero di operatori sanitari arrestati.

Dopo l’introduzione, la parola è passata all'infermiera Amani Ballour, che illustrato ai partecipanti l’allarmante situazione delle strutture sanitarie in Siria. Ha poi sottolineato la necessità di attuare misure forti per la protezione delle strutture sanitarie ne paese, dove la maggior parte di esse è stata distrutta da attacchi aerei, lasciando pochi ospedali accessibili. Ballour ha ricordato con commozione la morte di tre delle sue colleghe, uccise in un attacco che ha colpito l’ospedale dove lavoravano. 

Gli speaker hanno rivolto l’attenzione al tema della raccolta di dati sul fenomeno sull'assistenza sanitaria sotto attacco e sulle buone pratiche. La prima dichiarazione al riguardo è stata fatta dall'Ambasciatore Olof Skoog, Capo della delegazione dell'Unione Europea presso le Nazioni Unite, che ha sottolineato come la raccolta di dati durante i conflitti sia fondamentale per consentire una protezione concreta dei civili. Questa affermazione è stata poi sostenuta dagli altri relatori, che hanno evidenziato che una raccolta di dati più accurata sugli attacchi alle strutture sanitarie è attualmente necessaria perché consente agli operatori umanitari di identificare efficaci modelli di intervento e di sviluppare strategie per proteggere le strutture sanitarie e il personale che ci lavora. Inoltre, è stato accennata l’importanza dell’uso di nuove tecnologie nel campo dell’assitenza medica umanitaria. In seguito, Alain Délétroz, direttore generale di Geneva Call, ha sottolineato l'importanza dell'impegno diretto degli operatori sanitari in queste operazioni.

In fase di conclusioni, è stata ribadita l’importanza di istituire un sistema di accountability con processi di indagine chiari - soprattutto in casi come la Siria. In questo contesto, la costante analisi e documentazione degli eventi è fondamentale per lo sviluppo di buone pratiche e l'attuazione della Risoluzione 2866 in modo efficace.

 

di Ignazio Alcamo e Alexia Tenneriello

 

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