Crisi umanitaria in atto nel territorio libico: le misure predisposte dalle Nazioni Unite

Bambina in braccio alla madre, in fuga entrambe dalla Libia Bambina in braccio alla madre, in fuga entrambe dalla Libia Unicef

13 febbraio 2019

Richiesti finanziamenti per arginare la grave crisi umanitaria che ha martoriato la popolazione civile in Libia

Le Nazioni Unite ed il governo provvisorio libico hanno predisposto un piano di risposta umanitaria (HRP), chiedendo finanziamenti per un totale di 202 milioni di dollari, al fine di attuare strategiche misure di intervento salva – vita in favore di numerosi uomini, donne e bambini, vittime di una tangibile crisi umanitaria.

Dal 2011, infatti, la caduta del regime di Muammar Gheddafi ha dato avvio ad un conflitto armato e, di conseguenza, alla perpetrazione di violazioni degradanti dei diritti umani di numerosi civili.

I conflitti in oggetto hanno causato, altresì, il progressivo impoverimento della popolazione, costringendo oltre un milione di persone a dipendere dagli aiuti umanitari per sopravvivere.

Il bisogno di aiuti umanitari si concentra, per di più, in aree densamente popolate nelle regioni orientali e occidentali della Libia; invero, le situazioni più critiche si riscontrano nelle zone di Sirt e nelle parti meridionali del paese, dove l’accesso degli aiuti è impedito dai numerosi episodi di violenza.

Di notevole impatto ed allarme sociale è il fenomeno dei migranti e dei rifugiati, trasferiti nei centri di detenzione gestiti dal dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale. Come si evince da un rapporto del 12 dicembre 2017 di Amnesty International, detti centri sarebbero noti per il «carattere arbitrario ed indeterminato della detenzione, nonché per le continue violazioni dei diritti umani, ivi compresa la tortura». Ed è proprio Amnesty ad aver denunciato la complicità silenziosa dei governi europei per aver attuato una serie di misure volte a sigillare la rotta migratoria attraverso la Libia, senza tenere conto dei trattamenti inumani subiti dalle persone intrappolate nei confini del territorio in questione, dove non vige alcun rispetto dei diritti umani.

Come si evince, d’altro canto, da una relazione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite del 21 febbraio 2018, la situazione umanitaria degli sfollati all’interno del paese e la mancanza di sostegno per la difesa dei diritti umani è di grande preoccupazione.

Si stima che dal 2 al 3% della popolazione libica sia attualmente sfollata; il dislocamento interno è divenuto, infatti, una costante per molti civili. Un numero cospicuo di sfollati è, inoltre, costretto ad abbandonare il paese e ad emigrare, perché non in grado di trovare adeguata protezione, a causa della mancata attuazione di soluzioni efficienti e durature in grado di ovviare alla crisi in atto.

Secondo quanto riportato dall’OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), ad oggi circa 823.000 persone necessitano di aiuti ed assistenza umanitaria.

A tal proposito, il piano di risposta umanitaria presentato dalle Nazioni Unite ha prospettato la destinazione di fondi all’acquisto di cibo, predisposizione di assistenza sanitaria e alla concessione di sovvenzioni di emergenza per le famiglie bisognose.

Le Nazioni Unite auspicano, inoltre, per un intervento massiccio del governo libico, al fine di garantire protezione umanitaria agli sfollati interni, dando priorità alla prevenzione di violazioni di diritti umani.

 

 

Per saperne di più:

https://news.un.org/en/story/2019/02/1031981

https://www.amnesty.it/libia-politiche-dellue-causano-laumento-delle-detenzioni-migranti-rifugiati/

http://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/a_hrc_3839_add.2.pdf

https://www.amnesty.it/libia-governi-europei-complici-torture-violenze/

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