Chad, crisi e sfollamento

Un gruppo di uomini anziani a Moundou, Chad Un gruppo di uomini anziani a Moundou, Chad © Photo by yoh4nn on iStock

Il 52enne Alimi Abali è un rifugiato nel campo di Forkoloum, dove è scappato con le sue mogli e i suoi figli dopo che un attacco terroristica Islamico ha colpito il suo villaggio. Qui, l’uomo di mezza età è visto come il capo del villaggio, o “Boulama”, in Arabo Ciadiano, dato che, tra le altre cose, è responsabile del risolvere i problemi e le tensioni che sorgono all’interno della comunità. Contrariamente ad altre famiglie che sono arrivate al campo, Alimi e i suoi parenti hanno potuto costruire una vera casa usando solidi blocchi circolari costruiti con le canne del lago e tronchi di legno raccolti nella savana. La famiglia ha persino un pollaio e un cavallo che usano “come una bicicletta, per viaggiare giornalmente”, scherza Alimi. Ma quello che è probabilmente il loro “bene” più prezioso è la bancarella della spesa di proprietà della moglie di Alimi, Yaka Moussa. Lei l’ha aperta meno di due anni fa. “Abbiamo ricevuto alcuni fondi dall’UNHCR e con questi abbiamo comprato prodotti sfusi da rivendere”, dice, indicando i beni essenziali da loro venduti, come arachidi, olio, bevande e detersivi. 

Questa, tuttavia, è solo una delle tante storie di rifugiati in Ciad, un Paese complesso con un passato difficile, che oggi deve ancora affrontare profonde difficoltà. Subito dopo aver proclamato l’indipendenza dalla Francia nel 1960, il Paese fu devastato da quello che diventò un lungo conflitto tra gli Arabi del Nord, Musulmani e con un passato feudale, e la popolazione nera del Sud. Questo portò a un conflitto tra le due fazioni lungo circa vent’anni, ciascuna guidata da differenti gruppi ribelli, che erano tuttavia uniti nella volontà di sovvertire l’allora governo a partito unico e liberare il Paese dall’ancora pesante influenza Francese. Alla fine, nel Novembre 1961, le Forze Armate del Nord (FAN) di Hissène Habré, che si erano ritirate in Sudan nel Dicembre 1980, rioccuparono tutte le più importanti città nel Ciad orientale. I contingenti di pace dell’Organizzazione dell’Unità Africana (oggi l’Unione Africana) si ritirarono nel 1962, e Habré fu in grado di formare un nuovo governo nell’Ottobre dello stesso anno. 

Oltre a tutti queste problematiche, durante tali anni il Ciad dovette anche affrontare l’ondata di violenza del terrorismo Islamico, che stava affliggendo l’intera Africa Settentrionale e Centrale. Con uno dei più forti eserciti nell’Africa Centrale, il Ciad fu tuttavia in grado di porsi in testa alla lotta al terrorismo, anche inviando i propri soldati in altri Paesi vicini, come il Mali, nel 2013. Frattanto, tra i diversi gruppi militanti Islamici presenti nell’area, uno di questi, che è anche uno dei più potenti, Boko Haram, cominciò a spostarsi al di là della sua base in Nigeria, lanciando attacchi nello stesso Ciad e in altri Paesi vicini. Il Ciad, tuttavia, assunse un ruolo chiave nella lotta al gruppo, cosa che, in conseguenza, portò a un incremento negli attacchi terroristici di Boko Haram nel Paese. 

Nel frattempo, la corsa alle elezioni presidenziali del 2016 vide un insieme senza precedenti di proteste contro il regime di Déby e la sua repressione, incluse dimostrazioni e uno sciopero generale che portò a una sospensione dele attività commerciali in molte aree. Nonostante ciò, Déby, che si trovava ad affrontare altri 13 candidati, era il favorito alla vittoria nelle elezioni del 10 Aprile, cosa che effettivamente accadde, con gli ufficiali che dichiararono che aveva ricevuto circa il 62 per cento dei voti. Tuttavia, prima che i risultati fossero rilasciati, alcuni leader dell’opposizione sporsero accuse di frode elettorale, e vi furono molte critiche dell’interruzione delle comunicazioni durante e dopo le elezioni. Nel Maggio 2018 fu promulgata una nuova costituzione: tra i vari cambiamenti vi furono quelli che espandevano i poteri presidenziali. Il posto del primo ministro fu abolito, e il mandato presidenziale fu cambiato da cinque anni, con nessun limite per la ricandidatura, a sei anni, con un limite di due mandati. I cambiamenti nel mandato presidenziale, tuttavia, non sarebbero stati applicati retroattivamente, significando che Déby sarebbe potuto potenzialmente rimanere in carica fino al 2033. Le elezioni parlamentari che dovevano essere tenute nel 2015 ma venivano continuamente rimandate furono ancora una volta posposte, venendo orientativamente fissate per il 2021. Nelle elezioni presidenziali dell’Aprile 2021, tenute mentre i ribelli attaccavano dal nord, Déby è stato dichiarato vincitore, ma il 20 Aprile l’esercito ha annunciato che il presidente era stato ucciso durante gli scontri con i ribelli al confine, e piuttosto che seguire la costituzione, la quale prevede che il presidente dell’Assemblea Nazionale debba essere nominato capo del governo ad interim, ha invece dissolto il governo e l’Assemblea. I militari hanno istituito un Consiglio Nazionale di Transizione che governi il Paese per 18 mesi, con nuove elezioni da tenersi alla fine del periodo di transizione. Il figlio di Déby, Mahamat Idriss Déby Itno, è stato frattanto nominato presidente ad interim. 

 

Fonti:

https://www.unhcr.org/news/stories/2021/7/60dec77f4/displacement-leaves-families-struggling-adapt-lake-chad-region.html

https://www.britannica.com/place/Chad/History

https://en.wikipedia.org/wiki/Chadian_Civil_War_(2005%E2%80%932010)

 

Autore: Pasquale Candela; Editor: Valentina Cova

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