Sfollamento interno: superare le sfide aiutando gli altri

Campo profughi in Africa Campo profughi in Africa © Photo by sadikgulec on iStock

Immaginate di ricevere una chiamata dal vostro coniuge e di sentirvi dire di prendere le vostre tre figlie e scappare dal vostro villaggio a causa di un attacco, senza una destinazione chiara in mente, camminando per due giorni per raggiungere la prossima città. Questa situazione rappresenta la vita ordinaria della maggior parte degli sfollati interni (IDP) e dei rifugiati mozambicani, le cui vite vengono stravolte da un giorno all'altro a causa dei ricorrenti attacchi e delle violenze dei gruppi armati non statali dall'ottobre 2017.

Questo episodio di "Voices" si concentra sulla storia di Maria, 31enne mozambicana, madre di tre figli, che è stata costretta a fuggire dal suo villaggio di Mocimboa la Praia, nel nord del Mozambico, nel marzo 2020. Il suo viaggio ha incluso il nuotare con i suoi tre figli, l'essere testimone di altri che non ce l'hanno fatta, il camminare per due giorni per raggiungere la città di Quitunga, 15 chilometri a sud di Palma. Maria è stata più fortunata di altri sfollati: è stata accolta da parenti e ha avuto un tetto sopra la testa e del cibo. Solo tre giorni dopo il suo arrivo, nuove sparatorie hanno costretta lei e le figlie a partire in barca per raggiungere Pemba, capitale della provincia di Cabo Delgado, dove quasi 700.000 persone sono sfollate.

Il sostegno dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è stato essenziale per fornire servizi di protezione e generi di soccorso (stuoie per dormire, coperte, screening e identificazione dei più vulnerabili). Tuttavia, l'UNHCR lavora per le comunità, ma anche con le comunità. A questo proposito, Maria si è offerta di aiutare l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a spiegare l'importanza del COVID-19 e delle misure di prevenzione del colera ai nuovi arrivati. Fa ciò preparando secchi d'acqua per lavarsi le mani e organizzando focus group e sessioni di formazione con gli sfollati interni, il che ha un impatto concreto sulle pratiche igieniche, "poco a poco", come sostiene lei. Parallelamente, il suo ruolo comprende anche l'identificazione dei sopravvissuti alla violenza di genere e il loro riferimento all'UNHCR per l'assistenza.

Ad oggi, Maria non ha ancora notizie di suo marito, poiché tutte le comunicazioni da Palma sono state completamente interrotte da marzo 2020. La sua più grande speranza è che le sue figlie possano un giorno tornare a scuola e avere la possibilità di scegliere il loro futuro.

 

Fonte:

https://www.unhcr.org/news/stories/2021/4/607d473a4/helping-others-brings-solace-displaced-mother-cabo-delgado.html

 

Autore: Barbara Caltabiano

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