Le risoluzioni di recente adozione non rappresentano una promessa definitiva di disarmo globale

Statua all’esterno dell’International Disarmament Institute, presso il campus di New York della Pace University Statua all’esterno dell’International Disarmament Institute, presso il campus di New York della Pace University National Today / Accessed from https://nationaltoday.com/disarmament-week/

4 novembre 2022

Il Primo Comitato delle Nazioni Unite ha approvato 74 risoluzioni presso la Conferenza sul Disarmo, ma il disaccordo e la resistenza tra i paesi rimangono un problema.

L'approvazione di quasi tutte le risoluzioni delinea una visione fiduciosa nel progresso in un periodo dominato da instabilità, incertezza e sofferenza. Tuttavia, una svolta positiva non è assicurata, come dimostrato dalla mancanza di consenso sulla maggior parte delle misure. La sicurezza globale non si basa solo su coloro che sostengono il disarmo, ma anche su coloro che non lo fanno. Finché persisterà questo regime di impunità, gli stati dotati di armi nucleari e i regimi che promuovono conflitti armati continueranno a contribuire alle violenze e a osteggiare le speranze di un futuro migliore. 

Da un lato, gli stati che alimentano i conflitti in giro per il mondo devono impegnarsi nel disarmo e a cessare il perseguimento delle operazioni militari. Dall'altro, la missione degli altri paesi è combattere l'impunità, impegnandosi a contrastare coloro che sfidano gli accordi e infrangono le loro obbligazioni internazionali. Senza misure che garantiscano direttamente le responsabilità di ognuno, vi saranno pochi incentivi per gli stati dotati di armi nucleari e per gli istigatori di conflitti di accettare di lavorare per il disarmo.

Le riunioni del Primo Comitato delle Nazioni Unite del mese scorso hanno fornito un'opportunità per questa transizione. I rappresentanti hanno richiesto che i paesi bellicosi rispondano delle loro azioni, ma persistono dubbi riguardo le future iniziative che dovrebbero guidare davvero gli sforzi contro l'impunità in un momento in un momento di primaria necessità. Mentre le dichiarazioni di condanna della violenza venivano pronunciate ogni giorno, la vera influenza l’hanno detenuta le risoluzioni venute alla luce. 

L'indecisione palesata durante le sessioni di voto non ha riflettuto il desiderio che gli stati lavorassero insieme; il multilateralismo non è stato raggiunto su scala globale. Il processo di votazione sulla bozza di risoluzione promossa dal Giappone, la L.61, chiamata "iniziative per costruire una tabella di marcia comune verso un mondo senza armi nucleari," lo ha dimostrato pienamente. Questa risoluzione ha richiesto 18 voti separati, ed è stata ampiamente discussa, ma la sua approvazione non garantisce ancora misure dirette per limitare il nucleare.

Il Sudafrica è stato una delia paesi che ha votato contro questa risoluzione, spiegando che “questa risoluzione non solo prevede che gli stati membri adottino misure graduali, ma vuole richiedere agli stati membri di costruire una tabella di marcia comune che si muova verso, ma non raggiunga, un mondo senza armi nucleari”. In un periodo in cui le minacce nucleari sono sempre più imminenti, il progresso graduale e indiretto non è ciò che produrrà il cambiamento necessario. Il rappresentante ha continuato: “La risoluzione riporta indietro l'agenda del disarmo, creando condizioni che non potranno mai essere raggiunte. Cerca di rendere più appetibile il mantenimento degli arsenali nucleari riducendo i rischi nel conservarle, mantenerle e modernizzarle.”

La terminologia di questa risoluzione sembra promettente, ma riflette la riluttanza a prendere misure più drastiche e rilevanti. Questa forma di compromesso, in cui la responsabilità immediata viene sacrificata per mantenere le relazioni, è comune a molte proposte. L'introduzione di risoluzioni richiede che gli stati affrontino questo dilemma: anche se dovrebbero essere necessari metodi più severi, è più facile ottenere l'approvazione attraverso passaggi graduali.

I risultati conseguiti dal Primo Comitato durante questa conferenza devono effettivamente essere riconosciuti e sostenuti, ma è ingenuo presumere che ogni decisione sia destinata a cambiare lo stato di insicurezza globale. Gli sforzi compiuti dalla maggior parte dei paesi per rafforzare le iniziative per il disarmo possono essere riconosciuti, ma occorre anche riconoscere la minaccia incombente da parte di quei paesi che hanno votato contro alcune risoluzioni cruciali. Raggiungere un consenso unanime potrebbe non essere possibile, ma è possibile ridurre il divario del disaccordo e lavorare per limitare la portate e il numero dei conflitti, a condizione che ogni paese si faccia carico delle proprie azioni e che le vite umane detengano la priorità.

Per saperne di più, visita :

di Nicole Piusienski, tradotto da Ignazio Alcamo

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