Il 29 Agosto scorso, a Kabul, la capitale Afgana, Zemari Ahmadi e la sua famiglia sono morti in un attacco drone lanciato dagli Stati Uniti che aveva come obiettivo un membro del gruppo terroristico islamico ISIS-K. Meno di un mese dopo, il 17 Settembre, il Generale Kenneth McKenzie, al vertice del Comando Centrale USA, ha ammesso l’assenza di legami con il terrorismo e che quelle dieci morti sono state un “tragico errore”– Ahmadi era un operatore umanitario, i serbatoi che riempiva non erano esplosivi ma contenitori d’acqua, sette delle vittime erano bambini.
L’ammissione del Pentagono è una rara eccezione. Come ha affermato Paul O’Brien, direttore esecutivo di Amnesty International USA: “Per un ventennio gli Stati Uniti hanno condotto attacchi senza alcun controllo sul numero delle vittime civili in Afghanistan e in altri stati. È inconcepibile che l’amministrazione Biden continui gli attacchi aerei sotto il velo della segretezza”. Afgani, siriani, iracheni e altri popoli sono state vittime degli attacchi indiscriminati che non hanno saputo distinguere tra obiettivi militari e civili.
Anche se le Nazioni Unite e altre organizzazioni non governative hanno esortato gli Stati Uniti a fermare, o quantomeno a ridurre, le vittime civili, l’avanzata dei Talebani è diventato il pretesto per ignorare le pressioni internazionali. Paul O’Brien sostiene che “Gli Stati Uniti hanno la responsabilità nei confronti delle famiglie delle vittime di dare un nome a queste ultime, investigare e garantire loro un risarcimento”. Per ora, a distanza di un mese, la moglie e la figlia di Ahmadi sono sole e vulnerabili in un Paese dove alle donne non è più concesso di lasciare la propria abitazione senza un uomo ad accompagnarle.
Per saperne di più:
https://www.hrw.org/news/2021/09/30/when-targeted-killings-become-tragic-mistakes
https://www.amnestyusa.org/press-releases/there-must-be-accountability-for-us-killings-of-children-and-other-civilians-in-afghanistan/
Author: Melissa Viselli; Editor: Andrew Goodell