Dopo la presa della capitale Kabul, i combattenti Talebani continuano la propria avanzata, mirando questa volta al Panjshir, l’ultima provincia in mano alle forze di resistenza situata nel nord dell’Afghanistan. Come riportato da Al Jazeera, durante l’ultima settimana lo scontro tra il gruppo islamico e le forze governative si sta aggravando, diventando ogni giorno più crudele e sanguinario.
In seguito alle ostilità, circa 400 famiglie della zona hanno dovuto abbandonare le proprie case e fuggire, peggiorando la crisi di sfollamento che devasta il paese sin dall’inizio delle procedure di ritiro delle truppe occidentali. Al Jazeera specifica che tra coloro che sono rimasti sfollati, donne e bambini cercano riparo e assistenza nelle città circostanti, mentre gli uomini restano spesso indietro per difendere le proprie terre e perpetuare la resistenza contro i Talebani. In più, sembrerebbe che i combattimenti e le esplosioni non siano le uniche ragioni per le quali gli abitanti della provincia sono spinti a lasciare le proprie dimore. Infatti, alcuni residenti hanno riferito ad Al Jazeera di essere stati costretti dai combattenti Talebani a recuperare i corpi dei soldati defunti nei campi di battaglia sulle montagne, dal momento che questi ultimi sono costellati di mine antiuomo e l’operazione di recupero potrebbe rivelarsi altamente pericolosa. Comunque, tale informazione non è stata adeguatamente verificata, e altri civili smentiscono l’accusa.
Mentre i Talebani continuano a dichiarare che i loro attacchi non colpiscono la popolazione civile, risulta evidente che le ostilità in corso determinano sfollamento e diniego di accesso ai beni fondamentali ai residenti della regione. Per questi motivi, è importante continuare a far luce sulle atrocità perpetrate in Afghanistan, così da mitigare l’impatto della guerra su queste persone innocenti.
Fonti:
https://edition.cnn.com/2021/09/06/asia/afghanistan-monday-intl-hnk/index.html
