Giovani, Pace e Sicurezza: l’agenda internazionale e le opportunità in Italia- Seminario

I giovani rappresentati della rete italiana "Giovani, pace e sicurezza" I giovani rappresentati della rete italiana "Giovani, pace e sicurezza" Centro Studi Difesa Civile

Venerdì 6 aprile si è tenuto il seminario “Giovani, pace e sicurezza: l’agenda internazionale e le opportunità in Italia” promosso dal Centro Studi Difesa Civile.

Nella giornata di venerdì, presso la sede del Centro Servizi per il Volontariato del Lazio, il CSDC ha organizzato questo seminario dimostrare come la partecipazione ed azione attiva dei giovani nei processi di costruzione e mantenimento della pace sia fondamentale ed estremamente efficace e puntare i riflettori su quanto sta facendo l’Italia su questo fronte.

Ha aperto i lavori la direttrice del CSDC, Luisa Del Turco, introducendo il tema e i vari ospiti. Un’importante presentazione di alcuni dati sulla presenza e percentuali di giovani nei Paesi maggiormente colpiti dai conflitti è stata fornita da Renato Cursi, portavoce del CSDC: l’Africa, tra i primi paesi a maggior presenza di conflitti armati, possiede il 60% della popolazione giovanile, ossia compresa tra i 18 e i 29 anni.

E’ stato poi il turno del giovane diplomatico Diego Cimino, che ha sottolineato come i vari Stati membri dell’ONU abbiano ormai ben chiaro che per risolvere e prevenire i conflitti sia necessario agire sulla componente sociale, spesso con forti carenze e problematiche.

Il social empowerment di cui ha parlato Cimino e la rappresentanza dei giovani nel processo decisionale di peacebuilding a tutti i livelli (sollecitata nell’Agenda 2250 adottata dal Consiglio di Sicurezza ONU nel 2015) sono possibili solo se si rinforza anche il campo dell’educazione, come ha spiegato  successivamente il professor Giovanni Scotto, dell’Università di Firenze.

L’educazione alla pace, soprattutto quella non formale, è alla base del processo di decostruzione dell’idea “classica” di conflitto: vedere il conflitto non come un problema da risolvere con la violenza/repressione, permette di trasformarlo utilizzando addirittura l’arma opposta, la non-violenza.

In collegamento skype è intervenuta Gesa Bent, membro del Board dell’ UNOY, la quale ha ricordato come, oltre a questi mezzi, sia fondamentale il finanziamento per i progetti ed organizzazioni dei giovani impegnati nel peacebuilding.

Il seminario si è infine concluso con significativi interventi e testimonianze di giovani operanti nel settore, come Tommaso Murè UN Youth delegates Italia, Matteo Pugliese per l’OSCE e due giovani Corpi Civili di Pace in Libano, esempi di azione attiva nel campo della costruzione della pace.

 

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