Sabato 28 novembre quattro civili azerbaigiani sono stati vittime di quello che le autorità hanno considerato un "nuovo tipo di provocazione" da parte dell'Armenia: l'esplosione di una mina collocata, presumibilmente, dalle forze armate armene in ritirata.
L'incidente è avvenuto mentre le vittime si stavano dirigendo verso il villaggio di Ashagi Seyidahmedli, nella provincia di Fuzuli, liberato dall'occupazione armena nell'ottobre scorso, nel pieno della seconda guerra del Nagorno-Karabakh.
Le ostilità tra Armenia e Azerbaigian erano iniziate alla fine di settembre e si sono concluse con la firma di un accordo di cessate il fuoco il 9 novembre. L’accordo di pace mediato da Mosca prevede il reinsediamento degli azerbaigiani nei territori che erano stati occupati dagli armeni durante la prima guerra del Nagorno-Karabakh (1992-1994).
L'integrità territoriale dell'Azerbaigian è stata assicurata, ma, ancora una volta, è in pericolo la vita dei civili: l'esplosione della mina anticarro è solo un esempio dei rischi che gli azerbaigiani affrontano nel tentativo di trasferirsi nei territori recentemente conquistati. Inoltre, Olesya Vartanyan, Senior analyst dell'International Crisis Group per la regione del Caucaso meridionale, sottolinea che "il nuovo status quo rimane poco chiaro"; Vartanyan afferma che "l'accordo negoziato a Mosca è molto preciso per quanto riguarda la cessione dei territori, ma è ambiguo su come sarà organizzata la vita della popolazione locale, sia armena che azera".
Per evitare ulteriori incidenti come questo, le autorità hanno invitato la popolazione a non entrare nelle aree liberate senza un permesso speciale. Nel frattempo, gli artificieri militari azerbaigiani si stanno occupando di rintracciare le mine nei territori da poco conquistati.
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Autore: Laura De Pascale
