Successo per l’assistenza alimentare in Sudan, ma l’emergenza umanitaria rimane

Distribuzione di cibo e beni di prima necessità in un campo profughi Distribuzione di cibo e beni di prima necessità in un campo profughi Abed albaset alhasan via Pexels

Per la prima volta dall’inizio del conflitto gli operatori umanitari sono riusciti a raggiungere i civili intrappolati dai combattimenti

A causa del blocco armato in varie aree del territorio sudanese, agli operatori umanitari era stato impedito di raggiungere alcune famiglie intrappolate dal conflitto e bisognose di assistenza alimentare. Il 30 maggio le cose sono cambiate e finalmente gli operatori del WFP sono riusciti ad accedere alle aree di Khartoum controllate sia dalle forze armate sudanesi (SAF) che dalle forze di supporto rapido (RSF), riuscendo a fornire assistenza a circa 15.000 persone. Altre recenti distribuzioni di generi alimentari sono avvenute

L’attuale sfida è rappresentata dalla stagione estiva in avvicinamento, anche detta “stagione della fame”, che affiancata al conflitto rischia di aumentare la probabilità di insicurezza alimentare che andrebbe a colpire 2.5 milioni di persone in più. Già ad oggi 13.6 milioni di bambini hanno bisogno di urgente assistenza e accesso ai servizi salvavita, ma le conseguenze della prevista carestia, del perpetuarsi del conflitto e dei continui attacchi alla sanità riducono ancora di più le probabilità di sopravvivenza. 

Oltre le difficoltà già riscontrate dagli operatori umanitari nell’accedere al territorio, un’altra problematica è rappresentata dai frequenti saccheggi di beni e veicoli. Una situazione spiacevole non solo per la riduzione delle forniture di assistenza alla popolazione ma anche dal punto di vista economico; infatti, sia il WFP che l’UNICEF hanno bisogno di fondi, rispettivamente 730 e 838 milioni di dollari, per riuscire a fornire l’assistenza necessaria. Finora l’UNICEF ha ricevuto solo il 5% dell’importo, avendo difficoltà a procurarsi cibo terapeutico e vaccini necessari alla sopravvivenza di milioni di bambini.

La situazione nel paese è a un punto critico, le parti in conflitto rifiutano di collaborare con gli attori internazionali, o collaborano meno di quanto dovrebbero, per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e la protezione dei civili, soprattutto dei più vulnerabili. Ormai si parla di “perdita di vite umane e proprietà su vasta scala” dice Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. C’è necessario bisogno di mobilitare più risorse per affrontare la crisi ed evitare che la realtà in Sudan diventi una condanna a morte. 

 

Per saperne di più:

https://news.un.org/en/story/2023/05/1137137

https://news.un.org/en/story/2023/05/1137052

https://news.un.org/en/story/2023/05/1136977

 

di Chiara Cacciatore 

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