Le vittime del conflitto nepalese continuano a chiedere giustizia

Donne vendono verdura nei portici di Bhaktapur, Nepal. Donne vendono verdura nei portici di Bhaktapur, Nepal. Sure Shakya via Unsplah

21 Ottobre 2022

La responsabilità di rendere giustizia alle vittime del conflitto nepalese verrà posta nelle mani del prossimo Parlamento entrante.

Il prossimo 20 novembre in Nepal verrà eletto il nuovo parlamento dopo che l’ex primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli ha perso la fiducia. A causa di divergenze all’interno della coalizione, il partito comunista moderato ha perso la maggioranza al governo ricevendo il sostegno parlamentare di soli 93 senatori. 

Non ancora eletto, al prossimo parlamento è già stato assegnato un primo importante compito: ascoltare le vittime del conflitto che da oltre 16 anni sono in attesa di giustizia. 

L’Accordo di pace globale siglato il 21 novembre 2006 tra il governo del Nepal e il Partito comunista nepalese (maoisti) mise fine a undici anni di conflitto armato e spianò la strada a una transizione democratica del paese. Con l’accordo il governo si impegnò nella realizzazione di un cambiamento politico, economico e sociale che passasse anche nell’adesione al diritto umanitario e quindi nell’istituzione di una Commissione per la verità e la riconciliazione e una Commissione nazionale per la pace e la riabilitazione. Le due istituzioni ricevettero il compito primario di risolvere gli oltre 60.000 casi di violazioni di diritti umani e dunque di dar vita a un meccanismo di giustizia transitoria per le vittime. 

Il precedente parlamento non emanò alcun progetto di legge sulla giustizia transitoria e la richiesta di giustizia per le vittime viene oggi assegnata al prossimo corpo parlamentare entrante. Oltre a rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie, il nuovo progetto di legge dovrà includere una serie di proposte per far raggiungere al paese gli standard legali internazionali. 

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di Federica Tognolli

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