La scorsa domenica pomeriggio, il 31 maggio, oltre 50 uomini armati hanno assalito a Intikane il campo profughi nella regione di Tahoua, a 72 chilometri dai confini del Mali. Quest'area ospita sia rifugiati dal Mali sia cittadini nigerini sfollati interni. Durante l'assalto, due leader di rifugiati maliani e un membro della comunità locale sono stati uccisi.
Gli assalitori hanno fatto irruzione nel campo profughi, rovinando la principale fonte di acqua pulita, la fornitura di cibo e distruggendo le principali linee di comunicazione. La necessità di approvvigionamento idrico non solo influisce sulla sopravvivenza della popolazione, ma è anche cruciale nell'emergenza del COVID-19. Tuttavia, questi attacchi sono solo un esempio dell'esternalizzazione del conflitto maliano, che si sta diffondendo nei paesi vicini e che sta diventando una pulizia etnica multi statale.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha denunciato l'attacco come atroce e sta fornendo protezione alle persone in fuga dalla violenza. Inoltre, l'agenzia dell'Onu sta attuando programmi educativi per prevenire e affrontare qualsiasi tipo di violenza nell'area del Sahel, che è stata colpita dagli attacchi dell'organizzazione estremista islamica di Boko Haram. Il governo nigerino sta collaborando con l'UNHCR e si è impegnato a proteggere i rifugiati e gli sfollati interni nei suoi territori.
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Autore: Carla Pintor