Il Dislocamento di Civili in Tempo di Guerra

Una famiglia costretta ad abbandonare la propria casa Una famiglia costretta ad abbandonare la propria casa © Anadolu Agency AA

"Il dislocamento di civili rappresenta una caratteristica costante della guerra. Analizzare le sue cause e conseguenze costituisce invece una delle più grandi sfide del nostro tempo ". [CICR, 2019]

Il dislocamento di civili costituisce purtroppo una caratteristica comune di tutti i conflitti armati. Da una prospettiva del diritto internazionale umanitario (DIU), tuttavia, risulta estremamente importante distinguere tra l’allontanamento volontario o la ricollocazione di persone, da un lato, e la deportazione o il trasferimento forzato di civili, dall'altro. La prima costituisce una deplorevole, ma inevitabile, occorrenza della guerra, determinata dalla naturale tendenza delle persone a cercare rifugio lontano dal campo di battaglia. Il secondo può essere definito come lo sradicamento coercitivo ed illegale degli abitanti di un territorio che, come tale, risulta generalmente vietato dal diritto bellico.

Secondo quanto disposto dal DIU, tre categorie di norme risultano applicabili, a seconda che la deportazione o il trasferimento forzato di civili avvenga in una situazione di occupazione, in un conflitto armato internazionale (IAC) non implicante occupazione, o in un conflitto armato non internazionale (NIAC). Nel primo caso, il divieto è sancito dall'articolo 49, paragrafo 1 della Quarta Convenzione di Ginevra (CGIV), che prevede che "i trasferimenti individuali o di massa, nonché la deportazione di persone protette, dal territorio occupato verso il territorio del Potere Occupante o di quello di qualsiasi altro paese, occupato o meno, è proibito, indipendentemente dal motivo". In situazioni di IAC, d'altra parte, la protezione accordata dal DIU è definita dal riferimento fatto allo Stato di destinazione (Articolo 45 CGIV). In NIACs, invece, la citazione va all'Articolo 3, comune alle quattro CG, e all'articolo 17 del II Protocollo Addizionale.

La deportazione o il trasferimento di civili figurano tra le gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra e sono stati altresì definiti quali crimini di guerra e crimini contro l'umanità ai sensi del diritto penale internazionale. A questo proposito, vale la pena di ricordare che la deportazione, quale crimine contro l'umanità, è stata oggetto di una richiesta senza precedenti presentata dal Procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI) ai sensi dell'Articolo 19(3) dello Statuto di Roma. Nella sua mozione del 9 aprile 2018, il Procuratore, incentrato sulla natura transfrontaliera della deportazione, ha chiesto alla Camera Preliminare di pronunciarsi sulla giurisdizione della Corte "con riferimento alla presunta espulsione dei Rohingya dal Myanmar al Bangladesh". La questione è della massima importanza, poiché ruota intorno alla questione fondamentale del se la CPI possa esercitare la propria giurisdizione territoriale su azioni commesse da uno Stato non membro dello Statuto di Roma - Myanmar - sul territorio di uno Stato che invece ne è parte – Bangladesh. La risposta, giunta a Settembre 2018, è stata affermativa. (Per saperne di più sull'argomento, si prega di leggere il Rapporto sulla Commissione Internazionale ed Indipendente in Myanmar).

Come ripetutamente dichiarato dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY), sia la deportazione sia il trasferimento coatto fanno riferimento allo spostamento forzato ed illegale di individui dal territorio in cui risiedono. Tuttavia, mentre per alcuni i due concetti si riferiscono alla medesima realtà, altri ritengono che il trasferimento e la deportazione siano due concetti distinti con due significati autonomi. A tale riguardo, la "deportazione" presume il movimento oltre i confini dello Stato, mentre il "trasferimento forzato" riguarda il trasferimento all'interno dei confini nazionali. Ai fini del presente articolo, si è scelto di adottare la definizione utilizzata dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e di descrivere il dislocamento di civili come un processo in cui le persone sono costrette a fuggire o lasciare le proprie case o luoghi di residenza abituale per scongiurare gli effetti dei conflitti armati, soprattutto della violenza.

Lo sfollamento può avere radici diverse, ma non sempre costituire una conseguenza indiretta dei conflitti armati. Piuttosto, esso può rappresentare una strategia deliberata di guerra, che il più delle volte equivale ad una violazione del DIU. Come infatti spiegato dal CICR, l'esperienza dei civili nel dislocamento differisce a seconda delle circostanze che ne hanno determinato la partenza. Quando le persone fuggono in conseguenza della guerra, per esempio, il dislocamento potrebbe avere durata relativamente breve. Viceversa, le violazioni mirate del DIU portano con sè maggiori probabilità di provocare spostamenti prolungati e/o di rendere il ritorno a casa un'opzione più remota per le persone colpite.

A partire da tale valutazione, il CICR ha voluto esaminare la relazione tra le violazioni del DIU e il dislocamento di civili, osservando e confrontando esempi concreti di modelli riscontrati nei conflitti del passato e del presente. L'esito di questo studio ha prodotto un Rapporto, pubblicato nell’Aprile del 2019, intitolato Displacement in Times of Armed Conflicts, il cui scopo è quelli di richiamare l'attenzione sul ruolo chiave che il DIU svolge nella prevenzione e gestione di questo fenomeno, in particolare della violenza, che a sua volta costituisce una causa del dislocamento. Nello specifico, mediante una serie di raccomandazioni rivolte agli Stati, il Rapporto intende mostrare come un maggiore rispetto per il DIU possa garantire una diminuzione delle cause alla base dei dislocamenti; svolgere un ruolo decisivo nel consentire azioni umanitarie a sostegno delle persone a rischio di sfollamento; contribuire a garantire protezione alle persone colpite; e contribuire alla creazione di un ambiente favorevole ad un ritorno sicuro e dignitoso.

 

Scritto da Federica Pira

 

Per maggiori informazioni, visitare:

https://www.icrc.org/en/document/ihl-displacement

V.Chetail, ‘The Transfer and Deportation of Civilians’, in A. Clapham, P. Gaeta, M. Sass.li (eds.)

F. Pira, Deportation or Transfer of Civilians, in D. Djukic and N. Pons (eds.), “The Companion to International Humanitarian Law” (2018), Brill Publisher

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