Con il riaccendersi dei conflitti in Medio Oriente, i civili affrontano nuove crisi umanitarie

Un bambino che corre per le macerie di Benghazi, Libia. Un bambino che corre per le macerie di Benghazi, Libia. © UNICEF

In Focus: 27-31 gennaio di Phoebe Ohlin; Editor: Aleksandra Krol

  1. Peggioramento della situazione in Libia:

 Dall’inizio della Primavera araba nel 2011, che ha posto fine al regime di Muammar Gaddafi, la Libia è rimasta prigioniera di un conflitto ancora in corso. Le ostilità si sono riaccese nell’aprile del 2019 quando il governo di Governo di Accordo Nazionale di Tripoli e l’amministrazione rivale, l’Esercito Nazionale Libico, hanno iniziato a combattere per il potere. Così, la popolazione civile continua a rimanere intrappolata in un conflitto che sta infuriando da quasi un decennio.

All’inizio di gennaio, data la crescente preoccupazione internazionale sullo svilupparsi di questa crisi, si è tenuto a Berlino un importante summit  per trovare una soluzione pacifica al conflitto libico.  Al vertice, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato ai delegati presenti che il diritto internazionale dei diritti umani è stato violato ripetutamente da ambedue i fronti. Ha anche riportato che 116.000 bambini sono privati del diritto all’istruzione.

Inoltre, si è stimato che più di 150.000 persone, di cui 90.000 bambini, risultano sfollate dall’aprile dello scorso anno. Le strutture sanitarie, i sistemi idrici e i sistemi di gestione dei rifiuti sono gravemente danneggiati e ciò ha esposto la popolazione civile a malattie legate alla mancanza di acqua potabile, come il colera.

Il cessate il fuoco firmato due settimane fa al summit di Berlino è stato già violato; infatti, nonostante i due fronti contrapposti abbiano assicurato di lavorare per raggiungere un accordo di pace, i combattimenti continuano. La fine del cessate il fuoco ha significato anche la ripresa delle spedizioni di armi provenienti dall’estero a dispetto dei tentativi delle Nazioni Unite di imporre l’embargo sul commercio di armi. L’evidente violazione dell’embargo da parte delle potenze esterne è il riflesso di un problema più vasto che riguarda il coinvolgimento di terzi attori nel conflitto. Infatti, la continua interferenza da parte di altri paesi, in particolare nel fornire armi e mercenari, ha ostacolato gli sforzi fatti dalle Nazioni Unite per il raggiungimento della pace prima del peggioramento della crisi umanitaria.

Henrietta Fore, direttore esecutivo dell’UNICEF, ha chiesto alle parti in conflitto di permettere l’accesso “sicuro e senza ostacoli degli aiuti umanitari per i bambini e le persone bisognose di soccorso”. Ha inoltre sollecitato la Libia e gli altri attori internazionali coinvolti “a ricercare urgentemente un accordo di pace che sia esaustivo e duraturo per tutti i bambini in Libia”.

 

Per saperne di più:

https://news.un.org/en/story/2020/01/1055492

https://www.nytimes.com/2020/01/27/world/africa/libya-cease-fire-collapses.html

https://news.un.org/en/story/2020/01/1055571

https://www.hrw.org/world-report/2019/country-chapters/lib

 

  1. Un’imminente catastrofe umanitaria in Siria:

Con il protrarsi del conflitto e il peggioramento della crisi umanitaria, la vita dei civili in Siria è diventata più difficile, mentre il Coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite ha dichiarato che  “una disastrosa e deteriorante situazione umanitaria” sta colpendo soprattutto donne e bambini.

Da quando è iniziata la guerra civile nel 2011, più di 6.6 milioni di persone sono state sfollate e l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha stimato che oltre 511.000 persone sono state uccise. Per questo motivo, la recente escalation del conflitto in Siria è stata descritta come il più intenso tra i conflitti dello scorso anno. Sia i gruppi armati dei ribelli che le forze governative hanno massicciamente bombardato Aleppo uccidendo e ferendo dei civili. L’OHCHR ha stimato che, soltanto tra il 15 e il 24 gennaio, almeno 81 persone sono state uccise. In più, almeno 300.000 persone a Idlib sono state sfollate da inizio dicembre, compresi circa 175.000 minori. Tra aprile e dicembre 2019, altre 400.000 persone sono state sfollate e alcune di queste anche più volte.

Con il ripristino dell’assistenza umanitaria transfrontaliera, è stato fornito materiale sanitario e cibo ai 2.8 milioni di civili che vivono nel nord-ovest della Siria. Sebbene Mark Lowock, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza, abbia dichiarato che con questa operazione “si è evitata una massiccia catastrofe umanitaria” in Siria, i civili sono ancora intrappolati nelle zone di guerra e continuano a soffrire.

Sia il Delegato Inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Khawla Matar, che il Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno chiesto un immediato cessate il fuoco e una de-escalation del conflitto per prevenire una catastrofe umanitaria. Khawla Matar ha sottolineato che assicurare la pace in Siria è vitale per la stabilità dell’intera regione e quella internazionale. Ha aggiungo anche che i processi di pace devono creare un ambiente sicuro per il ritorno volontario e dignitoso dei rifugiati che vogliono rimpatriare e supportare la ricostruzione della Siria.  Finché la pace non sarà raggiunta, è fondamentale che vi sia l’accesso agli aiuti umanitari nel nord del paese perché senza quegli aiuti e assistenza sanitaria la Siria rischia un’imminente crisi umanitaria.

 

Per saperne di più: 

https://news.un.org/en/story/2020/01/1056272

https://news.un.org/en/story/2019/12/1054211

https://www.refugeecouncil.org.au/syria-iraq/?gclid=CjwKCAiA98TxBRBtEiwAVRLqu5OIJZi-RVbyeaVzBC9O34ccmgPNpueGJPx4Fbh5heCXmZve66N4_hoCbRwQAvD_BwE

https://news.un.org/en/story/2020/01/1054661

 

  1. Una nuova escalation di violenza in Yemen:

La recente escalation di violenza in Yemen, arrivata dopo settimane di relativa calma, minaccia i recenti progressi fatti per la pace. Mercoledì, l’Inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, ha organizzato una riunione di emergenza durante la quale ha avvertito il Consiglio di Sicurezza che l’esplosione del conflitto deve essere fermata “prima che sia troppo tardi”.

La guerra si appresta ad entrare nel quinto anno e la fine non sembra vicina. Il Paese sta attraversando una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Secondo le stime, più di 91.000 persone sono state uccise dal 2015, più di 2 milioni risultano sfollate e 22 milioni sono invece bisognose di assistenza umanitaria.

Questa nuova escalation di violenza sconvolge uno dei periodi più tranquilli della guerra, durante il quale, grazie al cessate il fuoco, sono stati consegnati degli aiuti umanitari al porto di Hudaydah, come sottolineato dal Martin Griffiths durante il suo discorso al Consiglio di Sicurezza il 17 gennaio.

Griffiths ha inoltre dichiarato che la ripresa degli scontri con attacchi terroristici e raid aerei ha causato la morte di centinaia di persone e ciò ha comportato  “una rottura della fiducia e un’enorme perdita di vite umane” per i guadagni territoriali. Come aveva precedentemente ricordato, le continue violenze stanno avendo un massiccio impatto sulla vita della popolazione civile e ha poi affermato che il popolo yemenita si merita di più di una guerra perpetua.

Oltre che per i conflitti e gli sfollamenti, i civili stanno soffrendo anche a causa della malnutrizione e per lo scoppio di una delle peggiori epidemie di colera al mondo. Vista la mancanza di accesso al cibo, all’acqua potabile, agli impianti igienici e alle cure sanitarie, la crisi umanitaria può solo che peggiorare.

Nonostante la relativa calma all’inizio di gennaio abbia concesso una tregua e permesso la consegna degli aiuti umanitari, questa non è durata sufficientemente a lungo per migliorare la situazione umanitaria del paese. Ora che il conflitto si è nuovamente acceso, è necessario che gli sforzi umanitari non vadano persi. Per evitare un peggioramento della crisi, la comunità internazionale e i leader yemeniti devono continuare a lavorare per raggiungere la pace avendo come priorità la salvezza della popolazione civile e la stabilità della regione.

 

Per saperne di più: 

https://news.un.org/en/story/2020/01/1056192

https://reliefweb.int/report/yemen/casualties-conflict-7-urgent-humanitarian-crises-2020-early-warning-forecast

https://www.cfr.org/interactive/global-conflict-tracker/conflict/war-yemen

https://news.un.org/en/story/2020/01/1055442

https://news.un.org/en/story/2019/12/1054211 

 

Traduzione: Silvia Luminati

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