Il mancato riconoscimento del ruolo delle donne nei processi di peacebuilding e di ricostruzione post conflitto

Proteste pacifiche contro la violenza di genere nella Giornata della Donna in Liberia Proteste pacifiche contro la violenza di genere nella Giornata della Donna in Liberia © UN Photo/Eric Kanalstein

Rassegna web 18-24 novembre 2019 a cura di Phoebe Ohlin

1) Donne costruttrici di pace in Siria

Le donne impegnate nel processo di peacebuilding devono ancora affrontare una notevole opposizione su scala globale, nonostante il sostegno ricevuto da enti come UN Women e altre agenzie delle Nazioni Unite, autorità nazionali e organizzazioni femminili internazionali. La strada in salita delle peacebuilders verso l'inclusione, sia in Siria che a livello globale, è continuamente ostacolata dalla continua violenza di genere e dagli attacchi contro gli operatori umanitari. Inoltre, solo lo 0,2% dell'aiuto bilaterale per le situazioni di conflitto è destinato alle organizzazioni femminili.

Mentre il conflitto in Siria continua, le organizzazioni di base lavorano per garantire la pace e che le violazioni dei diritti umani siano tenute in considerazione. La creazione di organizzazioni come il Centro per la Società Civile e la Democrazia, istituito da donne siriane, ha spinto per la transizione politica verso la democrazia e ha evidenziato l’importanza dell'emancipazione femminile come mezzo per porre fine al conflitto. L'organizzazione ritiene che non ci possa essere un futuro promettente per la Siria senza la partecipazione delle donne sia nella costruzione della pace che nel processo politico. Questa visione trova sostegno anche nelle parole del Segretario Generale dell'ONU, che ritiene che “il cambiamento sta arrivando a un ritmo troppo lento per le donne e le ragazze la cui vita dipende da esso".

Il percorso verso il riconoscimento e la partecipazione è stato estremamente difficile, dal momento che le donne devono affrontare l'esclusione dai ruoli decisionali che plasmeranno il futuro della Siria. Altre organizzazioni, come il Syrian Women's Advisory Board, sono state le prime a svolgere un ruolo pionieristico per le donne nel processo di pace. In Siria, alcuni promotori di questa causa, come Rajaa Altalli, stanno riunendo donne siriane di diversa provenienza per creare un'agenda di pace e raggiungere gli obiettivi prefissati. Secondo l'ONU, il coinvolgimento delle donne nella firma di 82 accordi che tra il 1989 e il 2011 hanno posto fine a 42 conflitti armati tra il 1989 e il 2011, ha portato a una pace duratura e più sostenibile.

Nell’ottobre 2019, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2493 con la quale chiedeva la nomina di consulenti per la tutela del genere e/o delle donne nei processi di ricostruzione postbellica per garantire la partecipazione delle donne. Particolare attenzione è stata rivolta alla partecipazione e alla protezione delle donne nella preparazione delle elezioni, nel disarmo, nei processi giudiziari, nella ricostruzione economica e nell'eliminazione della povertà.

 

Per saperne di più:

https://reliefweb.int/report/world/power-women-peacebuilders

https://www.unwomen.org/en/news/stories/2019/2/in-the-words-of-rajaa-altalli

 

2) Donne costruttrici di pace in Bosnia-Erzegovina

Durante e dopo la guerra civile bosniaca, la mancata partecipazione delle persone sul campo ai negoziati di pace ha ridotto l'efficacia dei processi di pace. In particolare, nessuna donna bosniaca era presente alla firma dell'accordo di pace di Dayton nel 1995. Sebbene il cambiamento sia stato lento, nei due decenni successivi alla fine della sanguinosa guerra civile bosniaca, il ruolo delle donne come peacebuilders ha cominciato ad essere sempre più riconosciuto. Le donne sono state in prima linea nel movimento per la memoria e la riconciliazione e hanno svolto un ruolo vitale nel ridurre le tensioni etniche e culturali che avevano generato il conflitto.

La mancanza di coinvolgimento delle donne nei processi di pace è stata osservata nei conflitti a livello globale. Nell'ottobre 2000, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1325, in cui si afferma che le donne devono essere attori chiave nel processo di pace e la ricostruzione postbellica deve tenere conto del loro essere spesso le principali vittime delle guerre. Ciononostante, sono spesso anche le principali escluse dalle negoziazioni postbelliche. Secondo il Consiglio per le relazioni esterne, tra il 1992 e il 2018, solo il 13 per cento dei negoziatori, il 3 per cento dei mediatori e il 4 per cento dei firmatari nei processi di pace erano donne.

L'inclusione delle donne nel processo di pace ha avuto un effetto positivo sull'aumento della sostenibilità della pace. Come ha riconosciuto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, gli accordi di pace con le donne firmatarie sono più duraturi ed efficaci. Allo stesso tempo, gli accordi di pace che escludono le donne non riconoscono l'impatto sproporzionato che i conflitti armati hanno sulle donne, protraendo le ingiustizie nei loro confronti anche dopo la fine della guerra.

 

Per saperne di più:

https://www.inclusivesecurity.org/bosnian-women-after-srebrenica-massacre/#home

https://www.cfr.org/report/post-conflict-reconstruction-importance-womens-participation

https://news.un.org/en/story/2019/10/1050151

 

3) Donne costruttrici di pace in Guatemala

Dopo tre decenni di conflitto in Guatemala, 15 donne conosciute come “le Abuelas" sono riuscite a portare la loro causa davanti alla corte suprema del Guatemala, grazie anche al sostegno delle organizzazioni locali e dell'ONU. Una battaglia legale di quattro anni ha infine garantito loro giustizia e un adeguato risarcimento per le loro orribili esperienze durante il conflitto. Le donne indigene provenivano da una piccola comunità vicino all'avamposto di Sepur Zarco. Durante i 36 anni di guerra civile guatemalteca, i militari sono stati responsabili delle sparizioni e degli omicidi degli uomini indigeni, nonché della schiavitù e degli abusi sessuali delle donne indigene in questa zona.

Questo caso giudiziario è stato il primo in cui la legislazione nazionale e il diritto penale internazionale sono stati utilizzati per perseguire i reati sessuali durante un conflitto. Anche se il tribunale ha condannato due ex ufficiali militari per crimini contro l'umanità, le Abeulas cercavano una giustizia di tipo diverso, che garantisse un futuro migliore ai loro figli e nipoti.

I risarcimenti, l'istruzione, l'accesso alla terra e le misure per far uscire la comunità dalla povertà sono stati tutti elementi vitali per avere giustizia. Le organizzazioni della società civile hanno anche pubblicato un fumetto per bambini che racconta la storia di Sepur Zarco, ed è stato distribuito tra gli studenti delle scuole secondarie in Guatemala. Le Abeulas hanno affermato che diffondere la loro storia e migliorare la vita della loro comunità è vitale per garantire che ciò che hanno vissuto non si ripeta mai più.

Il Fondo delle Nazioni Unite per il Peacebuilding e UN Women stanno lavorando con le autorità e le organizzazioni locali per garantire che la sentenza pronunciata nel caso delle Abuelas sia eseguita e che sia resa giustizia a queste donne e alle loro comunità.

Per saperne di più:

https://www.unwomen.org/en/news/stories/2018/10/feature-sepur-zarco-case

https://reliefweb.int/report/world/power-women-peacebuilders

 

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