Partenariato per una protezione globale dei civili nei conflitti armati

Partenariato per una protezione globale dei civili nei conflitti armati Pierpaolo Riondato su Unsplash

Questo articolo è un breve resoconto della tavola rotonda virtuale sul partenariato per una protezione globale dei civili nei conflitti armati

Il 26 Gennaio, si è tenuta una tavola rotonda virtuale di alto livello dal titolo Partnering per una Protezione Globale: Attuazione Nazionale della Protezione dei Civili nei Conflitti Armati; organizzata dal Center for Civilians in Conflict in collaborazione con la Missione Permanente della Svizzera presso l'ONU, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), e con il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). L'evento è parte di una serie di iniziative che mirano ad approfondire sfide e soluzioni per una tutela efficace delle vittime civili dei conflitti armati. Gli eventi proseguiranno fino alla "Settimana della Protezione dei Civili", che si terrà a maggio 2022. 

I rappresentanti delle organizzazioni internazionali hanno focalizzato l’attenzione su due aspetti principali. Il primo, riguardante l’esigenza di mettere in atto un piano nazionale che garantisca l’analisi e il rafforzamento del Diritto Internazionale Umanitario (DIU). Il secondo, si concentra sulla collaborazione volta ad assicurare la protezione dei civili e il supporto all’azione nazionale.

L’Ambasciatrice per la Missione Permanente della Svizzera presso l'ONU, Baeriswyl Pascale, ha aperto la discussione affermando che il DIU è fondamentale, poiché la sua ratificazione è il primo passo per garantire una protezione adeguata. Il Paese esorta infatti gli Stati Membri dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI) ad integrare le leggi dei Trattati internazionali nel diritto nazionale di ogni Paese. Per esempio, Berna ha ratificato l’emendamento dello Statuto di Roma sulle Armi e sta lavorando alla ratificazione dell’emendamento sul divieto dell’utilizzo della fame come metodo di guerra.

L’Ambasciatore per la Missione Permanente della Costa d'Avorio presso l’ONU, Adom Kacou Houaja Léon, affermando che il conflitto nella Costa d’Avorio ha avuto effetti negativi sullo sviluppo del Paese, ha sostenuto che “questa triste realtà ci mostra quanto sia urgente intervenire per promuovere lo stato di diritto”. Per questo motivo è necessario rispettare tutti gli strumenti giuridici internazionali, in particolare le Convenzioni di Ginevra (1949) e i Protocolli Addizionali, promuovere e insegnare il DIU attraverso piani di azione e programmi di formazione.

L’Ambasciatore per la Missione permanente dell'Uruguay presso le Nazioni Unite, Amorin Carlos, ha proseguito dicendo che l’Uruguay resta “fortemente impegnato nella protezione dei civili, riconoscendone il legame indissolubile con l’Agenda Donne, Pace e Sicurezza, e in quella dei minori durante i conflitti armati”. Per l’Uruguay, il training sulla protezione dei civili erogato dal National Peace Operations Training Institute (ENOPU) del Paese, è un pilastro fondamentale. L’Ambasciatore ha altresì sottolineato che l’Uruguay ha recentemente firmato un Memorandum of Understanding con il Canadian Romeo Dallaire Institute, che posiziona la National School come centro di eccellenza della regione nell’ambito della formazione e prevenzione dei bambini-soldato

Nella seconda parte dell’evento, ognuno dei panelist ha risposto a una domanda specifica riguardante le modalità da adottare per raggiungere una collaborazione ottimale tra i Paesi.

Il Vice-Segretario Generale ad interim delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e Vice Coordinatore dei Soccorsi di Emergenza dell’OCHA, Ramesh Rajasingham, ha definito le buone politiche e pratiche nazionali che lo Stato dovrebbe adottare. In tal senso, ha sostenuto che molti Paesi quali Ucraina, Burkina Faso, Camerun, Libia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Afghanistan, Yemen, colpiti dai conflitti, devono mettere in atto misure, come regolamenti nazionali e strategie, in linea con il DIU per limitare gli effetti della guerra. È necessario che i Paesi ratifichino tutti i trattati del DIU e che le norme vengano integrate alle normative nazionali. 

Allo stesso modo, Christian Cardon de Lichtbuer, Responsabile del CICR per la Protezione, ha illustrato la propria prospettiva relativa alle caratteristiche che una “good practice” dovrebbe avere in termini di integrazione, protezione e norme internazionali. Cardon de Lichtbuer ha sostenuto che “le buone pratiche, in cui ognuno di noi crede, devono essere utilizzate per ispirare gli Stati e gli intermediari per la protezione” prima, durante e dopo un conflitto. Secondo il Responsabile “uno Stato può anche avere il quadro giuridico più adeguato, ma questo resta inutile se non viene conosciuto, capito e accettato a livello nazionale”. Ha infatti concluso che “questa è la sfida massima da affrontare” per raggiungere una protezione efficace.

L’Assistente del Segretario Generale per i Diritti Umani dell’OHCHR, Ilze Brands Kehris, rispondendo alla domanda sugli approcci e gli strumenti volti a coinvolgere gli Stati Membri nella protezione dei civili, ha affermato che è necessario guardare alla collaborazione con le Nazioni Unite. In particolare, l’OHCHR ha lavorato per anni alla protezione dei civili attraverso il monitoraggio delle informazioni attendibili, la segnalazione delle vittime, e l’azione di mitigazione e di identificazione. Inoltre, l’OHCHR utilizza l’analisi per la raccolta dati, strategie e politiche sulla base del DIU e dei diritti umani internazionali. 

Infine, la Direttrice del Programma Medio Oriente e Asia Meridionale del Centro per i Civili nei Conflitti (CIVIC), Sahr Muhammedally, ha formulato alcune raccomandazioni per gli Stati Membri al fine di migliorare l’azione di supporto ai civili. Innanzitutto, è necessario attenersi all’interpretazione del DIU, in tal senso limitare anche i metodi e i mezzi di guerra. Bisogna altresì pensare alle tecnologie emergenti, come l’uso dell’intelligenza artificiale. Per concludere, è necessario un approccio multilaterale attraverso un apprendimento costante. Guardare alle politiche e alle pratiche, ma anche alle norme culturali e religiose, come mezzo per promuovere l’universalità della protezione dei civili, è la chiave.

 

Autore: Valentina Di Carlantonio

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