Appello per la protezione dei civili nei conflitti urbani

Questo articolo è un breve resoconto del dibattito del Consiglio di Sicurezza sulla protezione dei civili nelle guerre urbane

Il 25 gennaio, i rappresentanti degli Stati membri dell'ONU si sono riuniti durante il Consiglio di Sicurezza a New York per tenere il dibattito aperto "Guerra nelle città - protezione dei civili in contesti urbani", presieduto dal primo Ministro della Norvegia, Jonas Gahr Støre. Questa riunione ad alto livello mirava ad approfondire il dialogo sulla questione della protezione dei civili nelle guerre urbane, richiamando l'attenzione sui devastanti effetti umanitari e identificando le misure da adottare per mitigare e ridurre al minimo tali conseguenze. 

L'incontro è stato aperto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, che ha illustrato la tendenza generale mondiale dei conflitti urbani e i loro effetti sulle popolazioni. I conflitti armati, specialmente quelli in Siria, Yemen, Gaza e Afghanistan, sono sempre più combattuti nelle aree urbane, con conseguenze umanitarie inaccettabili, dove i civili sono la grande maggioranza delle vittime. C'è stata una recrudescenza di questo tipo di guerre negli ultimi decenni, alimentata anche dal rapido tasso di urbanizzazione, che ha colpito circa 50 milioni di civili in tutto il mondo. Guterres ha affermato che "durante i combattimenti in aree più densamente popolate, i civili affrontano un rischio maggiore di essere feriti o uccisi [...], in alcuni casi, vengono scambiati per combattenti e presi di mira". Ha poi proseguito spiegando l'impatto distruttivo e duraturo dell'uso di armi esplosive sulla popolazione civile durante i combattimenti urbani. Quando esse vengono impiegate, circa il 90% delle persone che ne rimangono uccise o ferite sono civili; quelli che sopravvivono portano ancora il peso delle conseguenze o degli effetti a lungo termine, come disabilità e traumi psicologici. Inoltre, l'uso di esplosivi nelle aree urbane, in particolare quelli con effetti ad ampio raggio, comporta un alto rischio di impatto indiscriminato non solo sui civili, ma anche su infrastrutture essenziali, come scuole e ospedali, che impedisce loro l’accesso alla salute e alla sicurezza. Guterres ha anche citato il crescente numero di sfollati interni (IDPs) e rifugiati come un'altra tragica conseguenza, aggravata dalla pandemia COVID-19 e dai disastri ambientali.

Dopo il discorso del segretario generale, Peter Maurer, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), e Radhya Al-Mutawakel, presidente e cofondatore dell'Organizzazione Mwatana per i diritti umani in Yemen, hanno fatto le loro dichiarazioni. Maurer, riconoscendo la quantità di violenza nelle aree urbane e la sfida della massiccia urbanizzazione del conflitto, ha richiamato l'attenzione sull'importanza di garantire la continuità del funzionamento delle strutture locali e la ricostruzione postbellica: ha sottolineato la necessità di prevenire l'interruzione dei servizi primari come la salute, l'istruzione e la produzione alimentare, di garantire il lavoro del personale umanitario senza ostacoli, di investire nella ricostruzione non appena si presentano le opportunità e di fornire rifugio e assistenza agli sfollati interni. Al-Mutawakel si è affiancata alle parole di Maurer e, come rappresentante della società civile yemenita, ha testimoniato le infinite sofferenze della popolazione civile yemenita, causate dalle continue esplosioni nelle aree più popolate e dall'interruzione delle risorse disponibili per la vita di tutti. 

La parola è stata poi data ai 49 partecipanti al Consiglio, che hanno avanzato le loro preoccupazioni riguardo alle conseguenze della guerra urbana. Per lo più, hanno chiesto di diffondere la consapevolezza tra le parti in conflitto, attraverso la formazione e lo sviluppo delle capacità, per rispettare il diritto internazionale umanitario (IHL), sviluppando meccanismi di responsabilità per gli autori dei crimini e la tolleranza zero per l'impunità. A questo proposito, il rappresentante dell’Italia presso le Nazioni Unite, Maurizio Massari, ha sottolineato la necessità di fare riferimento a tutti i meccanismi di giustizia internazionale e i mezzi ad hoc disponibili, ribadendo il sostegno dell'Italia al lavoro e al ruolo indipendente della Corte penale internazionale (CPI).

Alcuni Stati hanno riflettuto anche sulle drammatiche conseguenze squilibrate della guerra urbana su donne e ragazze, che sono sempre più soggette allo sfruttamento sessuale e alla violenza di genere (GBV); per questo motivo, hanno lanciato l'appello per promuovere anche la pari inclusione della partecipazione di uomini e donne negli sforzi di protezione e ricostruzione, al fine di favorire una maggiore attenzione per le donne. 

Inoltre, è stata espressa una grande preoccupazione per la minaccia che i conflitti urbani rappresentano per l'istruzione. Gli attacchi alle scuole e alle università non solo compromettono le possibilità di istruzione per i giovani, ma contribuiscono anche al crescente fenomeno dei matrimoni precoci e del reclutamento di bambini. A tal fine, l'ambasciatore Olof Skoog, capo della delegazione dell'UE presso le Nazioni Unite, ha ricordato in particolare la Risoluzione 2601 del Consiglio di sicurezza sulla protezione dell'istruzione nei conflitti come una dichiarazione simbolo nell’affrontare tali sfide. L'Italia si è allineata a questa posizione, ricordando la Safe Schools Declaration come documento di riferimento per proteggere i servizi di educazione e limitare l'uso degli ambienti scolastici per scopi militari. Questi temi saranno approfonditi anche nel prossimo Forum umanitario europeo.

Data la crescente portata della guerra, l'appello alla comunità internazionale è quindi quello di raddoppiare gli sforzi per proteggere i civili e le loro infrastrutture, vitali per la loro sopravvivenza. Guterres ha aggiunto, infine, che la migliore soluzione da raggiungere utopicamente sarebbe quella di impedire "che la guerra urbana esista del tutto".

 

Autore: Jasmina Saric

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