Sfatare i "danni collaterali": Lancio del rapporto di Airwars sui danni civili

Edificio distrutto in ambiente urbano Edificio distrutto in ambiente urbano Musa Zanoun su Pexels

Questo articolo è una breve presentazione dell’evento di Airwars per il lancio del suo ultimo rapporto

Lunedì 13 dicembre Airwars, un'organizzazione non-profit fondata nel 2014 volta a tracciare e valutare le azioni militari connesse ai danni ai civili in zone di conflitto, in collaborazione con esperti INEW, Pax for Peace e Humanity and Inclusion, ha tenuto un seminario online per il lancio del suo ultimo rapporto 'Why did they bomb us? Urban civilian harm in Gaza, Syria and Israel from explosive weapons use' che tratta i danni ai civili nel contesto dell’uso di armi esplosive in ambienti urbani.

Emily Tripp, la research manager ad Airwars, ha spiegato il processo di reperimento, scrutinio e archiviazione delle fonti locali sui danni ai civili nelle zone interessate, e i principali risultati emersi dalla ricerca. Nello specifico, tra i civili sono inclusi: i colpiti dagli attacchi israeliani a Gaza, i civili feriti in Israele dal lancio di razzi palestinesi, e le vittime locali della campagna israeliana in Siria contro le forze legate all'Iran.

Laura Boillot, Coordinator for the International Network on Explosive Weapons (INEW) and Programme Manager at Article 36, ha sottolineato il fatto che sistemi d'arma come aerei, bombe, artiglieria, mortai pesanti, sistemi a razzo e missili, sono stati concepiti solamente per l’utilizzo in campi di battaglie aperti, e conseguentemente qualsiasi loro uso in aree popolate comporta un danno ai civili, sia esso diretto, indiretto o causa di un effetto domino.

Su questo punto si è soffermata molto Alma Taslidžan Al-Osta, la Disarmament and Protection of Civilians Advocacy Manager at Humanity and Inclusion, nel suo intervento sugli impatti a lungo termine sugli individui colpiti dall’utilizzo di armi esplosive. Per quanto riguarda le popolazioni civili, oltre agli altissimi livelli di vittime e feriti civili, ci sono anche i danni psicologici delle persone che vivono sotto i bombardamenti (danni che sono invisibili, ma che impiegano anni per essere processati); la distruzione delle infrastrutture civili, come case, ospedali, scuole, spesso situate nei centri urbani; ma anche la distruzione di servizi essenziali come le forniture di energia, acqua e servizi igienici. Tutti questi danni hanno enormi effetti locali e durano a lungo. Le armi esplosive, infatti, non hanno solo effetti immediati dovuti alla detonazione, ma comportano anche alti livelli di contaminazione nei contesti urbani nei giorni successivi, dal terreno all’interno delle abitazioni. "È molto preoccupante che troviamo sempre gli stessi risultati, il che ci porta a capire che è fondamentalmente questo modello di armi che crea gravi conseguenze umanitarie", ha detto.

Saba Azeem, Project Lead for Human Security Survey in Iraq per PAX for Peace, ha riportato la storia di Omar, otto anni, che è stato colpito e ferito dalla detonazione di un'arma esplosiva. Sfortunatamente, anche l'ospedale è stato distrutto quel giorno e le sue ferite non sono state curate. Ha ricevuto cure mediche solo un anno dopo, ma a quel punto le cicatrici sul suo viso erano diventate permanenti. Al suo ritorno a scuola, Omar fu deriso e bullizzato dagli altri bambini a causa del suo aspetto e dovette cambiare scuola diverse volte. Saba ha ricordato "non è solo il danno materiale da tenere presente, ma anche quello psicologico".

La presentazione si è conclusa con gli interventi di due membri del Parlamento europeo, Samuel Cogolati del Belgium Green Party e Vice-Chair of the Foreign Affairs Committee, e Alyn Smith, portavoce per gli affari esteri del Scottish National Party e membro del parlamento della circoscrizione di Stirling, e con il richiamo alla dichiarazione internazionale sull’uso di armi esplosive. Riguardo quest’ultima, le consultazioni sono previste per febbraio 2022 a Ginevra, ed essa porrà restrizione all’uso di armi esplosive nelle città e in altre aree popolate. Lo scopo è di: stabilire nuovi standard internazionali e aspettative di comportamento (nel fare ciò, deve stigmatizzare le pratiche dannose); impegnare gli Stati a intraprendere azioni anche attraverso cambiamenti politici e operativi che possono essere implementati a livello nazionale e internazionale; infine impegnare gli Stati stessi a non usare armi esplosive quando hanno effetti ad ampio raggio in aree popolate.

 

Autore:Eleonora Lombardi; Editore: Jasmina Saric

Lascia un commento

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.