Il recente massacro di civili in Etiopia occidentale ha avuto luogo il 12 gennaio 2021 tra le 5 e le 7 del mattino (ora locale) nella regione di Benishangul-Gumuz, al confine con il Sudan e il Sud Sudan. Più nel dettaglio, l'attacco è avvenuto nel villaggio di Daletti, nella zona di Matekel, che negli ultimi mesi ha subito una violenza crescente - che sembra essere motivata da motivi etnici - con un bilancio di centinaia di morti. Basti pensare che il 23 dicembre 2020 circa 207 persone sono state uccise in un solo attacco.
Aaron Maasho, portavoce e consigliere senior della Commissione etiope per i diritti umani (EHRC), ha riferito ad Al Jazeera che nel recente attacco sono morte oltre 80 persone. Ancora più preoccupante è il fatto che l'età delle vittime varia da due a 45 anni. Non sembra esserci alcun legame tra le violenze ricorrenti e crescenti nel Benishangul-Gumuz e le operazioni militari nella regione più settentrionale del Tigray. Maasho ha inoltre ricordato che "la protezione dei civili è il dovere primario del governo".
Nessun individuo o gruppo ha rivendicato la responsabilità dell'attacco e l'EHRC sta "ancora cercando ulteriori dettagli sui colpevoli" e su come le vittime abbiano perso la vita. Il giorno dopo l'attacco, l'AFP è riuscita ad intervistare uno dei sopravvissuti all'attacco, Ahmed Yimam, che ha contato 82 cadaveri e 22 feriti. Ha inoltre riferito che i responsabili hanno usato soprattutto coltelli e, in misura minore, frecce e armi da fuoco, prendendo di mira i civili.
Per saperne di più:
https://www.aljazeera.com/news/2021/1/13/over-80-killed-in-west-ethiopia-attack-rights-commission