Violenti scontri sono scoppiati nel 2016 nella regione del Kasai, Repubblica Democratica del Congo (RDC), a seguito dei conflitti tra il governo guidato dal presidente Kabila e il movimento anti-governo Kamuina Nsapu. Il movimento armato si è formato quando il titolo di capo del clan Bajila Kasanga non è stato concesso a Jean-Prince Mpandi, figura scelta dagli anziani del clan, ma a suo fratello, persona più vicina al partito di Kabila. In seguito a questa decisione, Mpandi ha incitato i civili ad una rivolta popolare contro le forze governative. La mobilitazione, inizialmente ristretta al villaggio di Mpandi, si è velocemente diffusa alle cinque province del Kasai dopo l’uccisione di Mpandi nell’agosto 2016. Nell’autunno dello stesso anno, quando il mandato di Kabila era al termine, il Presidente si è rifiutato di indire elezioni. Il partito di opposizione più potente della RDC, insieme ad altre forze di opposizione, avrebbe quindi contattato i leaders di Kamuina Nsapu al fine di strumentalizzare la lotta contro il governo, sebbene non ci siano prove di aiuti militari o monetari diretti. Nel marzo 2017 un fragile accordo di pace è stato firmato tra la famiglia di Mpandi e il governo, ma ciò non ha fermato il conflitto nella regione. A complicare maggiormente un quadro già difficile, negli ultimi mesi, un nuovo gruppo militare è sorto nella regione. La comunità Tchokwe, che gestisce le miniere di diamanti in Kasai, ha deciso di rispondere alle violenze e ai tentativi di Kamuina Nsapu di accedere alle miniere con la formazione della milizia chiamata Bana Mura, i cui militanti si sono distinti per l’uccisione indiscriminata di civili Luba e Luala.
La complicata situazione in Kasai ha avuto un forte impatto sui civili. Solo nel 2016 più di 3.000 persone sono state assassinate e 1.4 milioni di civili sono sfollati, portando il numero di sfollati interni in RDC a 3.8 milioni. I gruppi armati, nonostante i diversi obiettivi, si macchiano degli stessi crimini: uccisioni indiscriminata, omicidi di massa e violenza. Kamuina Nsapu attira giovani e bambini nei suoi ranghi con le false promesse di denaro e poteri mistici. L’esercito congolese è responsabile dell’uso di artiglieria pesante in aree densamente popolate. L’ONU ha documentato 87 fosse comuni in Kasai, contenenti un numero imprecisato di cadaveri.
MONUSCO, la missione di peacekeeping dell’ONU, è al lavoro per stabilire la responsabilità dietro le fosse comuni: alcune di queste sarebbero state scavate da Kamuina Nsapu per nascondere i cadaveri dei suoi combattenti, al fine di motivare più civili ad imbracciare le armi, mentre le rimanenti sarebbero create dall’esercito congolese.
La situazione in RDC ha raggiunto un nuovo livello di crisi; il terreno è prospero per la formazione di nuovi gruppi armati, la cui causa potrebbe essere strumentalizzata dal governo o dall’opposizione per combattere la loro lotta al potere.
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