Dalla sua indipendenza nel 1962, dei conflitti armati violenti si sono sparsi per tutta l’Uganda, compreso un colpo di stato del 1971 e 14 insurrezioni da quando l’Esercito (Movimento) Nazionale di Resistenza di Yoweri Museveni prese il potere nel 1986. Questi conflitti nell’Uganda del Nord hanno causato atrocità su larga scala, fra le quali omicidi, rapimenti, torture, spostamenti forzati di popolazioni, reclutamenti forzati, distruzione di proprietà e varie forme di crimini sessuali, come stupri, schiavitù sessuale e matrimoni forzati. Il rapporto di ICTJ “Dal Rifiuto alla Riparazione” tratta della gravità delle violenze sessuali e delle loro ripercussioni sulle vittime e i loro bambini.
Tanto i ribelli quanto le forze governative hanno commesso violenze sessuali durante i conflitti anteriori. Il rapporto stima che fra 54.000 e 75.000 persone siano state rapite dal gruppo ribelle LRA dal 1986. Lo studio conferma che per molte donne è stato comune non registrarsi dopo essere ritornate dai rapimenti per paura di essere stigmatizzate come vittime di violenza sessuale. Un quarto delle donne rapite sono state sottomesse a matrimonio forzato a membri del LRA, la metà delle quali hanno avuto bambini dai rapitori.
La legge di amnistia dell’Uganda del 2000 estende l’immunità a tutti i combattenti di rivolte armate contro il governo. La sua adozione ha causato una mancanza di responsabilità che ha creato problemi seri per le vittime di violenza sessuale e per i loro bambini. Loro e le loro madri sono ancora una volta vittime per colpa della stigmatizzazione e per essere accusate di aver commesso e appoggiato le atrocità perpetrate dalle stesse forze di Stato o ribelli che le avevano rapite. Le donne e le ragazze che sonno state rapite e quelle che sono state vittime di violenza sessuale ritornano a delle comunità che non le appoggiano. Sono spesso estromesse, discriminate e perdono la loro dignità ed i loro diritti fondamentali. Molte donne informano che non possono trovare lavoro, non possono tornare alle loro abitazioni e sono accusate delle atrocità commesse dalle forze ribelli o governative.
I bambini delle vittime di violenza sessuale sono a loro volta stigmatizzati nelle loro comunità. Senza documenti di paternità, non possono ottenere terre, la forma principale di ricchezza in Uganda. Essendo le loro madri state rapite quand’erano ancora ragazze o donne giovani, molte di queste madri non hanno l’educazione e le abilità richieste per trovare lavoro. Questo ha causato una povertà immensa fra le vittime ed i loro bambini, il che a sua volta rende molto difficile per questi ultimi avere un’educazione.
Il rapporto sollecita il governo dell’Uganda a mettere i perpetratori di violenza sessuale davanti alle loro responsabilità, nella speranza di mettere fine alla stigmatizzazione delle vittime. Chiede anche di creare programmi immediati per dare aiuto e sostentamento alle vittime e ai loro bambini.
Il rapporto completo è disponibile su: https://www.ictj.org/sites/default/files/ICTJ-Report-Uganda-Children-2015.pdf