Le gravi violazioni subite dai bambini durante i conflitti

Un bambino ed una bambina camminano scalzi sul terreno sterrato. Un bambino ed una bambina camminano scalzi sul terreno sterrato. © Photo by Ruslanshug on Istock.

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto “KILLED AND MAIMED: A generation of violations against children in conflict”, di Save the Children.

Secondo le Nazioni Unite (ONU) sono 93.236 i bambini uccisi o mutilati nell’ultimo decennio a causa dei conflitti armati. Questo è quanto riportato nel nuovo rapporto di Save the Children, il quale fa parte di una serie denominata “Stop the War on Children”. Save the Children International è un’Organizzazione Internazionale Indipendente che si occupa da anni di salvaguardare il futuro dei bambini attraverso la realizzazione di programmi di sviluppo e la risposta alle grandi emergenze. L’obiettivo di questo rapporto è quello di mettere in luce le gravi violazioni a cui sono sottoposti i bambini durante i conflitti armati, ed in particolare di sottolineare l’impatto devastante dell’utilizzo di armi esplosive nei pressi delle aree popolate. 

Il maggior numero di violazioni sui minori si è verificato nei territori palestinesi occupati, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), in Yemen, Somalia e Afghanistan. Sono state, infatti, certificate nel 2019, 26.233 violazioni, in aumento rispetto al 2018. Generalmente questi episodi non sono isolati, ma al contrario sono fortemente interconnessi. A tal proposito, i rapimenti dei bambini risultano essere un punto di partenza per successive gravi violazioni, come il reclutamento o gli abusi sessuali. 

Per quanto riguarda il reclutamento da parte delle forze armate, Save the Children sottolinea che, dei 7.845 casi totali registrati nel 2019, il 66% si è verificato nei paesi africani. Infatti, solo nella RDC sono stati accertati 3.107 casi, il numero più alto mai registrato in un singolo paese. 

Secondo il rapporto qui analizzato, i dati sugli episodi di violenza sessuale contro i bambini rappresentano solo una parte dei casi effettivi, tale problema deriva dalla difficoltà di monitoraggio e di denuncia di questo particolare tipo di violazioni. Tuttavia, nel 2019, secondo Save the Children, gli episodi accertati di abusi sono stati 749, di cui il 98% compiuti contro le ragazze. 

Ma le violazioni includono anche gli attacchi contro le strutture che forniscono servizi come scuole e ospedali, e le limitazioni di accesso agli aiuti umanitari, che nel 2019 hanno subito un aumento rispetto al 2018, raggiungendo 4.402 episodi - il numero più alto mai registrato, come sottolineato da Save the Children.

Sebbene non rientri tra le gravi violazioni, anche la detenzione di minori rappresenta un fenomeno diffuso estremamente grave e complesso. In totale nel 2019 sono stati registrati 2.530 casi di detenzione per presunta o effettiva associazione con i gruppi armati. In particolare, l’Iraq conta il numero più alto di bambini detenuti, con circa 984 casi, seguito poi da Palestina, Somalia e Siria. 

Infine, secondo l’ONU uno degli strumenti maggiormente dannosi per i minori, sono le armi esplosive. Più di un terzo delle 10.294 uccisioni e mutilazioni accertate nel 2019 è stato causato da questo tipo di ordigni, i quali oltre ad avere un impatto fisico, emotivo e sociale devastante sui bambini, contribuiscono ad aumentare le vulnerabilità già esistenti.

Nel 2020, la pandemia di COVID-19, ha contribuito ad aggiungere motivi di instabilità alle già precarie condizioni di chi vive in luoghi interessati dalla presenza di conflitti armati. Tra gli effetti più preoccupanti della pandemia rientrano, l’aumento di insicurezza alimentare, la violenza domestica e l’impossibilità di accesso all’educazione, infatti secondo i dati riportati dal rapporto di Save the Children si stima che circa 10 milioni di bambini non avranno più la possibilità di tornare a scuola.

Quanto emerge da questo rapporto è che la risposta alle violazioni compiute nei confronti dei minori durante un conflitto armato deve includere una forte azione politica, in grado di rafforzare i meccanismi di attribuzione della responsabilità per chi compie le violazioni e di riaffermare il rispetto delle norme e delle leggi che proteggono i bambini. La direttrice generale di Save the Children International, Inger Ashing, ha denunciato la mancanza di un’azione collettiva sulla prevenzione e sulla ripresa dei bambini dai danni provocati dai conflitti armati, nonostante la crescente consapevolezza delle violazioni perpetrate. A questo proposito l’organizzazione esorta gli Stati, i donatori e tutti gli attori locali, regionali e nazionali a garantire maggiore impegno e maggiori risorse finanziarie nell’ambito dell’intervento umanitario in maniera tale da assicurare un effettivo sostegno ai bambini e alle loro famiglie, e richiede ai governi di frenare l’uso di armi esplosive sui bambini, limitandone la vendita.

 

Per saperne di più:

https://resourcecentre.savethechildren.net/node/18486/pdf/killed_and_maimed_a_generation_of_violations_final.pdf

 

Autore: Francesca Mencuccini; Editor: Carla Leonetti

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