Yemen, l’impatto di sei anni di conflitto sui civili

Bambino davanti ad una tenda provvisoria. Bambino davanti ad una tenda provvisoria. © Photo by Ahmed Akacha on Pexels

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto “A crisis with no end in sight” di Oxfam International

Il rapporto di Oxfam International di Dicembre 2020 vuole mettere in luce i rischi a cui sono esposti i civili nel Governatorato di Taiz, vittime di un conflitto che va avanti ormai da sei anni. Oxfam è un movimento globale che si occupa di adottare programmi di protezione per le popolazioni affette da guerre e crisi umanitarie. Tali programmi, nello Yemen, seguono un approccio a base comunitaria, sono infatti strutturati in reti di protezione delle comunità (CBPNs), con l’obiettivo di garantire un livello di protezione che sia sostenibile. Il rapporto qui presentato, si compone di una serie di testimonianze acquisite dalle discussioni del focus group (FGDs) con i membri delle CBPNs, per un totale di 18 sfollati interni (IDP) e comunità ospitanti. 

Il Governatorato di Taiz, e in particolare la sua capitale, la città di Taiz, è teatro di scontri tra il governo riconosciuto a livello internazionale, sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti (UAE) e dai Sauditi, e le forze di Ansar Allah. La capitale, che ospita circa l’11,3% di tutta la popolazione yemenita, è stata testimone dei combattimenti più violenti a cui il Paese abbia mai assistito. Dal 2015 si è verificata un’escalation del conflitto, come dimostrato anche dai dati relativi al bilancio dei morti civili tra 2015 e il 2019. Sarebbero, infatti, 2.300 i civili che solo nel Governatorato di Taiz, hanno perso la vita durante il conflitto, circa il 19% delle 12.000 vittime civili totali in tutto il Paese, secondo quanto riportato da Oxfam International. 

Quanto emerge dal rapporto è una situazione umanitaria preoccupante, non solo per i danni diretti del conflitto, causati da bombardamenti, utilizzo di mine terrestri e attacchi aerei, ma anche per le conseguenze indirette, quali esaurimento delle risorse di sussistenza, violenza di genere, accesso compromesso ai servizi essenziali tra cui, cure mediche e strutture scolastiche. Inoltre, le difficoltà di ingresso ed uscita dalla città di Taiz, dovute allo stato di quasi assedio in cui si trova, hanno pregiudicato la capacità delle organizzazioni umanitarie di garantire sostegno alle comunità colpite, danneggiando ulteriormente le condizioni di vita dei civili nell’accesso ai servizi di base. 

Ad aggravare la crisi nel Paese, si aggiunge anche la pandemia da COVID-19. Secondo stime ufficiali, il Governatorato di Taiz è al secondo posto per casi sospetti di COVID-19 nel Paese. Nonostante l’alto numero di persone che necessitano di cure mediche, le strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiare tale minaccia, a causa della mancanza dei presidi medici necessari. Inoltre, le misure di isolamento adottate dalle autorità stanno devastando la vita di molte persone, il cui sostentamento dipende dalla possibilità di esercitare il proprio lavoro quotidianamente. 

Moltissimi risultano essere gli sfollati, quasi quattro milioni di persone sono fuggite dalle proprie abitazioni dall’inizio del conflitto, rifugiandosi nei territori circostanti il Governatorato di Taiz. Tuttavia, queste zone non sono esenti da rischi, nonostante le minacce alla sicurezza causate dai combattimenti risultino essere minori. Lo sfollamento è di per sé un pericolo per la sicurezza fisica, il benessere personale e per la stabilità familiare. Gli sfollati interni sono maggiormente esposti alle vulnerabilità che interessano il Paese. Il conflitto ha, infatti, esasperato la condizione di estrema povertà in cui si trova lo Yemen, con la crisi del carburante e l’aumento drastico dei prezzi dei beni alimentari, si sono aggravate le, già precarie, condizioni umanitarie. La mancanza di assistenza ha danneggiato in particolare la vita dei bambini, i quali sono sempre più frequentemente sottoposti a lavoro minorile e matrimonio infantile, per contribuire al sostentamento della famiglia. Inoltre, secondo quanto emerso dal rapporto Oxfam un ulteriore motivo di insicurezza è la discriminazione e stigmatizzazione a cui sono sottoposte alcune comunità, come quella dei Muhamasheen. In particolare, le donne sono vittime di violenze di genere e abusi, soprattutto da parte di uomini armati ai posti di blocco. Come denunciato dai membri del CBPN la mancanza di un sistema legale efficiente e l’emarginazione rendono ancora più complesso per queste donne poter denunciare le molestie subìte. 

Nel 2018 è stato firmato dalle parti in conflitto un accordo di pace mediato dalle Nazioni Unite, l’accordo di Stoccolma, il quale avrebbe dovuto rappresentare un primo passo verso un processo di pace più duraturo. Tuttavia, a distanza di due anni dai negoziati, l’accordo è stato attuato soltanto in parte e ad oggi non sembra esserci ancora una prospettiva reale di pace. Il rapporto qui analizzato suggerisce alla comunità internazionale di aumentare il proprio intervento in Yemen, al fine di promuovere un cessate il fuoco, e di spingere per un processo di pace che sia duraturo ed inclusivo e che ponga fine ad una delle peggiori crisi umanitarie dei nostri tempi.

 

Per saperne di più:

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/bn-crisis-taiz-yemen-211220-en.pdf

 

Autore: Francesca Mencuccini; Editor: Carla Leonetti

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