Human Rights Watch (HRW) è un’organizzazione internazionale che opera in più di 40 Paesi che nel 2013, insieme ad altre 160 organizzazioni provenienti da 65 Paesi, ha lanciato la campagna “Stop Killer Robots” con l’obiettivo di sensibilizzare sui sistemi d’arma che operano senza il controllo umano.
Il rapporto mostra come 97 Paesi hanno risposto alla campagna per la proibizione di queste armi a partire dal 2013, quando il tema è stato discusso per la prima volta in seno al Consiglio delle Nazioni Unite (ONU) per i diritti umani. Il rapporto raccoglie anche le dichiarazioni dell’Assemblea generale dell’ONU e altri documenti pubblici come i resoconti dell’attività della Convenzione ONU su certe armi convenzionali sulle armi letali autonome tra il 2014 e il 2019.
Secondo HRW, tutti i Paesi dovrebbero vietare i sistemi di arma letale autonomi -i cosiddetti “killer robots”- il prima possibile in quanto costituiscono una seria minaccia per l’umanità. Un crescente numero di legislatori e organizzazioni internazionali ha risposto all’appello del Segretario generale per proibire queste armi che sono “moralmente ripugnanti e politicamente inaccettabili”. Tuttavia, a causa dello scarso consenso politico attorno al tema, le armi autonome non sono state proibite da uno strumento internazionale giuridicamente vincolante come è accaduto nel 1997 per le mine antiuomo e nel 2008 per le munizioni a grappolo.
Nonostante siano ampiamente condivise le preoccupazioni di natura etica, morale e legale sulle armi senza controllo umano, diversi Paesi, tra cui Cina, Israele, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, stanno investendo nei sistemi d’arma autonomi. Dal 1993, tuttavia, sono 97 gli Stati che hanno pubblicamente espresso preoccupazioni circa i “killer robots” e il loro impegno durante gli incontri della CCW tra il 2014 e il 2019 testimonia una maggiore sensibilità su questo tema. Per esempio, nel 2018 Austria, Brasile e Cile hanno lanciato una proposta per adottare uno strumento giuridicamente vincolante che assicuri il controllo umano nelle “funzioni critiche” delle armi. A seguire, anche il Movimento dei Paesi non-allineati si è espresso a favore di “uno strumento vincolante a livello internazionale che proibisca e regoli i sistemi di arma letali autonomi”. Tuttavia, un framework giuridico richiede una forte convergenza e un interesse politico comune agli Stati poiché le decisioni nell’ambito della CCW sono prese per consenso. Proprio durante l’ultimo incontro preparatorio ad agosto 2020, gli Stati Uniti si sono espressi negativamente sull’adozione di un nuovo protocollo sui “killer robots” affermando che il quadro giuridico esistente del diritto internazionale umanitario è più che adeguato a regolare il loro utilizzo; la Russia, invece, si è fermamente opposta sostenendo che “le armi letali senza il controllo umano non saranno una realtà nel futuro prossimo”. Perciò, per assistere gli Stati membri della Convenzione nell’adozione di decisioni sull’utilizzo e lo sviluppo di questi sistemi d’arma, si sono finora adottate soltanto dichiarazioni politiche, codici di condotta e principi guida che sono però atti di soft law. Sebbene la pandemia abbia rimandato i lavori della CCW, agli Stati è stato chiesto di formulare commenti e suggerimenti al fine di trovare un punto di incontro tra i vari punti di vista sul controllo umano nei sistemi d’arma e nell’utilizzo della forza. Questo dovrebbe aiutare a preparare il terreno di lavoro per l’adozione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante.
Nelle sue conclusioni, HRW raccomanda agli Stati di portare avanti i negoziati per adottare un nuovo protocollo alla CCW oppure un trattato internazionale che proibisca i sistemi d’arma senza il controllo umano. Inoltre, si invitano gli Stati a mettere in atto delle politiche nazionali che abbiano come scopo quello di mantenere un controllo umano “significativo” sulle armi e di vietare la produzione e lo sviluppo di questi “killer robots”.
Per saperne di più:
https://www.stopkillerrobots.org/endorsers/
https://undocs.org/en/CCW/GGE.1/2019/3
Autore: Silvia Luminati