Quattro capisaldi per promuovere la pace nei Paesi MENA

Un bambino Yemenita osserva una città distrutta Un bambino Yemenita osserva una città distrutta © BBC

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto "Costruire per la pace" pubblicato dalla Banca Mondiale

La Banca Mondiale (BM) è un'organizzazione internazionale il cui scopo è quello di promuovere soluzioni sostenibili che riducano la povertà e generino prosperità diffusa nei Paesi in via di sviluppo.

Il rapporto si fonda su un approccio multidisciplinare che combina le intuizioni di gruppi di esperti coinvolti in un lavoro collaborativo per più di due anni. A ciò si aggiungono la consultazione di esperti in materia di conflitti, peacebuilding e sviluppo e tre sondaggi online estesi ai civili in Iraq, Libia e Yemen, condotti tra aprile e agosto 2019.

Il rapporto illustra le conseguenze dei conflitti sui civili in alcuni Paesi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord (MENA). Contemporaneamente, sulla scia della strategia Fragilità, Conflitto e Violenza (FCV) della BM, il rapporto delinea approcci improntati alle esigenze dei civili per ricomporre le fratture sociali nelle società dilaniate dai conflitti e per accelerare la transizione verso una pace sostenibile. Come evidenziato dalla BM, dal 2013 al 2017, la regione MENA da sola ha riportato il 68% dei morti per cause belliche a livello globale.

Più nel dettaglio, la guerra civile yemenita che oppone i ribelli Houthi ad una commistione di truppe governative, militanti islamisti, secessionisti e altri combattenti, ha avuto pesanti ripercussioni sulla popolazione yemenita. La BM stima che dal 2016 ci siano stati più di 70.000 morti per conflitto, 3,3 milioni di sfollati interni, 24 milioni di persone, equivalenti a più di due terzi della popolazione, bisognose di protezione umanitaria e circa 9,6 milioni di civili sull'orlo della carestia. Sostanzialmente, il perdurare del conflitto in Yemen ha lacerato il tessuto sociale ed accentuato le divisioni settarie esistenti.

Per quanto riguarda l'Iraq, sebbene dal 2003 siano stati compiuti notevoli sforzi a livello internazionale, il Paese rimane intrappolato in un ciclo di violenze che ciclicamente si attenuano per poi riacutizzarsi. Secondo la BM, con il senno di poi, gli interventi di ricostruzione in Iraq hanno inavvertitamente ostacolato il percorso verso una pace sostenibile, indebolendo le sue istituzioni e aggravando ulteriormente le rivendicazioni dei civili.

Dalla destituzione del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è stata segnata da lotte intestine e minata da una crescente insicurezza, con due fazioni rivali che hanno alimentato una feroce guerra civile per il controllo del territorio. Di conseguenza, l'efficacia dello Stato si è progressivamente indebolita e le istituzioni hanno perso di credibilità, assicurando così terreno fertile per lo sviluppo di nuovi centri di potere ed economie di guerra.

Secondo la BM, generando insicurezza, sfollamenti di massa e disordini, i tre conflitti sono legati da un filo conduttore ed evidenziano i limiti dei tentativi di ricostruzione e peacebuilding incentrati sulla costruzione dello Stato. Tali approcci prescrivono il consolidamento di uno Stato che amministra centralmente la mobilitazione e l'allocazione delle fonti di finanziamento. Tuttavia, in linea con i risultati dei sondaggi raccolti tra i civili dei tre Paesi, la BM sostiene che un presunto consenso sociale a favore di uno Stato centrale non esiste, visto che le rivolte in tutta la regione araba sono state accomunate dallo stigma dei contratti sociali opprimenti. Di conseguenza, secondo la BM, qualsiasi approccio basato esclusivamente sulla costruzione dello Stato può collidere con la mancanza di fiducia verso lo stesso da parte dei suoi cittadini. Riconoscendo le carenze degli attuali approcci alla ricostruzione e al mantenimento della pace, la BM propone un approccio multidimensionale imperniato su quattro cardini votato al raggiungimento di una pace duratura nei Paesi MENA e che contemporaneamente trae spunto dai fallimenti del passato.

Il primo cardine consiste nell'individuare le trappole dei conflitti e gli spunti offerti dai precedenti tentativi di peacebuilding e ricostruzione nei Paesi MENA. A posteriori, la Banca Mondiale osserva che nei Paesi MENA si perpetuano ricorrenti cicli di violenza dovuti al persistere di condizioni inaccettabili, come l'esclusione di segmenti di popolazione, l'ingiustizia e la disuguaglianza. Per farvi fronte, gli attori optano per soluzioni a breve termine che spesso alimentano le "trappole del conflitto". La BM sostiene che senza la risoluzione dei problemi cronici e l'impegno dei responsabili politici nell'individuare i fattori che favoriscono una pace sostenibile non si può sfuggire alle trappole dei conflitti. Pertanto, la BM sottolinea che i modelli di costruzione dello Stato dall'alto verso il basso dovrebbero essere integrati con approcci dal basso verso l'alto che restituiscano un ruolo di primo piano alle comunità. In caso contrario, si rischia che l'asimmetria tra le esigenze locali e gli obiettivi dei programmi di ricostruzione lasci intatte le occasioni di conflitto, frustrando quindi qualsiasi tentativo di raggiungere una pace duratura.

 Il secondo cardine della strategia consiste nell'avallare approcci di pace integrati che collegano passato, presente e futuro. Per la BM, dare un senso al passato è fondamentale per affrontare i problemi cronici e comprendere il contesto locale, nazionale e regionale che ne è alla base. Forte dell’eredità passata e presente, un approccio efficace al mantenimento della pace e alla ricostruzione deve tener conto degli individui e dei loro incentivi futuri, in modo che i sistemi di potere del passato non vengano riproposti. Di conseguenza, al fine di gestire la fluidità degli incentivi e di sanare le fratture sociali, qualsiasi intervento volto a stimolare la transizione verso la pace deve accompagnarsi a tre interventi strutturali: creazione di istituzioni inclusive e legittime; creazione di opportunità economiche sostenibili; sfruttamento delle risorse contingenti.

Il terzo cardine implica la necessità di comprendere cosa si cela dietro ogni sforzo di ricostruzione e di mantenimento della pace. La BM chiarisce che quando i politici locali, nazionali e internazionali tracciano un percorso verso una pace sostenibile, si trovano di fronte a una duplice sfida. In primo luogo, devono garantire stabilità nell’immediato attenuando la violenza e affrontando le sue conseguenze materiali per la popolazione. Oltre a questi sforzi, devono anche delineare processi politici di lungo termine volti a far fronte alle cause strutturali e istituzionali dei conflitti, col fine ultimo di promuovere la prosperità a lungo termine, la coesione sociale ed istituzioni inclusive per garantire una pace sostenibile. Secondo la BM, gli obiettivi sono interconnessi e i progressi in uno di questi possono giungere a scapito dell'altro. Pertanto, i politici alla ricerca di una pace duratura devono sempre considerare se e come le loro scelte potrebbero ritorcersi contro e fino a che punto potrebbero influenzare gli incentivi degli attori e scompaginare la distribuzione del potere.

L'ultimo cardine consiste nel massimizzare le informazioni a disposizione sul contesto bellico circostante al fine di selezionare un modo di procedere tarato sulle esigenze locali. Secondo la BM, pianificare schemi di ricostruzione e peacebuilding nelle situazioni di conflitto odierne richiede un processo dinamico di valutazione. Per i responsabili politici ciò implica una conoscenza aggiornata delle dinamiche, dei fattori strutturali e delle opportunità degli attori.

 

Per saperne di più:

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/Building-for-Peace-Reconstruction-for-Security-Equity-and-Sustainable-Peace-in-MENA.pdf

 

Autore: Gianmarco Italia; Editor: Barbara Caltabiano

Letto 398 volte