Vita quotidiana nei territori controllati dai Talebani

Lezioni in una scuola popolare organizzate dall’ONG Shuhada in Afghanistan Lezioni in una scuola popolare organizzate dall’ONG Shuhada in Afghanistan © KIOS Foundation

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto “You Have no Right to Complain” pubblicato da Human Rights Watch (HRW)

HRW è un’organizzazione internazionale indipendente che promuove la difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Il report qui analizzato illustra le condizioni di vita quotidiane degli Afghani nelle aree controllate dai Talebani.

Il 29 febbraio 2020, gli Stati Uniti ed i leader Talebani hanno firmato un accordo che sancisce il ritiro graduale delle truppe statunitensi dal territorio afghano. La situazione però rimane estremamente incerta anche perché il rientro delle truppe statunitensi avverrà in concomitanza con i negoziati tra il governo afghano ed i vertici Talebani finalizzati a concordare una soluzione politica dopo decenni di guerra permanente. Con le trattative che procedono a rilento ed il paese ancora diviso secondo le linee del conflitto, la società civile chiede a gran voce il rispetto dei diritti umani, opportunità d’istruzione, libertà d’espressione e processi per giudicare i crimini di guerra.

Valutando l’impatto delle politiche promosse dai Talebani su diritti e libertà, incluse istruzione, accesso all’informazione ai media e libertà di movimento, il report illustra le condizioni di vita quotidiane degli Afgani nelle zone controllate dai Talebani. HRW ha raccolto i dati per l’analisi tra giugno 2019 ed aprile 2020. Nel periodo preso in esame i ricercatori hanno realizzato 138 interviste e hanno impiegato un metodo di campionamento a valanga per selezionare i propri interlocutori. Gli intervistati, infatti, appartengono alle più disparate categorie sociali e professionali: HRW ha avuto accesso a capi tribali, fedeli della gerarchia talebana e a residenti che hanno avvertito in prima persona le conseguenze delle politiche promosse dai Talebani.

A seguito della ricerca sul campo in Afghanistan, HRW ha identificato tre questioni particolarmente controverse: l’istruzione delle donne, la limitata libertà d’espressione e le restrizioni sociali che ne derivano e le ricorrenti pratiche di detenzione arbitraria e punizione.

Per quanto concerne il primo punto, dal 2002 il numero di donne istruite in Afghanistan è aumentato considerevolmente. Tuttavia, dal 2014 il dato è in preoccupante calo per via della insicurezza dilagante, delle ripetute discriminazioni, della corruzione e dei tagli al budget per l’istruzione. HRW imputa al governo afgano un’eccessiva passività nell’accompagnare alla crescente accettazione delle studentesse di sesso femminile un sistema d’istruzione che le contemplasse. Infatti, l’accesso delle donne all’istruzione in Afghanistan è dovuto soprattutto ad attività integrative promosse dalle organizzazioni non-governative (ONG). Nelle zone controllate dai Talebani le opportunità formative garantite alle donne dipendono esclusivamente dal beneplacito dei leader. A riprova di ciò, mentre nel distretto di Kunduz possono frequentare le scuole superiori e talvolta anche l’università, nella provincia di Helmand gli è negata perfino l’istruzione primaria.

Analizzando la situazione relativa alla libertà d’espressione e alle restrizioni sociali, HRW conferma il ruolo preminente dei media nella vita pubblica in Afghanistan. A farvi da sfondo permangono però le continue minacce e violenze perpetrate ai danni dei giornalisti che criticano le autorità. Spesso chi avversa pubblicamente le posizioni filogovernative è soggetto a restrizioni d’accesso all’informazione. Nelle aree controllate dai Talebani, poi, la libertà d’opinione dei giornalisti è ridotta al lumicino: o ci si conforma ai valori dell’Islam o non si può esercitare la professione. In nome di tale osservanza, i cosiddetti “ufficiali della moralità” istruiscono le comunità ad un rigido controllo sociale, basato sul rispetto delle norme imposte dai Talebani. Il sistema di regole limita l’accesso ai media e prescrive sia costumi sociali che abbigliamento, infliggendo pene corporali e detenzioni arbitrarie a chi non obbedisce.

Il report di HRW sottolinea anche che nelle aree sotto l’egida talebana chi ha contatti col governo è sottoposto a pratiche di incarcerazione senza processo. L’unica forma di interazione consentita ai residenti è il rilascio della carta d’identità. Anche pratiche involontarie, come l’essere fermati alla dogana da funzionari di frontiera, può ritorcersi contro i cittadini ed innescare rappresaglie violente da parte dei Talebani. Secondo HRW è prassi che al minimo contatto col governo, si venga accusati di spionaggio e si rischi addirittura l’esecuzione sommaria. La situazione di altissima tensione, poi, dissuade i residenti dal chiedere il rispetto dei propri diritti. Ciò ha conseguenze gravissime soprattutto quando i villaggi vengono presi di mira dai Talebani. Nonostante il corpus giuridico di diritto internazionale umanitario lo proibisca esplicitamente, questi ultimi non adottano alcuna precauzione per proteggere i civili. Come evidenziato da HRW, anche quando si rifanno alle norme di diritto, i Talebani accolgono i reclami delle donne in misura molto minore rispetto al governo afghano.

In conclusione, HRW dispensa alcune raccomandazioni per migliorare le condizioni di vita dei residenti nelle aree sotto il controllo dei Talebani e per facilitare un accordo di pace tra questi ultimi ed il governo afghano. HRW chiede ai leader talebani di assicurare il diritto all’istruzione a donne e uomini almeno fino alla scuola secondaria. Affinché tale diritto sia garantito, HRW consiglia di rinforzare i legami tra sistema d’istruzione statale e scuole popolari predisposte dalle ONG. Un’ulteriore richiesta è quella di porre rimedio alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, con particolare riguardo alla necessità di tutelare i civili dalle conseguenze del conflitto. A tal proposito, HRW chiede ai vertici talebani di scongiurare ogni forma di rappresaglia a danno dei civili, di ripristinare la libertà d’informazione e di alleviare l’uniformazione obbligatoria ai costumi e le forme di controllo sociale più invasive. Per quanto riguarda la cessazione delle ostilità, HRW fa appello alle due parti belligeranti, alle Nazioni Unite e alle altre parti interessate affinché venga garantito il rispetto dei valori costituzionali dell’Afghanistan, che riconoscono espressamente l’eguaglianza di donne e uomini. Infine, HRW invita ad intavolare le discussioni di pace prendendo in debita considerazione le istanze delle associazioni a tutela delle vittime, delle organizzazioni della società civile, degli attivisti per i diritti umani e degli esperti di diritto costituzionale.

 

Per saperne di più:

https://www.hrw.org/report/2020/06/30/you-have-no-right-complain/education-social-restrictions-and-justice-taliban-held

 

Autore: Gianmarco Italia; Editor: Barbara Caltabiano

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