Rafforzare la sicurezza a Kirkuk

 Forze di sicurezza curde presso un checkpoint nella periferia di Kirkuk Forze di sicurezza curde presso un checkpoint nella periferia di Kirkuk © Financial Times

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto “Iraq: fixing security in Kirkuk” dell’ International Crisis Group

Il nuovo rapporto dell’International Crisis Group affronta la questione delle aree contese in Iraq lungo il confine interno tra la regione curda e il resto del Paese. Lo status legale di questi territori è stato a lungo motivo di tensione tra il Kurdistan Regional Government (KRG) di Erbil e Baghdad. 

Il rapporto descrive la situazione nel conteso governatorato di Kirkuk da giugno 2014, quando le truppe dello Stato Islamico (IS) hanno occupato il governatorato, fino all’ultima crisi scoppiata nell’ottobre 2019 quando l’esercito iracheno ha ripreso il controllo dell’area e dei suoi giacimenti petroliferi.  

Dopo aver sconfitto l’esercito iracheno, le forze dell’IS si sono impadronite di Erbil e dei territori limitrofi nel giugno 2014. I peshmerga curdi, combattenti militari a guardia delle regione curda, hanno combattuto l’IS per tre anni grazie al supporto dell’Iran e della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti (USA). Per capitalizzare il suo controllo nella provincia di Kirkuk e in altre aree contese (in cui risiedono altri gruppi etnici come arabi, turkmeni e altre minoranze), il KRG ha indetto un referendum sull’indipendenza alla fine di settembre 2017 ignorando le richieste internazionali di rimandarlo. I Paesi vicini come la Turchia e l’Iran -che hanno al loro interno popolazioni curde- si sono fortemente opposti al risultato e perciò hanno deciso di appoggiare le truppe di Baghdad nelle operazioni di riconquista di Kirkuk. Successivamente al referendum, nell’ottobre 2017, le forze federali sono riuscire a riprendere alcune parti della provincia di Kirkuk grazie a precedenti accordi sottoscritti con il Patriotic Union of Kurdistan (PUK), ma una volta completato il ritiro delle truppe curde, il governo di Baghdad ha temporaneamente nominato come governatore di Kirkuk un rappresentante arabo. Il riacquisito controllo di Kirkuk e dei suoi giacimenti petroliferi ha quindi alimentato nuove tensioni tra le comunità e portato allo scoppio di una crisi intra-curda tra il PUK e il Kurdistan Democratic Party (KDP) a cui il governo ha risposto con l’istituzione di un comando congiunto per le operazioni a Kirkuk con il mandato di risolvere le lacune di sicurezza nel territorio che l’IS poteva sfruttare a suo favore. Tuttavia ai curdi peshmerga è stato impedito di creare checkpoint militari dentro e fuori il governatorato. A questo punto, nei primi mesi del 2019 la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (UNAMI) ha invitato le parti a riprendere i negoziati per raggiuntere un accordo sulla sicurezza e governance dell’area. Il dialogo si è però ben presto bloccato a causa dell’opposizione degli arabi e turkmeni al ritorno delle truppe dei peshmerga curdi nella provincia e tutt’ora a Kirkuk continua a persistere un clima di insicurezza e di incertezza politica, aggravato dalla presenza di attori esterni come alcune potenze straniere (Iran e USA).

Il rapporto sottolinea che la questione della sicurezza di Kirkuk deve continuare ad essere una priorità per le autorità e per questo propone due strade da seguire per arrivare ad una soluzioe: la prima prevede un meccanismo congiunto curdo-federale mentre la seconda si basa su un modello di forza multi-etnica. Quest’ultima opzione, pur risultando la migliore per risolvere le tensioni causate dal fallimento dei negoziati sotto l’egida dell’UNAMI, risulta “impossibile a causa delle attuali condizioni a Baghdad. Una forza multi-etnica richiede un quadro giuridico ad hoc e maggiori risorse finanziarie”. Però, data l’urgenza della questione, nel rapporto si raccomanda a Baghdad di implementare subito un meccanismo congiunto curdo-federale con la promessa di lavorare alla realizzazione della seconda ipotesi. 

Nelle conclusioni, si invita il governo federale e il KRG a cooperare esaustivamente coinvolgendo attivamente anche tutte le comunità locali visto che i leader arabi e turkmeni sono notoriamente contrari al vecchio meccanismo di sicurezza in quanto secondo loro fa troppo affidamento alle forze peshmerga; tuttavia, secondo l’International Crisis Group, escludere i curdi da qualsiasi accordo non è una soluzione da prendere in considerazione.  Il rapporto aggiunge poi che la presenza costante dell’esercito e di militari con differenti uniformi, oltre a creare confusione su quale forza abbia la giurisdizione nel territorio, non rassicura i civili. Considerando anche il fatto che il governatorato è etnicamente misto, l’International Crisis Group incoraggia fortemente la creazione di una forza multi-etnica che possa operare nelle aree rurali e nelle vie di collegamento ai distretti principali perché ritenuta l'opzione migliore per gestire le tensioni tra le varie comunità e per rafforzare il legame tra il governatorato e il governo federale. Infine, si invita la comunità internazionale, inclusi USA e le forze appartenenti alla coalizione a guida americana, ad incoraggiare il dialogo tra Erbil e Baghdad per creare una forza imparziale che possa assicurare una pace duratura a Kirkuk.  

 

Per saperne di più:

https://www.crisisgroup.org/middle-east-north-africa/gulf-and-arabian-peninsula/iraq/215-iraq-fixing-security-kirkuk

https://www.ft.com/content/6b38da90-f250-11e3-9e59-00144feabdc0

 

Autore: Silvia Luminati

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