Rapporto ONU rivela gli orribili crimini contro i bambini in Iraq

Bambini yazidi mentre scappano dalle violenze dell’ISIL in Sinjar (Iraq) Bambini yazidi mentre scappano dalle violenze dell’ISIL in Sinjar (Iraq) © Reuters

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto dell’inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini commessi in Iraq contro i bambini 

Le Nazioni Unite hanno rivelato le atrocità che sono state commesse contro i bambini durante il conflitto armato contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). La terza relazione del Segretario generale sui minori e i conflitti armati in Iraq, che copre il periodo compreso tra luglio 2015 e il 31 luglio 2019, è stata redatta ai sensi della risoluzione del Consiglio di sicurezza 1612 (2005). Tra i crimini che il rapporto denuncia vi sono: il reclutamento e l’utilizzo dei minori nelle ostilità, l’uccisione, la mutilazione, lo stupro e altre forme di violenza sessuale, gli attacchi contro le scuole e le ospedali, i rapimenti e l'ostacolo all’accesso agli aiuti umanitari. Secondo le Nazioni Unite, 296 bambini sono stati reclutati ed usati nei combattimenti per lo più dai militanti dell’ISIL, ma anche dalle forze che sostengono le truppe governative e dall’esercito iracheno stesso. Questi minori sono stati utilizzati nei combattimenti attivi, nell’esecuzione di attacchi suicidi e nell’uccisione dei cosiddetti "nemici” dell’ISIL. Secondo quanto afferma il rapporto, il reclutamento dei minori fa parte della strategia politica, militare ed ideologica del gruppo armato che rapisce, minaccia, manipola e incentiva quei bambini che appartengono alle fasce più vulnerabili della popolazione. 

I bambini sono anche soggetti a crudeli punizioni come la decapitazione, la crocifissione, la lapidazione, oppure la morte per immolazione o ancora l’amputazione, la tortura e la fustigazione. Secondo il rapporto, sono 1 722 i bambini uccisi o mutilati durante il conflitto e da questo dato emerge chiaramente la violazione da parte degli attori coinvolti nelle ostilità del diritto internazionale umanitario, in particolare del principio di distinzione, proporzionalità, precauzione, e del principio che proibisce gli attacchi indiscriminati a persone o beni civili. Le scuole e gli ospedali infatti sono stati oggetto di attacchi mirati che hanno causato la morte di civili -compresi i minori- e non solo in quanto gli ospedali sono stati spesso utilizzati anche per scopi militari. A questo si aggiungono i colpi di mortaio, il fuoco dei cecchini, le mine, le auto-bomba, gli ordigni esplosivi improvvisati e in generale la violenza esplosiva nelle aree densamente popolate. Secondo il rapporto, i minori sono stati vittime anche di stupro, traffico degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e matrimoni forzati.

La situazione dei bambini in Iraq che viene dipinta dal rapporto è così grave da aver provocato una crisi umanitaria che ha portato allo sfollamento di almeno 1 milione di minori. Gli sforzi per fornire l’assistenza umanitaria sono stati poi ostacolati dalle difficoltà logistiche e amministrative e da diversi episodi di violenza nei confronti delle organizzazioni umanitarie. Le parti coinvolte nel conflitto hanno anche impedito ai civili -inclusi i bambini- di lasciare le aree travolte dalla violenza, privandoli quindi dell’assistenza umanitaria. 

Da canto loro le Nazioni Unite hanno si sono impegnati a prevenire e a porre fine alle gravi violazioni nei confronti dei minori rafforzando i meccanismi di monitoraggio e reporting, promuovendo la creazione di una commissione interministeriale sulle gravi violazioni dei diritti dei bambini, supportando le autorità irachene nella revisione delle leggi nazionali per identificare alcune lacune e formulando delle raccomandazioni nell’intento di equiparare la tutela nazionale con quella prevista dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori. Le Nazioni Unite hanno anche sviluppato dei programmi per il reinserimento dei minori precedentemente affiliati all’ISIL lavorando affianco al governo iracheno affinché adottasse delle misure extra-giudiziali per reintegrarli nel tessuto sociale.  Secondo il rapporto, queste attività sono state però ostacolate dalle ostilità, dall’impossibilità di accesso nel territorio e dalla limitata capacità degli interlocutori. 

In conclusione, si rivolgono delle raccomandazioni per limitare le sofferenze dei minori: il rapporto invita le parti al rispetto dei diritto internazionale umanitario e quindi a porre fine alle uccisioni e alle mutilazioni dei minori, a non utilizzare le scuole e gli ospedali per scopi militari e a non attaccare il personale umanitario. Si incoraggia poi il governo iracheno ad implementare la politica nazionale sulla protezione dei minori adottata nel 2017 e ad adottare una legislazione che criminalizzi il reclutamento dei minori; a seguire si invitano le autorità ad impegnarsi con le Nazioni Unite per sviluppare, adottare e implementare un Action plan con l’obiettivo di porre fine e prevenire il reclutamento e l’utilizzo dei minori nei combattimenti e di garantire e l’apertura di inchieste sulle accuse riguardanti la violazione dei diritti dei minori. Si richiede un maggiore impegno anche per quanto riguarda la protezione, il rimpatrio, la riabilitazione e il reinserimento dei minori in linea con quanto stabilito dal diritto internazionale. Infine il rapporto si rivolge ai donatori invitandoli a supportare economicamente il governo per la realizzazione dei programmi di reinserimento dei minori. 

 

Per saperne di più:

https://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/2019/984&Lang=E&Area=UNDOC

 

Autore: Lloyd chigowe; Traduzione: Silvia Luminati

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