Gli sfollati di Mindanao tra guerra e pandemia

Checkpoint militare a Marawi, Filippine Checkpoint militare a Marawi, Filippine © Al Jazeera

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto di The New Humanitarian sul conflitto di Mindanao, Filippine

Nel suo rapporto “Violence or the virus? Mindanao’s displaced forced to choose”, The New Humanitarian (prima conosciuto come IRINnews) descrive l’impatto che le violenze e il conflitto in corso stanno avendo sulla popolazione di Mindanao - un'isola nel sud delle Filippine- durante la pandemia. 

Il rapporto evidenzia il costante deteriorarsi della situazione per i cittadini di Mindanao, in particolare per le donne e le ragazze. Infatti le tensioni continuano nonostante l’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite per un immediato cessate il fuoco per garantire una piena assistenza alle comunità più esposte al rischio di contagio da COVID-19 nei territori colpiti dalla guerra. 

Le Filippine sono un Paese prevalentemente cattolico, ma alcune zone dell’isola di Mindanao -inclusa la città di Marawi, sono a maggioranza musulmana. Per più di 40 anni i risentimenti tra i musulmani Moro hanno portato alla formazione di un movimento separatista che ha imbracciato le armi contro le forze militari nelle regioni meridionali del Paese. Tuttavia, a Mindanao il conflitto è molto complesso a causa della molteplicità di attori coinvolti tra cui diversi gruppi armati e clan che spesso cambiano le loro alleanze aumentando così il rischio di scontri tra i clan stessi oppure tra i gruppi armati e le forze governative. Nel 2017, la città di Marawi è stata teatro di una violenta guerra durata cinque mesi tra l’esercito e i gruppi Maute di ispirazione jihadista che ha forzato 200.000 minori con le loro famiglie a fuggire, come riporta Save the Children. Ma i combattimenti hanno anche accentuato quei sentimenti di insoddisfazione di lunga data e sfiducia nei confronti del governo. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affare umanitari, i vari conflitti che si sono succeduti a Mindanao hanno forzato più di 370.000 persone a fuggire dalle loro case ed il numero degli sfollati continua a crescere a causa di una nuova escalation di violenza tra l’esercito e i membri del Bangsamoro Islamic Freedom Fighters. Nei primi quattro mesi del 2020, almeno 26.300 persone sono state costrette a spostarsi nonostante le misure di lockdown imposte dal governo per la prevenzione della diffusione del COVID-19. 

The New Humanitarian si è concentrato anche sull’impatto del conflitto sulle donne e le ragazze che sono colpite in modo sproporzionato dalla violenza a causa dei tradizionali ruoli di genere. Infatti, le donne sfollate a Mindanao si trovano “intrappolate” tra conflitto, pandemia e discriminazione di genere in quanto “ci si aspetta che si occupino di assistere le famiglie senza alcuna retribuzione e di mangiare meno affinché gli altri membri del nucleo, in particolare i bambini, abbiano una razione di cibo maggiore”. A questo si aggiunge il limitato accesso all’assistenza sanitaria dovuto principalmente alla mancanza di personale medico e alle pratiche culturali secondo cui le donne devono chiedere il permesso ai familiari di sesso maschile prima di rivolgersi ai medici. Per questo il rapporto conclude dicendo che una risposta al conflitto veramente inclusiva necessita di una prospettiva di genere.

Le condizioni di vita nei campi per sfollati interni (IDPs) e nei centri di accoglienza -difficili anche prima della pandemia- ora sono diventate molto critiche. Il numero dei servizi igienici è molto limitato, tanto che 70 famiglie sono costrette a condividere lo stesso bagno. Una ricerca del 2019 aveva evidenziato che il 91% degli IDPs nel municipio di Datu Hoffer non ricevevano alcuna assistenza medica a causa delle lunghe distanze per raggiungere gli ospedali e i centri sanitari. Ora invece l’accesso alle cure mediche per gli sfollati è completamente inesistente.

Infine il rapporto invita il governo filippino a sostenere un processo di peacebuilding a livello comunitario includendo anche le organizzazioni guidate da donne e giovani. Il prolungato processo di pace a Mindanao fino ad ora non ha mai coinvolto nel modo adeguato le comunità locali, lasciando quindi irrisolti i problemi come le ingiustizie contro i Bangsamoro, le disparità socio-economiche e le discriminazioni. Perciò nelle raccomandazioni finali si incoraggia il governo ad adottare un nuovo approccio più orientato al dialogo dal momento che “le misure militari e draconiane” non hanno fanno altro che danneggiare le comunità. Chiudere i confini, erigere dei checkpoint militari hanno instillato paura nella popolazione locale e portato inevitabilmente allo scontro. Inoltre, The New Humanitarian raccomanda alle autorità di includere nel piano nazionale di risposta al COVID-19 le comunità degli sfollati, le persone con disabilità e altri gruppi vulnerabili. 

 

Per saperne di più:

https://www.thenewhumanitarian.org/opinion/2020/06/01/Philippines-Mindanao-coronavirus-violence-women-girls

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/ROAP_Snapshot_200505.pdf

https://www.thenewhumanitarian.org/news-feature/2018/07/23/island-philippines-hopes-peace-braces-war

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/ConflictAnalysisARMM.pdf

https://www.thenewhumanitarian.org/news/2017/09/12/marawi-ending-siege-just-beginning

 

Autore: Silvia Luminati

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