Contrastare la violenza

Un uomo cammina di fronte ad un ospedale distrutto a Falluja, Iraq  Un uomo cammina di fronte ad un ospedale distrutto a Falluja, Iraq © Rex

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto del CICR sulla violenza nei confronti dell’assistenza sanitaria 

Il nuovo rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) “Tackling violence against health care in Iraq, Lebanon and the Philippines” tratta della violenza contro le strutture sanitarie, il personale medico, i pazienti e si inserisce nell’ambito dell’iniziativa Health Care in Danger che il CICR ha lanciato nel 2011 per promuovere la tutela dell’assistenza sanitaria in un contesto di guerra o in altre emergenze. 

Nel rapporto sono stati selezionati tre Paesi che mostrano le attività svolte dal CICR sul campo per proteggere dalla violenza i servizi di assistenza sanitaria. I tre casi presi in esame mostrano l’importanza delle misure di prevenzione e di contrasto al fenomeno, le quali richiedono l’impegno e il coinvolgimento di una vasta gamma di attori. 

Nonostante un’ampia ratifica delle Convenzioni di Ginevra e l’adozione della Risoluzione 2286 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la violenza contro le strutture e il personale sanitario continua. I centri medici, così come i veicoli, sono spesso attaccati durante i conflitti armati per strategie militari oppure per irresponsabilità; inoltre, sia gli attori statali che i gruppi armati sono soliti imporre delle restrizioni e sanzioni che impediscono agli operatori di accedere liberamente in alcuni territori. “Per porre fine a questo grave problema umanitario che impedisce a milioni di persone di accedere alle cure di cui hanno bisogno” il CICR ha quindi sviluppato delle strategie di intervento. 

In Iraq, la violenza ha colpito le strutture mediche e gli operatori sanitari fin dall’inizio della guerra nel 2003 e in tempi più recenti si è assistito ad un’escalation dovuta all’impunità dei responsabili, alla giustizia tribale e all’ampia disponibilità di armi nel Paese. Così il CICR ha lanciato una campagna nel 2018 volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’assistenza sanitaria, sulla necessità di proteggere il personale medico e sull’impatto umanitario che ha la violenza nei loro confronti. Ma prima dell’inizio del progetto, il CICR e il team Health and Environment Volunteer hanno condotto un’indagine su 621 operatori sanitari per capire meglio l’estensione del fenomeno e il sondaggio ha rivelato che il 60% degli intervistati aveva subito un abuso verbale, era stato minacciato oppure attaccato nei tre mesi precedenti all’indagine, mentre nel 17% degli episodi, il personale era stato imprigionato o aggredito fisicamente. La campagna, in partnership con il Ministero della Salute, della Difesa e della Giustizia, ha raggiunto una platea di 18 milioni di iracheni grazie al coinvolgimento delle maggiori emittenti televisive, dei cinema e delle radio e alla distribuzione di gadget della campagna (poster, t-shirt, bracciali).

Ein el-Helweh è il più grande campo profughi in Libano ed ospita 70.000 rifugiati palestinesi e siriani che vivono in condizioni di vita precarie e con un limitato accesso all’assistenza sanitaria. A questo si deve aggiungere “il traffico di armi diffuso e la violenza come risoluzione dei conflitti” visto che i compiti di sorveglianza nel campo sono gestiti da diverse fazioni di rifugiati palestinesi. Gli scontri ad Ein el-Helweh hanno spesso causato dei danni alle infrastrutture mediche e ostacolato il lavoro del personale e così, nel 2014 il CICR ha sviluppato un progetto -ancora in corso-  per promuovere un “cambio di comportamento” tra i gruppi armati non statali (NSAGs) e porre fine alle violenze.  La campagna, che ha come fine assicurare la protezione del personale sanitario, dei feriti e delle persone malate, ha portato nel 2018 all’adozione di un accordo con il quale i NSAGs si impegnano a: rispettare e proteggere il personale, le strutture e i veicoli medici; rispettare degli emblemi della Croce Rossa e della Mezzaluna; non impedire ai feriti e ai malati di ricevere le cure mediche; non entrare con armi nelle strutture sanitarie; e non utilizzare i veicoli sanitari per scopi militari.  

Dopo la crisi a Marawi (Filippine) nel 2017, il CICR è intervenuto pianificando una vasta gamma di attività per ripristinare l’accesso alle strutture sanitarie. Il conflitto durato cinque mesi ha ucciso più di 1.000 persone e causato lo sfollamento di oltre 300.000 civili; inoltre il 50% delle infrastrutture sanitarie della città sono state distrutte o danneggiate e questo ha privato le comunità locali dei rifornimenti medici e dei trattamenti necessari a curare la tubercolosi e altre patologie croniche. Ma le ostilità hanno colpito anche il personale medico che, sebbene non sia stato oggetto di attacchi mirati, ha subito ingenti perdite. Nel 2018 il sondaggio condotto dal CICR su 174 dottori e infermieri provenienti dalle zone interessate dalle ostilità ha rivelato la violenza che gli operatori sanitari subivano quotidianamente e gli attacchi da parte di tutti gli attori armati.  Sulla base di questi risultati, nel 2019 il CICR ha avviato una collaborazione con l’Integrated Provincial Health Office of Lanao del Sur e le unità militari del posto per giungere ad una risoluzione dei problemi che il personale medico affrontava sul campo, come il passaggio per i checkpoint militari e l’occupazione delle strutture sanitarie. L’accordo siglato impegna le parti ad assicurare la protezione degli operatori, a supportare la consegna di forniture mediche e a non ostacolare i servizi di cure mediche di routine.

 

Per saperne di più:

https://shop.icrc.org/a-matter-of-life-and-death-tackling-violence-against-health-care-in-iraq-lebanon-and-the-philippines-3286.html?___store=default&_ga=2.250490639.842858625.1590487533-1962211984.1588752303

 

Autore: Silvia Luminati

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