Inchiesta delle Nazioni Unite sulle atrocità commesse in Siria

Donne siriane con i loro bambini nel campo di Rukban Donne siriane con i loro bambini nel campo di Rukban © Amjad Ghsoun

Questo articolo è una breve presentazione del nuovo rapporto delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Siria

Il 2 marzo 2020, la Commissione internazionale e indipendente di inchiesta sulla Repubblica araba siriana ha rilasciato un nuovo rapporto che copre il periodo che va tra luglio 2019 e gennaio 2020. La Commissione è composta da tre esperti: Paulo Pinheiro, Karen AbuZayd e Henry Megally. E’ stata istituita dal Consiglio dei diritti umani nel 2011, poco dopo l’inizio della guerra civile, per investigare sulle atrocità commesse in Siria.

Il rapporto si basa su 233 interviste condotte in Siria e da Ginevra, fotografie, video e referti medici. La metodologia impiegata comprende anche missioni di inchiesta nella regione siriana.

Lo studio riassume brevemente gli sviluppi politici e militari del conflitto siriano. Sin dall’inizio della guerra, sia gli attori statali che non sono coinvolti negli scontri. Inoltre, la Commissione ha sottolineato come la rapidità del cambiamento di alleanze tra le parti contribuisca a creare una situazione di “instabilità” e a minare il processo di pace. I Commissari hanno investigato su attacchi condotti dalle forze pro-governative contro obiettivi civili e sulle operazioni del gruppo terroristico Hay’at Tahrir al-Sham (HTS). Per quanto riguarda i primi, la Commissione si è focalizzata sugli attacchi illegittimi a Ma’rrat al Nu’man nel villaggio Janudiyah e Al-Bara che hanno colpito infrastrutture civili e reso di conseguenza inabitabili le aree residenziali. Inoltre, gli incidenti tra il 22 luglio 2019 e il 16 agosto 2019 nella regione di Idlib, dove almeno 3 milioni di siriani necessitano di aiuti, sono descritti meticolosamente dalla Commissione: “basandosi sulle prove disponibili, inclusi testimoni oculari, video […] la Commissione ha motivo di credere che un aereo militare russo abbia partecipato agli attacchi citati […] L'aeronautica russa non ha diretto il suo attacco verso un obiettivo militare specifico, e questo equivale a lanciare attacchi indiscriminati in aree civili e cioè ad un crimine di guerra”. Secondo il rapporto, c’è un’evidente prova che gli aerei russi sono stati coinvolti direttamente nel bombardamento di aree residenziali; infatti gli attacchi hanno colpito mercati, scuole, negozi e abitazioni. L’escalation della violenza ha portato almeno 1.5 milioni di siriani ad essere sfollate forzatamente. La Commissione ha inoltre sottolineato che le forze pro-governative hanno ripetutamente commesso crimini di guerra attaccando le strutture sanitarie e violato le norme giuridicamente vincolanti del diritto internazionale umanitario (IHL). Gli attacchi non hanno lasciato ai civili altra scelta che scappare. Nonostante i funzionari governativi abbiano affermato che l’obiettivo di queste operazioni era colpire i gruppi terroristici, è ragionevole pensare che “le forze pro-governative intendessero terrorizzare i civili con l’obiettivo di spopolare la zona e accelerarne la cattura”. Anche i gruppi armati hanno provocato la morte di civili nella regione di Idlib. Nel novembre 2019, i combattenti dell’HTS hanno attaccato diversi quartieri di Aleppo uccidendo sette civili e ferendone altri 29. Per consolidare il potere nelle aree sotto il loro controllo, i combattenti dell’HTS hanno imposto una tassa sulla produzione di olio di oliva nella città, reclutato e utilizzato minori nei combattimenti e perseguitato attivisti e giornalisti. La presenza dei terroristi ha avuto un forte impatto anche nell’accesso all’istruzione, alla salute e agli aiuti umanitari.

Ad Afrin e nelle aree circostanti, sono stati registrati casi di uccisioni, detenzioni e rapimenti. Gli incidenti riportati hanno riguardato maggiormente i residenti curdi. Quindi, la Commissione ha raccolto delle interviste con vittime di tortura e trattamenti inumani, prevalentemente uomini e di origini curde. In più, i membri dell’esercito siriano hanno portato avanti delle operazioni di confisca delle proprietà su larga lasca. I residenti delle zone sopramenzionate hanno riferito anche sparatorie, esplosioni di autobombe e altri incidenti con ordigni esplosivi improvvisati.

Invece, nelle aree riconquistate dal governo, i civili hanno subito limitazioni all’accesso di servizi base. Per esempio, l’elettricità era disponibile soltanto nella strada principale e lo spostamento dei mobili era fortemente limitato. Ma gli intervistati hanno anche descritto episodi di sparizioni forzate, detenzioni e arresti illegittimi. La Commissione ha poi riscontrato che le forze governative erano solite arrestare i membri di una famiglia per soffocare l’opposizione politica e usavano l’arresto come uno strumento per esercitare pressione durante le negoziazioni. Nelle zone di Dar’a e Darayya, i proprietari di immobili sono stati forzati a vendere i loro beni a prezzi ridotti; inoltre, le persone sfollate, una volta tornate nelle loro case, le hanno trovate occupate dalle famiglie dei membri delle forze di sicurezza o dei gruppi armati.

La seconda parte dello studio si concentra sull'impatto del conflitto, ancora in corso, sui siriani. Sin dall'inizio della guerra, i civili sono stati costretti a fuggire dalle loro case e sono stati trasferiti in campi profughi dove l'accesso alle cure sanitarie è limitato e, in alcuni casi, assente. Secondo la Commissione, 6.1 milioni di civili sono, al momento, sfollati in Siria e 5.6 milioni di rifugiati si trovano al di fuori del paese. Gli sfollati sono spesso perseguitati a causa di diverse ragioni: età, genere, etnia, separazione e disabilità fisiche. Al momento della stesura del rapporto, la Commissione ha stimato che centinaia di migliaia di civili vivono in campi sovraffollati nel nord della Siria. Proprio a causa del sovraffollamento, molti di loro hanno un accesso limitato a cibo, acqua, medicine e assistenza umanitaria. La Commissione esprime particolare preoccupazione per la situazione nel campo di Rukban, dove le condizioni dei bambini stanno peggiorando e molti di loro sono morti per "cause prevenibili". Inoltre, gli operatori della Mezzaluna Rossa Araba Siriana hanno riferito che entro gennaio 2020 il numero di persone nel campo sarebbe stato di 15.000, quando la capacità stimata del campo di Rukban sarebbe di 12.000. La Commissione ha anche ricevuto segnalazioni di persone che hanno rifiutato di essere ricollocate a causa del timore di arruolamenti forzati e arresti arbitrari visto che le continue violazioni dei diritti umani nelle aree controllate dal governo impediscono un ritorno sicuro.

Il rapporto si occupa anche dei casi di violenza di genere nei confronti delle donne. Le donne curde in Siria sono le più colpite dalla violenza di genere. A causa della paura generata dai gruppi armati, molte donne curde nel distretto di Afrin hanno deciso di abbandonare il lavoro o di indossare un velo quando escono fuori dalle case. Per esempio, nel rapporto è riportata una testimonianza di una donna che ha riferito di essere stata aggredita sessualmente da membri di un gruppo armato presso un checkpoint. Testimonianze simili sono numerose anche tra le donne yazide. Anche la vita dei bambini è stata segnata dalla brutalità della guerra e continuano ad essere vittime su più fronti. Nella Siria nord-orientale, dall'ottobre 2019 in poi, 150 scuole sono state chiuse e altre 60 sono state trasformate in rifugi per sfollati e, quindi, migliaia di bambini sono stati privati ​​dell'accesso all'istruzione. Lo studio denuncia inoltre la situazione delle donne con legami familiari con lo Stato islamico in Iraq e i combattenti Levant (ISIL). Molte madri, nelle aree riconquistate dalle forze governative, hanno riscontrato difficoltà nel registrare i loro figli poiché le autorità si rifiutavano di accettare i documenti forniti dai gruppi armati. Come sottolinea il rapporto, questa decisione "pregiudica sostanzialmente il diritto dei bambini di acquisire una nazionalità, nonché l'accesso alla salute e all'istruzione, e li espone ulteriormente ai rischi di sfruttamento e tratta". Inoltre, si denuncia il continuo peggioramento delle condizioni dei bambini nei campi profughi: qui i minori soffrono di malattie infettive e malnutrizione a causa dell'accesso limitato all'acqua pulita, al cibo e alle cure mediche. Nei campi sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane, i bambini stranieri con legami familiari con i combattenti dell'ISIL,  stanno ancora aspettando di tornare nei loro paesi di origine anni dopo essere stati portati in Siria. Così, migliaia di bambini provenienti da oltre 50 paesi sono in un “limbo legale” poiché molti governi dei loro paesi di origine rifiutano di rimpatriarli. Secondo la Commissione, la situazione è deplorevole poiché rimangono a rischio di apolidia, in violazione del superiore interesse del bambino. La Commissione rivela che sono in corso indagini in merito.

Lo studio si conclude con diverse raccomandazioni rivolte alle parti in conflitto, al governo siriano e alla comunità internazionale. Il presidente della Commissione d'inchiesta, Paulo Pinheiro, ha dichiarato: “esorto tutte le parti a iniziare un dialogo in buona fede per porre fine a questo tragico conflitto e per consentire aiuti umanitari e assistenza illimitati a tutte le persone bisognose”. La Commissione raccomanda al governo di rilasciare tutti coloro che sono stati detenuti illegalmente e di porre fine a qualsiasi forma di privazione illegale della libertà. Si chiede poi di consentire l'accesso senza restrizioni alle organizzazioni umanitarie indipendenti e di facilitare la libertà di movimento dei civili nelle aree riconquistate. Inoltre, la Commissione esorta la comunità internazionale a adottare misure per porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario e i singoli Stati a rimpatriare i loro cittadini che si trovano in Siria, in particolare i bambini con le loro famiglie. Infine, la Commissione invita le parti a ricorrere a mezzi diplomatici per ridurre la violenza nel nord della Siria.

 

Per saperne di più:

https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/Pages/NewsDetail.aspx?NewsID=25638&LangID=E

https://reliefweb.int/report/syrian-arab-republic/un-commission-inquiry-syria-parties-conflict-must-act-immediately-and

https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/IICISyria/Pages/IndependentInternationalCommission.aspx

 

Autore: Silvia Luminati; Editor: Aleksandra Krol

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