Le conquiste e le sfide nella protezione dei civili al suo ventesimo anniversario

Peacekeepers forniscono protezione ai civili durante la missione UN in Sud Sudan Peacekeepers forniscono protezione ai civili durante la missione UN in Sud Sudan © UN Photo/UNMISS/JC Mcilwaine

Il 2019 è il ventesimo anniversario dall’adozione della risoluzione per la protezione dei civili nei conflitti armati; ma l’ONU ha registrato oltre 22.800 civili, tra morti e feriti, causati dagli attacchi armati in zone di guerra.  

Nel settembre del 2018, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso sdegno ed indignazione in quanto sono proprio i civili a costituire ancora il numero maggiore di morti durante i conflitti armati.  

La protezione dei civili durante i conflitti, non riguarda solamente l’azione umanitaria, ma richiede dello sforzo congiunto di attori nelle azioni di peacekeeping, nel garantire il rispetto dei diritti umani e della rule of law, oltre che un’applicazione nella politica e nella sicurezza.

L’attenzione per l’inclusione della protezione dei civili è iniziata con la Missione delle Nazioni Unite in Sierra Leone, nel 1999. Le attività di protezione includevano, tra le altre, soprattutto l’agevolazione al cessate il fuoco ed al raggiungimento della pace locale, oltre che la stipula di accordi ad hoc in aree di conflitto. 

Negli anni la natura dei conflitti è cambiata, così come le operazioni e le missioni di peacekeeping. In tale contesto anche le norme per la protezione dei civili ha richiesto una continua evoluzione, come anche la partecipazione e l’impegno dei diversi attori, tra cui gli Stati Membri del Consiglio. Questi ultimi, infatti, sono sempre più chiamati a sviluppare politiche nazionali costruite proprio sulle buone pratiche condotte negli ultimi anni e a stabilire chiaramente quali le responsabilità e quali le autorità istituzionali per la protezione dei civili durante le ostilità. 

Importanti traguardi sono stati raggiunti, ad esempio, per la protezione dei gruppi vulnerabili: quali donne, bambini, rifugiati e sfollati interni. Per tali gruppi si sono sviluppate misure speciali di sicurezza che permettano di indirizzare i loro bisogni in contesti di guerra, come per esempio la promozione di soluzioni durature per rifugiati e gli sfollati interni: il supporto al ritorno volontario ed assistito grazie a canali sicuri ed informati.

Infine, misure sono state prese anche per rafforzare e garantire la responsabilità degli Stati alla denuncia di serie e gravi violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani. Il Consiglio di Sicurezza ha enfatizzato la responsabilità a livello nazionale di ogni Stato Membro ad investigare e a punire la perpetrazione di serie e gravi violazioni dei diritti. Malgrado ciò, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, la revisione dello stato sulla protezione dei civili, ha dimostrato che nonostante tutte le risoluzioni, le raccomandazioni e gli sforzi degli ultimi vent’anni, sono sempre i civili a costituire il maggior numero di morti durante i conflitti armati, nonché target indiscriminati di attacchi ed altre violazioni durante i conflitti.

Indubbiamente ciò è dovuto anche alla natura dei conflitti di oggi ed alla proliferazione di gruppi armati provenienti da “non-Stati”. L’impatto dei conflitti sui civili e sui gruppi più vulnerabili ad oggi continua ad essere devastante; così come i limiti all’accesso umanitario dovuto soprattutto all’aumento degli attacchi contro gli operatori umanitari ed alle strutture quali scuole, ospedali, e aree che dovrebbero essere protette dal diritto internazionale umanitario (DIU). 

L’importanza per la protezione dei civili non è solamente una responsabilità per le aree di conflitti armati, ma costituisce un fattore di interesse globale. Il 60% delle persone afflitte da crisi alimentari vivono in paesi colpiti da guerre, così come l’aumento in tali paesi delle persone con disabilità a causa dei cambiamenti fisici dell’ambiente, allo stress e alla mancanza dei servizi essenziali, nonché per le devastazioni ed esplosioni.

Tutto questo ha conseguenze sia per la salute umana che per l’ambiente dovuto alla distruzione delle strutture industriali ed alla dispersione di agenti inquinanti. 

Garantire e migliorare il rispetto della legge durante le ostilità, così come la responsabilità di monitorare le gravi violazioni, sono due delle più grandi sfide che ancora ad oggi richiede la protezione dei civili. Tali risultati sarebbero di sicuro, maggiormente garantiti perseguendo soprattutto le iniziative a livello nazionale. Questo comporta il mantenimento di un dialogo continuo tra le Nazioni Unite, gli Stati Membri e gli attori della società civile. Solo così si potranno creare concreti passi avanti per l’implementazione della protezione dei civili.

Scritto da Francesca Geuna

 

Per maggiori informazioni, visitare:

https://undocs.org/S/2019/373 

http://www.globalprotectioncluster.org/themes/protection-of-civilians/ 

https://www.icrc.org/en/doc/resources/documents/statement/57jqek.htm 

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