Nessun Posto in cui Nascondersi: La Logica delle Armi Chimiche

 Dei civili ricevono assistenza medica a seguito di un sospetto attacco chimico in Siria a marzo 2018. Dei civili ricevono assistenza medica a seguito di un sospetto attacco chimico in Siria a marzo 2018. © Hamza Al-Ajweh/AFP/Getty Images

Questa è la presentazione di “Nessun posto in cui nascondersi” pubblicato da Global Public Policy Institute a febbraio 2019.

Questa è la presentazione del report “Nessun posto in cui nascondersi”, pubblicato dal Global Public Policy Institute, a febbraio 2019.

A febbraio 2019, il Global Public Policy Institute (GPPI) ha pubblicato uno studio di Tobias Schneider e Theresa Lutkefend intitolato Nessun Posto in cui Nascondersi: La Logica dell’Uso delle Armi Chimiche in Siria. Lo studio intende far luce sull’intera scala dell’uso degli attacchi con armi chimiche in Siria e, altresì, fornire un’analisi sulle basi operative e logiche di tali attacchi. I ricercatori hanno raccolto ed esaminato 498 report sull’uso delle armi chimiche durante la guerra civile in Siria. Il primo attacco attendibile si è verificato il 23 dicembre 2012, mentre il più recente risale al 7 aprile 2018.

Dei 498 report esaminati, 336 sono stati considerati come “confermati in modo convincente”, “confermati” o “complessivamente confermati”, mentre 162 report sono stati scartati. I report confermati in modo convincente, confermati e complessivamente confermati erano sostenuti da almeno una fonte di prove attendibili o da almeno due fonti secondarie indipendenti. I report scartati non avevano una prova convalidante che ne sostenesse la plausibilità. I dati hanno rivelato che si sono verificati molti più attacchi con armi chimiche durante la guerra civile in Siria rispetto a quanto si riteneva in precedenza. Gli autori dei report “sospettavano” che il numero effettivo di attacchi potesse essere “significativamente più alto.”

Questo studio specifico si sofferma sull’uso di ordigni di cloro rudimentali da parte del governo siriano per l’analisi dei fondamenti logici dell’uso di armi chimiche, dal momento che è la forma più usata di attacco chimico impiegata dal regime di Assad. Secondo quanto riportato, il 91.5% degli attacchi confermati organizzati dal regime di Assad sono stati attacchi di cloro, di solito forniti da lanciamissili o elicotteri. Il cloro come agente di arma chimica ha dei vantaggi strategici fondamentali che ne spiegano l’uso da parte del governo siriano. Il report evidenzia che il cloro è “conveniente e facile da reperire in quantità significative”, nonché facile da immagazzinare e manipolare all’interno delle infrastrutture industrializzate della Siria. In aggiunta, il cloro trova impieghi diffusi tra cui purificare l’acqua; non è una sostanza controllata e, perciò, non è considerata un’arma chimica “ufficiale”.

Nel report si legge che la campagna alle armi chimiche del governo siriano si allinea attentamente alla convenzionale campagna di armi chimiche. Per esempio, nell’agosto 2013, si è verificato un attacco con armi chimiche fuori Damasco per mezzo di munizioni rudimentali di assistenza ai missili (IRAMs). Questa particolare arma è stata impiegata dal governo siriano in passato per usi bellici convenzionali. Inoltre, la progettazione convenzionale di “bombe barile” utilizzate dalle forze del governo probabilmente ha influenzato lo sviluppo di munizioni rudimentali di cloro forniti dagli aerei come armi chimiche. Un altro aspetto messo in evidenza è la motivazione logica del luogo dove le armi chimiche sono state utilizzate. In molte circostanze, si è pensato che il regime di Assad abbia voluto colpire le roccaforti dell’opposizione, attraverso attacchi con armi chimiche come forma di punizione collettiva. Questa punizione collettiva ha inflitto sofferenze alla popolazione civile che ha accolto o sostenuto i ribelli come mezzo per obbligare i civili a ritirare il loro sostegno o a fuggire.

Infine, il report fornisce preziosi approfondimenti sulle ragioni dietro l’uso di specifiche forme di armi chimiche del regime di Assad. Analizzando queste motivazioni, lo studio è stato utile per fornire raccomandazioni generali e significative per la comunità internazionale. In particolare, il GPPI ha richiesto a paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia di sostenere le attuali politiche per intraprendere un’azione militare immediata in risposta all’uso delle armi chimiche da parte di Assad. Inoltre, il report intende esortare i responsabili politici e i pianificatori militari a considerare attentamente impianti e materiali mirati connessi agli attacchi chimici. Infine, si è cercato di incoraggiare la comunità internazionale intera ad assumersi le responsabilità dei crimini di guerra in Siria e rispondere delle proprie azioni.

Report originale disponibile qui: https://www.gppi.net/media/GPPi_Schneider_Luetkefend_2019_Nowhere_to_Hide_Web.pdf

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