Il Principio di Proporzionalità nei Conflitti Armati

Gli effetti indiretti della guerra quale parte integrante dell’equazione di proporzionalità Gli effetti indiretti della guerra quale parte integrante dell’equazione di proporzionalità © www.gliocchidellaguerra.it

La proporzionalità negli attacchi: un’incerta via di mezzo tra umanità e necessità militare.

Determinare se il danno civile causato da un particolare attacco militare costituisca una violazione del diritto internazionale umanitario (DIU) raramente costituisce una questione di facile comprensione, e la ragione è duplice. Innanzitutto, i fatti noti ai comandanti al momento dell'attacco raramente vengono resi pubblici. In secondo luogo, le norme che disciplinano il diritto bellico sono formulate in modo talmente generico e spesso flessibile, che facilmente si prestano ad interpretazioni divergenti.

In linea di principio, l'oggetto e lo scopo del diritto internazionale umanitario è quello di proteggere i civili e gli oggetti civili, stabilendo un equilibrio tra due principi contrastanti: necessità militare, da un lato e considerazioni di umanità, dall’altro. Sfortunatamente però, la realtà quotidiana dimostra quanto questo equilibrio sia precario e soggettivo. E ciò appare tanto più evidente nell'applicazione pratica del principio di proporzionalità.

Per esplorare più a fondo questo argomento e meglio comprendere il rapporto critico esistente tra necessità militare e considerazioni di umanità, nel Giugno del 2016, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e l'Université Laval hanno organizzato un incontro internazionale di esperti, riunendo fra loro professionisti provenienti da 16 diversi paesi del mondo. Dall’evento è quindi scaturito un dettagliato Rapporto, che è stato pubblicato nel Settembre 2018. Partendo da scenari ed esempi concreti, il Rapporto contiene le cruciali riflessioni dei partecipanti, coglie i loro punti di vista e presenta alcune essenziali raccomandazioni per la futura attuazione pratica del principio di proporzionalità.

Secondo il DIU, i combattenti devono indirizzare i propri attacchi esclusivamente contro obiettivi militari. Ne consegue che dirigere intenzionalmente attacchi contro civili e oggetti civili è vietato e costituisce un crimine di guerra ai sensi del diritto penale internazionale (DPI).

Ciononostante, un attacco diretto contro un legittimo obiettivo militare può comunque risultare illegittimo. Ciò accade quando i due principi fondamentali di distinzione e proporzionalità non vengono rispettati.

L'applicazione pratica del principio di distinzione richiede che coloro che progettano o lanciano un attacco debbano prendere tutte le possibili precauzioni per assicurarsi che gli obiettivi attaccati non siano né civili né oggetti civili, in modo da risparmiare il più possibile queste ultime due categorie. Una volta poi accertato il carattere militare del bersaglio, il principio di proporzionalità introduce nell'equazione un nuovo elemento: i comandanti dovranno considerare se le morti, i danni a civili, i danni ad oggetti civili, o una combinazione di tutto questo, che ci si aspetta possano essere provocati da un simile attacco, risultino eccessivi, e quindi sproporzionati, rispetto al vantaggio militare concreto e diretto previsto.

Da questo ragionamento ne deriva che, a seconda delle circostanze, i danni accidentali arrecati ai civili possono risultare leciti o illeciti. Il danno può essere lecito - seppur deplorevole - laddove siano state prese tutte le precauzioni possibili per evitare o almeno minimizzare il danno, e dove non ci si aspettava che tale danno potesse risultare eccessivo rispetto al vantaggio militare concreto diretto previsto. Il danno collaterale può essere lecito solo se queste due condizioni vengono soddisfatte.

La verità, però, è che entrambi i concetti di "danno eccessivo" e "vantaggio militare concreto e diretto" appaiono necessariamente indefiniti e, come tali, soggetti ad interpretazioni differenti. In un simile contesto, poiché la guerra sempre più sembra accanirsi in aree densamente popolate, dove è probabile che si verifichino vittime civili a causa della compresenza e alla mescolanza di obiettivi militari e persone e oggetti protetti, il principio di proporzionalità sta diventando sempre più cruciale negli attuali conflitti armati.

Interessante punti di discussione hanno riguardato, ad esempio, le conseguenze indirette causate dagli attacchi militari o l'applicabilità del principio di proporzionalità in caso di oggetti a duplice uso, che risultano particolarmente comuni nella guerra urbana. Gli oggetti a duplice uso sono oggetti civili che si trasformano in obiettivi militari, in quanto utilizzati simultaneamente per scopi militari, e viceversa (un edificio, un ponte o una stazione elettrica, ad esempio). Da un punto di vista prettamente legale, tuttavia, un oggetto viene classificato o come obiettivo militare o come oggetto civile. Non esistono categorie intermedie. Ne consegue che, se un uso militare, anche piuttosto secondario, è in grado di trasformare un oggetto civile in un obiettivo militare, il danno causato alla parte civile rimanente - per quanto importante sia - non dovrebbe avere alcuna rilevanza nella decisione di lanciare un attacco.

Questa opinione è stata fortemente criticata dagli esperti e dal CICR, secondo i quali l'impatto dell'attacco sulla parte civile di un oggetto a duplice uso deve essere sempre preso in considerazione nella valutazione della proporzionalità. In altre parole, la distruzione di un ponte, considerato come un legittimo obiettivo militare, potrebbe ancora essere considerata sproporzionata nel caso in cui renda impossibile per i civili procurarsi cibo o forniture mediche, con conseguente grave deterioramento della situazione umanitaria.

 

Per maggiori informazioni, visitare:

https://www.icrc.org/en/document/international-expert-meeting-report-principle-proportionality

 

di Federica Pira

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