La violenza sessuale in tempo di guerra: il Segretario Generale ONU rilascia il suo ultimo Rapporto

La vergogna della guerra su donne e bambini La vergogna della guerra su donne e bambini © Roberto Schmidt/AFP

“La violenza sessuale continua ad essere utilizzata come tattica di guerra, terrorismo, tortura e repressione” (Segretario Generale ONU, Rapporto Annuale 250/2018)

Una decina di anni fa, il Consiglio di Sicurezza ONU adottava la Risoluzione n. 1820/2008, riconoscendo la violenza sessuale come specifica strategia di guerra e ponendo la sua prevenzione e repressione nell'agenda delle Nazioni Unite. In un simile scenario, la portata del nuovo Rapporto Annuale del Segretario Generale ONU (250/2018) è quella di riferire sui processi di attuazione della Risoluzione 1820/2008, nel periodo compreso tra Gennaio e Dicembre 2017, e di raccomandare azioni strategiche per un coordinamento ed un approccio globale alla questione.

La Relazione Annuale pone sotto esame diciannove paesi, tra i quali l'Afghanistan, la Repubblica Centrafricana, la Colombia, la Repubblica Democratica del Congo, l'Iraq, la Libia, il Mali e il Myanmar, solo per citarne alcuni. L'analisi dimostra come la nascita o il risorgere del conflitto, insieme al violento estremismo e al collasso dello stato di diritto, costituiscano i principali fattori scatenanti della violenza sessuale.

Nel periodo considerato, lo stupro, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, le gravidanze coatte ed altre forme di brutalità risultano ancora utilizzate dai belligeranti (sia attori statali che gruppi armati non statali) quale mezzo di guerra per controllare la riproduzione e la procreazione. In simili contesti, la violenza sessuale appare espressione di un odio etnico e viene impiegata come veicolo di persecuzione, in particolare nei confronti di donne e bambine in età riproduttiva, percepite quali trasmettitori dell’ "onore" familiare e nazionale. Nella maggior parte dei casi, l'intento finale è quello di alterare la composizione demografica e l'identità etnica dei gruppi perseguitati, di costringerli a fuggire dalle loro case - o di impedire loro di tornare ai loro luoghi di origine - assicurando in tal modo un indisturbato controllo su terre e risorse.

Sovente, gli atti di violenza vengono attuati in pubblico, allo scopo di terrorizzare le famiglie attraverso la violazione di tabù, a significare che nulla è sacro e nessuno è al sicuro. I dati rivelano poi che le vittime vengono selezionate su base etnica, religiosa o politica. Nella maggior parte dei casi, queste ultime vivono al di fuori della portata e della protezione di autorità ed istituzioni, e sono concentrate in aree rurali o in campi di rifugiati e sfollati. Molte donne vengono ricattate dagli stessi funzionari del campo o da trafficanti di esseri umani, i quali esigono prestazioni sessuali in cambio della propria assistenza. In altri casi, la violenza viene perpetrata da militanti con la tacita approvazione dei propri comandanti, quale forma di compensazione per i propri servizi.

La conseguenza di tutto ciò è che la violenza sessuale connessa al conflitto ha devastato e continua a devastare le condizioni fisiche e mentali di donne e bambine appartenenti a gruppi di minoranza. Tra le famiglie disperate si instaurano sempre più meccanismi di connivenza, come i matrimoni tra bambini, la poligamia, il ritiro di ragazzi e ragazze da istituzioni educative e lo sfruttamento sessuale a scopo di lucro. I bambini nati da gravidanze indesiderate vengono etichettati come "sangue marcio" o "figli del nemico" e separati dal gruppo sociale cui appartengono le proprie madri. La vulnerabilità cui sono soggetti questi bambini spesso li espone al reclutamento, alla radicalizzazione e alla tratta. Inoltre, per molti sopravvissuti, la paura dello stupro è immediatamente seguita da traumi fisici e psicologici, dallo stigma e dalla paura del rigetto, con comunità che hanno maggiori probabilità di punire la vittima rispetto all'autore. Il risultato è che la violenza sessuale connessa al conflitto appare tra i reati meno riportati.

Il clima di impunità che circonda questi crimini appare ancora più allarmante. I sospettati vengono spesso rilasciati dalla custodia cautelare con la complicità di funzionari locali che condividono l’appartenenza politica o etnica di questi. Il risultato è che le vittime vengono re-traumatizzate. Inoltre, la maggior parte di questi reati viene giudicata di fronte a tribunali tradizionali fondati su leggi locali. Questi tribunali spesso richiedono alle vittime di stupro di sposare i propri aggressori, in tal modo garantendo ai responsabili di simili efferatezze, l’esenzione dall’accusa e dalla condanna.

In un simile scenario, le autorità nazionali e la società civile collaborano con le Nazioni Unite per prevenire ed affrontare la violenza sessuale connessa al conflitto. Gli sforzi comprendono l'attuazione di riforme, il sostegno alle organizzazioni locali non governative, il rafforzamento dello stato di diritto ed il rafforzamento della capacità istituzionali nazionali.

A fronte di tutto ciò, il Segretario Generale ONU esorta il Consiglio di Sicurezza ad impiegare tutti i mezzi a sua disposizione per spingere le parti in conflitto al rispetto del diritto internazionale. Dovuta attenzione deve essere prestata ai primi segnali di violenza e maggiore sostegno dev’essere fornito al dispiegamento di consulenti specializzati nella protezione delle donne. Sull’altro fronte, gli Stati membri sono invece invitati a porre in essere modifiche legislative ed istituzionali, allo scopo di affrontare in modo efficace la questione della violenza sessuale in tempo di guerra e garantire alle vittime di questa di essere ufficialmente riconosciute come vittime di conflitto, terrorismo o persecuzione. Gli Stati e le organizzazioni intergovernative sono poi esortate a sostenere ed agevolare il ritorno degli sfollati ai rispettivi luoghi di origine o scelta, e a promuovere campagne di mobilitazione della comunità per trasferire lo stigma della violenza sessuale dalle vittime agli autori di questa.

 

 

Per maggiori informazioni, visitare:

https://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7b65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7d/s_2018_250.pdf

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