La Russia recede dal Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa

Il presidente russo Vladimir Putin durante una conferenza stampa al Cremlino, Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin durante una conferenza stampa al Cremlino, Mosca. © Dimitro Sevastopol via Pixabay

In seguito all'avvio della procedura ufficiale per il recesso della Russia dal CFE si teme una possibile escalation nucleare.

A partire dal 2007, la Russia ha sospeso la sua adesione al Trattato CFE sulle forze armate convenzionali in Europa e ha avviato una politica di riarmo massiccio. Il CFE era stato firmato nel 1990 da sei paesi del Patto di Varsavia e 16 membri della NATO, tra cui l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. L'accordo limita la quantità di armi convenzionali dislocate in Europa, stabilendo un tetto totale di 20.000 carri armati (per un massimo di 16.500 in unità attive), 30.000 veicoli da combattimento (per un massimo di 27.300 in unità attive), 20.000 pezzi di artiglieria (per un massimo di 17.000 in unità attive), 6800 aerei da combattimento e 2.000 elicotteri d'attacco. Queste cifre devono essere considerate per l'intera regione coperta dal Trattato; ogni paese firmatario ha una propria quota specifica che non può superare. 

La natura stessa del CFE e lo scenario geopolitico che si è sviluppato negli ultimi dieci anni sono stati fattori significativi nella decisione della Russia di rinviare la sua ratifica nel luglio del 2007. A partire dagli anni '90, a causa della  graduale espansione della Nato verso est, la Russia si è trovata priva dell'appoggio degli stati cuscinetto rappresentati dai paesi del Patto di Varsavia. Così il Presidente Putin ha deciso di ritirarsi dal Trattato e di iniziare a riorganizzare e dispiegare le sue forze armate. Inoltre, Mosca ha dichiarato che il Trattato “non corrisponde più alle realtà contemporanee e agli interessi di sicurezza della Russia”, alludendo al fatto che le nazioni della NATO non hanno ratificato l'aggiornamento del Trattato, che tendeva ad adattare le disposizioni della convenzione alla realtà successiva alla dissoluzione dell'Unione Sovietica. 

Recentemente, Putin ha avviato l'iter parlamentare per il ritiro ufficiale dal CFE. Gli osservatori internazionali sostengono che il ritiro definitivo di Mosca dal CFE aumenta la probabilità di un conflitto nucleare, anche perché l’annuncio è seguito all’ulteriore decisione della Russia di sospendere unilateralmente il New Start, Trattato di riduzione delle armi strategiche. L’obiettivo di quest'ultimo è limitare le armi nucleari detenute da Stati Uniti e Russia, ed era stato rinnovato per altri cinque anni nel febbraio 2021; in seguito alla decisione russa, scadrà quindi nel 2026. Un punto fondamentale del New start è rappresentato dalla possibilità di poter verificare che le controparti agiscano in conformità con i termini dell'accordo, ed è proprio per questo che Putin ha annunciato la sospensione. Secondo il presidente russo, la NATO è sotto l’effettiva direzione degli Stati Uniti, ed essendo oltretutto attivamente coinvolta nel conflitto in Ucraina, non deve poter condurre le ispezioni delle armi atomiche russe richieste dall'accordo. 

Complessivamente, nell'ambito sia della guerra in Ucraina che delle più recenti tecnologie militari sviluppate dalla Russia, le decisioni di Mosca sono considerate estremamente preoccupanti. 

 

Per saperne di più:

https://it.insideover.com/guerra/perche-la-russia-e-uscita-dal-trattato-sulle-forze-convenzionali-in-europa.html

https://www.ilmessaggero.it/mondo/russia_esce_dal_trattato_sulle_armi_convenzionali_in_europa_rischio_escalation_nucleare-7393505.html?refresh_ce

 

di Chiara Cacciatore

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