L'orrore nei Balcani. Vittime civili nel secondo conflitto mondiale in ex Jugoslavia

A prison camp on Pag Island A prison camp on Pag Island © Father Paolino Beltrame Quattrocchi

Il paper di Fiorella Perrone presenta le condizioni e la sorte di centinaia di migliaia di vittime civili nei Balcani  tra il 1941 e 1943.

 

Nel corso del secondo conflitto mondiale più di 900 mila civili persero la vita nella Jugoslavia invasa dalle potenze dell’Asse. Tra il 1941 e il 1945 si consumarono sul suolo jugoslavo persecuzioni e massacri di inaudita ferocia, espressamente diretti contro la popolazione civile, sia da parte degli ustascia croati sia per mano degli occupanti italiani.

Vicende per lungo tempo rimosse e ancora oggi scarsamente note al grande pubblico, sono qui ricostruite dalla storica Fiorella Perrone, attraverso l’analisi dei passaggi storici più salienti e il racconto dei sopravvissuti. Di grande impatto è la testimonianza di padre Paolino Beltrame, cappellano militare italiano,  che ha assistito agli orrori del conflitto e che ha così descritto il suo racconto: ”Da quanto mi accingo a esporre, riflettendo la mia sola esperienza personale in un settore peraltro limitato e ristretto, è facile immaginare quanto immenso sia stato il baratro d’odio e di sangue scavato dagli stessi popoli balcanici nella propria terra nel giro di pochi mesi dell’estate 1941”.

Il paper ripercorre, attraverso fonti e testimonianze edite e inedite, il periodo che va dall’aprile 1941 al settembre 1943 nella zona di occupazione italiana. Più precisamente, sono messe in luce le brutali azioni messe in atto contro serbi, ebrei e rom dal regime croato posto sotto influenza italiana, e i crimini di guerra di cui si macchiò l’esercito italiano nei territori sotto il suo controllo. A partire dal 1942 l’Italia emanò direttive che portarono nei Balcani all’uso di feroci sistemi coercitivi e punitivi in nulla diversi da quelli del regime croato: rastrellamenti e deportazioni di civili, fucilazioni di resistenti e di ostaggi, incendi di villaggi, saccheggi e distruzioni.

In conclusione, da questo lavoro emerge come a pagare le conseguenze più gravi e drammatiche del conflitto, ancora una volta, sia stato un numero troppo alto, ancora oggi imprecisato, di vittime civili.

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