Polvere Nera e Violenza

Bomba inesplosa a Baghdad Bomba inesplosa a Baghdad © foto non soggetta a copyright

In questo articolo si presenta brevemente il Rapporto “Eight years of global explosive violence reviewed: 2011-2018”, pubblicato da AOAV in data 2 Luglio 2019

L’organizzazione no-profit Action on Armed Violence (AOAV) si impegna sin dalla fine del 2010 ad esaminare il danno diretto ed indiretto arrecato su scala globale (119 paesi hanno sofferto almeno un morto od un ferito in seguito a violenza collegata all’uso di esplosivi nel periodo 2011-2018), tanto a civili quanto a militari, da armi esplosive di qualsiasi genere.

In particolar modo i risultati ottenuti dall’analisi dei dati raccolti nell’arco del periodo sopra citato evidenziano uno scenario chiaro e definito da cui si possono trarre numerose conclusioni.

In primis, quello che probabilmente emerge come elemento più preoccupante è che, nel lasso di tempo oggetto del report, i civili hanno costituito i tre quarti delle vittime totali dovute all’impiego di armi esplosive: più di 230000 tra feriti o uccisi, circa 79 al giorno.

Secondo l’AOAV, sebbene vi sia stata una leggera inversione di tendenza nell’ultimo biennio, non si può affermare con certezza che questa non sia unicamente dovuta ad una mera diminuzione delle denunce dovuta all’assenza di strutture ospedaliere nelle zone di conflitto: soprattutto se si considera che nel 2017 sono stranamente stati registrati più incidenti fatali che ferimenti.

Altro dato che dà l’idea del danno arrecato dalle armi esplosive alla popolazione non combattente si può trovare nelle differenze percentuali che si riscontrano a  seconda dei contesti in cui queste stesse armi vengono impiegate: se in aree agricole o zone remote circa una vittima su tre è un civile, in contesti urbani altamente popolati il numero risulta nettamente superiore, arrivando a superare la spaventosa soglia del 90% (2017).

Da ciò si è potuto ricavare, senza margine di dubbio, che quando le armi esplosive vengono usate in aree popolate, specie se l’arma ha un raggio d’azione particolarmente vasto (c.d. “Wide areas effect”), sono i civili a pagare il prezzo più alto di questo impiego.

Ulteriori informazioni riguardano proprio il tipo di arma impiegata: i dispositivi esplosivi improvvisati (IEDs) sono responsabili per più della metà delle vittime civili, risultando parecchio efficaci nel loro odioso fine, con una media di 13 ciascuno. A partire dal 2013, nonostante un aumento degli incidenti, il numero di quelli fatali è gradualmente diminuito, probabilmente però solo a causa della significativa perdita di territorio subita dallo Stato Islamico, che si è lasciato alle spalle numerosi ordigni inesplosi.

Con riguardo agli attacchi aerei, il numero di vittime è stato in costante aumento fino al 2017 (anno in cui sono risultati essere il mezzo esplosivo più letale a livello globale) prima di vedere una significativa decrescita nel 2018.

Tra gli esplosivi presi in considerazione dall’AOAV vi sono poi i c.d. “ground-launched explosives” (missili terra-terra, artiglieria, granate ecc.), per i quali la tendenza sembra la stessa degli IEDs: nell’ultimo biennio più incidenti ma meno morti.

Infine sono stati esaminati gli attacchi suicidi, i più mortali, con una media di 38 vittime per incidente, di cui 30 civili. Anche in questo caso, la liberazione di gran parte dei territori in mano all’ISIS, ha portato ad una diminuzione del numero totale degli attacchi (e di conseguenza delle vittime) in Siria ed Iraq ma al contempo ha fatto sì che se ne verificassero in altri paesi solo recentemente presi di mira dai miliziani ancora leali al califfato.

Da ultimo il report guarda al fenomeno relativamente ai responsabili: nei casi in cui si è potuti risalire ai mandanti degli attacchi, il 53% delle vittime civili è stato imputabile ad attori non statali, il 46% ad attori statali ed il restante 1% ad una combinazione dei due. Quello che emerge e preoccupa non poco, però, è che negli ultimi anni, a causa del maggior numero di paesi coinvolti in situazioni di conflitto armato, la percentuale di vittime dovute ad attacchi esplosivi ad origine statale è aumentata e numerosi elementi suggeriscono che questo trend contribuisca in modo fondamentale all’aumento delle affiliazioni a gruppi terroristici di vario genere, dando vita ad un pericoloso circolo vizioso.

Visto e considerato che alla luce di quanto emerge dal report, a pagare il prezzo più caro di questa violenza è la popolazione civile, AOAV (con altri membri del Network Internazionale sulle Armi Esplosive) ha quindi invitato i singoli stati a cercare un accordo politico volto a fermare l’uso di armi esplosive, specialmente a largo raggio e nelle zone densamente abitate. Inoltre ha richiesto misure concrete volte al controllo sui materiali necessari alla fabbricazione di IEDs al fine di limitarne la diffusione e l’impiego, insistendo infine per una maggiore cooperazione tra stati ed altri attori impegnati nella lotta a questo tipo di attacchi.

 

Rapporto integrale disponibile qui:

https://aoav.org.uk/2019/8-year-overview/#_edn1

 

Author: Federico Rossi; Editor: Sara Gorelli

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