Il Burkina Faso davanti a nuove problematiche

Soldati del Burkina Faso Soldati del Burkina Faso AFP

20 Gennaio 2020

Dal 2015, il Burkina Faso è diventato il target di un crescente numero di attacchi condotti da gruppi armati. Tali attacchi hanno colpito anche gli stati confinanti del Mali e del Niger, nel più generale contesto di violenza regionale diffusasi nell’area del Sahel. Secondo le Nazioni Unite, circa 4000 persone sono state uccise in questi tre Stati lo scorso anno. Inoltre, la violenza, che sino ad ora è stata limitata ad uccisioni di militari, hanno cominciato a colpire la popolazione civile. Uno degli attacchi più recenti e mortali è avvenuto a novembre, quando degli uomini armati hanno teso un’imboscata a un convoglio che trasportava i lavoratori della compagnia mineraria di oro Canadese Semafo, nell’est del Burkina Faso, ed è risultato nell’uccisione di 37 civili e nel ferimento di 60. Nonostante, come notato da Nicolas Haque di Al Jazeera, gli attacchi verificatisi nell’est del paese, ai confini con il Benin e il Niger, siano altamente inusuali, lo spostamento nell’equilibrio di potere potrebbe essere spiegato con il recente flusso di movimenti jihadisti dal vicino e afflitto Mali. Come riportato da The New Humanitarian, infatti, questi gruppi, anche se sono originariamente situati nelle regioni del nord del Burkina Faso, dove rimangono più attivi, si sono successivamente espansi nell’est, “inserendosi in una lunga lista di rimostranze locali legate alla povertà, a scarsi servizi sociali, e alla conservazione dei parchi protetti”. Secondo Héni Nsaibia, ricercatrice per l’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), che raccoglie e analizza informazioni sui conflitti, il recente aumento nella violenza è stato causato da degli attacchi di rivendicazione tra gli estremisti e il Koglweogo - una milizia di autodifesa che si oppone ai jihadisti ma che è accusata di vaste violazioni dei diritti umani. “Sembra che ciò sia parte di un più ampio tentativo da parte dei jihadisti di liberarsi delle milizie nelle aree sotto il loro controllo”, afferma Nsaibia.
Negli ultimi mesi, i gruppi alleati dello Stato islamico nell’Africa Occidentale (Iswap) e dello Stato Islamico nel Gran Sahara (Eigs) sono stati responsabili dello sfollamento di migliaia di persone, creando nuovi bisogni umanitari nell’est del Burkina Faso. Come risultato, oltre un milione e mezzo di persone sono sfollate in tutta la nazione, in una delle crisi di sfollamento più rapidamente in crescita al mondo. Molte di esse sono concentrate nel nord, dove gli estremisti lanciano la maggior parte dei loro attacchi, e dove anche le organizzazioni umanitarie hanno concentrato la loro attività. In tale contesto, solo una piccola percentuale degli attacchi è stata rivendicata dai gruppi armati, e in particolare da quelli radicali Islamisti come Ansural Islam, Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin e lo Stato Islamico nel Gran Sahara, mentre la maggior parte di essi possono essere attribuiti a trafficanti e a bande criminali comuni, così come anche a ex soldati leali al regime del Presidente Blaise Compaorè, che è terminato nel 2014.
Ciò detto, la situazione nell’est, dove rimangono ancora grandi gap nell’assistenza umanitaria, rimane critica. Essenzialmente, nessun rifugio è stato distribuito alle persone che sono rimaste sfollate per settimane, mentre solo un piccolo numero di famiglie hanno ricevuto teli di plastica e corde nei mesi precedenti. Manenji Mangundu, direttore nazionale per il Burkina Faso e il Niger del Norwegian Refugee Council, ha affermato che  “mentre i bisogni stanno aumentando drammaticamente dappertutto nel Paese, la comunità internazionale e i donatori sono ancora lontani dal rispondere appropriatamente”. Mangundu ha avvertito che la risposta umanitaria sarà seriamente compromessa se la comunità internazionale non comincierà a porre tanta enfasi sulla situazione umanitaria come la pone sulla sicurezza, una comune lamentela avanzata dai gruppi di aiuto umanitari e dagli analisti del Sahel. “Gran parte dell’attenzione è stata focalizzata sulla risposta militare”, ha affermato Mangundu. “Ma gli sfollati nel Burkina Faso hanno bisogno di cibo più di quanto ne abbiano bisogno i soldati”.



Per saperne di  più:

https://www.aljazeera.com/news/2019/11/burkina-faso-37-killed-attack-canadian-mining-convoy-191106225055900.html

https://www.reuters.com/article/us-semafo-attack/at-least-37-killed-in-attack-on-canadian-miner-semafo-convoy-in-burkina-faso-idUSKBN1XG2BL

https://www.thenewhumanitarian.org/news-feature/2020/1/21/Burkina%20Faso-east-militancy-extremism



Autore: Pasquale Candela; Editor: Aleksandra Kròl

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