L’Impatto Umanitario delle Armi Esplosive sulle Donne

Ragazza libanese costretta a fuggire a causa dei conflitti armati Ragazza libanese costretta a fuggire a causa dei conflitti armati © Thomas Leuthard/Flickr

Il seguente rapporto di Reaching Critical Will (RCW), ha lo scopo di esplorare le conseguenze sulle donne dell’uso di armi esplosive nelle aree popolate. Infatti, i danni causati dalle armi esplosive hanno effetti e conseguenze diversi tra uomini e donne.

RCW è un programma di disarmo di Women’s International League for Peace and Freedom (WILPF), che ha come scopo quello di coinvolgere e promuovere la partecipazione della società civile e degli attori non-governativi nel processo al disarmo delle Nazioni Unite.

 Nel panorama legale internazionale l’uso di armi ad alto impatto esplosivo in aree densamente popolate non è specificatamente proibito e i regolamenti al riguardo sono frammentari ed incoerenti. Non essendoci alcun trattato o regolamento al riguardo, il loro uso in guerra è sottoposto al Diritto Internazionale Umanitario (DIU). Qui sono sanciti i tre principi di “distinzione”, “proporzionalità” e “precauzione”; il primo principio prevede che in ogni momento del conflitto i combattenti siano chiaramente distinti dai civili così come gli obiettivi militari e non, il secondo che gli attacchi che prevedono perdite civili, danni alle infrastrutture od entrambi, debbano essere proporzionati al vantaggio militare concreto che ne deriva. Infine, il terzo principio richiede la precauzione nella scelta dei mezzi e dei metodi per gli attacchi militari.

Nonostante questi principi, il DIU non è sufficiente a regolare adeguatamente l’uso delle armi esplosive, senza considerare le sempre più frequenti violazioni da parte degli stati, che si traducono in violazioni dei Diritti Umani.

Il Diritto Internazionale in materia di Diritti Umani regola una serie di previsioni per la protezione degli individui e dei gruppi durante i conflitti armati, stabilendo obblighi per gli stati. I Diritti Umani che dovrebbero essere rispettati e garantiti ai civili in caso di conflitti armati sono: il diritto alla vita, alla libertà di movimento, ad avere un rifugio adeguato, all’educazione, alla salute e il diritto a non subire torture o trattamenti inumani e degradanti. Tutti diritti che sono violati con l’utilizzo di armi esplosive.

La legge sui Diritti Umani richiede agli stati di “astenersi da azioni discriminatorie che direttamente o indirettamente neghino l’equità di uomini e donne di godere dei propri diritti [umani]”. La Convenzione per Eliminare ogni Forma di Discriminazione Contro le Donne (CEDAW) stabilisce che “gli Stati Membri devono in ogni ambito, in particolare quello politico, sociale, economico e culturale prendere le misure appropriate, includendo le leggi, per assicurare il pieno sviluppo e l’avanzamento delle donne con lo scopo di garantire loro l’esercizio pieno ed il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali su base egualitaria agli uomini”. Inoltre, la giurisprudenza in materia obbliga gli stati a non discriminare e a combattere ogni tipo di disuguaglianza di genere, anche in periodi di guerra. Infatti, l’uso di armi esplosive in aree popolate non ha solamente impatti devastanti diretti sui civili in generale, ma ha particolari e distinte conseguenze sulla vita e sui mezzi di sostentamento delle donne.

 L’esperienza delle donne a seguito e durante i conflitti armati è nettamente diversa dall’esperienza degli uomini, a causa del diverso stato sociale che occupano a livello familiare e comunitario, nonché per i diversi luoghi e strutture pubbliche di frequentazione. Inoltre, la pre-esistente disuguaglianza di genere in molte società e culture aumenta a causa dei seri danni alle infrastrutture e all’interruzione della vita quotidiana, che colpisce uomini e donne in modo differente per i loro diversi ruoli sociali.

 Gli effetti sulla salute a causa dell’uso di armi esplosive provocano sia danni fisici che psicologici, in particolare l’onda esplosiva ha implicazioni specifiche sulle donne incinte potendo causare seri danni alla placenta e conseguenti aborti spontanei. Inoltre, ricerche condotte su donne sopravvissute a mine esplosive mostrano che esse sono spesso marginalizzate e stigmatizzate dai rispettivi mariti e dalla famiglia a causa delle loro amputazioni e sfregi. Il UN Mine Action Service (UNMAS) ha riportato che le donne soffrono di un più limitato accesso alle cure di emergenza ed all’assistenza a lungo termine riabilitativa, il che si riflette sulle ulteriori difficoltà che le donne colpite da armi esplosive devono affrontare.  

 Gli effetti devastanti delle armi esplosive sul sistema sanitario, dovuto alla distruzione di infrastrutture ed ospedali, ha un impatto sulla salute delle donne e sulle nascite. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) riporta che le complicazioni in gravidanza è causa della morte di 287.000 donne ogni anno. In paesi dove già in periodi di pace la mortalità materna è alta, in caso di guerre e danni causati da armi esplosive, il diniego all’accesso alla salute riproduttiva risulta per le donne come una sentenza di morte.    

 Allo stesso modo in cui le armi esplosive recano danni e/o distruggono infrastrutture sanitarie, così anche le proprietà private e gli spazi pubblici vengono seriamente danneggiati. Gli attacchi esplosivi diretti ai mercati e alle aree residenziali hanno un effetto sproporzionato sulle donne rispetto agli uomini, essendo queste spesso le responsabili dell’acquisto di cibo e beni per la famiglia. Inoltre, a causa della perdita spesso del capo famiglia, le donne devono assumere nuovi ruoli diventando le uniche a provvedere al sostentamento della famiglia. Ciò provoca un aumento di casi di violenze dal momento che l’uomo non può più svolgere il suo ruolo tradizionale all’interno della famiglia e della comunità. La pressione sulle donne per essere le uniche a dover garantire il sostentamento famigliare è causa di discriminazione sul mercato del lavoro e non solo. Secondo la Missione delle Nazioni Unite di Assistenza per l’Iraq (UNAMI) i nuclei familiari in cui è la donna la sola a provvedere al sostentamento sono i più vulnerabili; nonché soggetti all’aumento di povertà, insicurezza alimentare, mancanza di accesso a fonti di acqua potabile, all’educazione, al lavoro, a rifugi sicuri oltre che a problemi sanitari e alla marginalizzazione sociale.  

La mancanza di opportunità lavorative espone le donne a maggiori rischi durante situazioni di conflitto, esponendole alle violenze fisiche, allo sfruttamento sessuale e sul lavoro per poter garantire il sostentamento economico alla famiglia e provvedere alle cure sanitarie.

In caso di dislocamento forzato dovuto a bombardamenti e distruzioni, le donne sono esposte a rischi di violenza e sfruttamento sessuale, è stato riportato che le donne siriane nei campi rifugiati sono spesso forzate alla prostituzione e le più giovani sono vittime del traffico e della tratta. Oltre alle conseguenze a lungo termine di tali violenze, che in molte società producono discriminazione e marginalizzazione, le donne molto spesso non hanno accesso ad adeguato aiuto e supporto sanitario e psicologico essendo la violenza sessuale causa di rifiuto e allontanamento da parte della famiglia e dalla società.  

Infine, avendo le donne un limitato accesso alla politica e ai ruoli decisionali, l’attenzione sulle politiche di assistenza post-conflitto molto spesso non prendono in adeguata considerazione la loro prospettiva nei piani e nei programmi di ricostruzione.    

Sino ad ora l’assenza di una analisi di genere sulle conseguenze delle armi esplosive ha portato a considerare l’esperienza degli uomini come la sola ed unica, e dunque quella più rilevante. L’impatto umanitario di genere delle armi esplosive ha quindi bisogno di essere indirizzato verso un approccio globale per il processo decisionale, così da poter garantire l’adeguata messa in opera di mezzi di prevenzione e ricostruzione che tengano in considerazione gli effetti psicologici, fisici e sociali sulle donne di breve e lungo termine.

 

Per maggiori informazioni, visitare:

www.inew.org
http://reachingcriticalwill.org/images/documents/Publications/WEW.pdf

 

Author: Francesca Geuna

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