Il procedimento penale è l'unico mezzo disponibile per fare giustizia?

Bambini siriani rifugiati in Kurdistan Bambini siriani rifugiati in Kurdistan © Bulent Kilic/AFP/Getty Images

Questa è la sintesi del briefing paper "Justice for Syrian Victims beyond Trials", pubblicato lo scorso febbraio 2018 da ICTJ

"Le organizzazioni siriane e la comunità internazionale dovrebbero lavorare insieme per implementare utilizzi innovativi della documentazione esistente, inclusi, ma non limitati a, procedimenti penali" [ICTJ, Justice for Syrian Victims beyond Trials, 2018].

 Dall'inizio della guerra in Siria, diverse istituzioni ed organizzazioni hanno cominciato a raccogliere dati ed informazioni su presunte e sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario commessi in Siria da entrambe le parti in conflitto. Lo scopo era quello di documentare gli abusi, identificarne gli autori ed (un giorno) chiamare questi ultimi a rispondere delle proprie azioni.

Ed effettivamente, nel corso degli anni, il ricorso a meccanismi di giustizia internazionale è stato discusso e vagliato in varie occasioni. Tra questi organismi internazionali, degna di nota è sicuramente la Commissione  Internazionale ed Indipendente d'Inchiesta sulla Repubblica Araba Siriana, istituita dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2011, con il mandato di indagare su tutte le presunte violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto umanitario, commesse da marzo 2011 (per saperne di più sull’argomento, visitare: http://www.losservatorio.org/it/rapporti/item/1315-relazione-ufficiale-della-commissione-internazionale-ed-indipendente-d-inchiesta-nella-repubblica-araba-siriana). Un’altr istituzione presa in considerazione è stata la Corte Penale Internazionale (CPI). In particolare, l'opzione di denunciare la situazione in Siria alla CPI è stata discussa molte volte nel corso del tempo, nutrendo, i diversi paesi del mondo, frustrazione e impotenza di fronte alle citate violazioni e alla generale mancanza di risposta da parte della comunità internazionale. A tal proposito, quando reati presumibilmente rientranti nella giurisdizione della CPI vengono commessi in paesi non parte dello Statuto di Roma, l'articolo 13 (b) del medesimo Statuto riconosce al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il potere di riferire la situazione alla CPI, agendo in base al Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Nonostante un simile potere riconosciuto, ad oggi, nessuna situazione in Syria è stata ancora riferita alla CPI, e questo perché, il 22 maggio 2014, la Cina e la Russia hanno posto il proprio veto. Nulla di sorprendente, dato il costante sostegno della Russia all'attuale governo siriano.

Un'ulteriore possibilità per perseguire la giustizia penale è stata trovata nel principio della giurisdizione universale, secondo la quale i tribunali nazionali di qualsiasi stato possono processare persone accusate di aver commesso gravi reati di interesse internazionale, indipendentemente dalla nazionalità dei presunti colpevoli o vittime, ed indipendentemente da dove tali crimini siano stati eseguiti.

Infine, vale la pena di citare anche il "Meccanismo Internazionale Imparziale ed Indipendente per la ricerca ed il perseguimento dei responsabili dei più gravi crimini di diritto internazionale commessi in Siria dal marzo 2011" (IIIM). Questo meccanismo, in stretta collaborazione con la Commissione Internazionale Indipendente d'Inchiesta sulla Siria, ha l'incarico di raccogliere, consolidare, preservare ed analizzare tutte le prove concernenti le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario commesse in tale contesto. Il Meccanismo è inoltre volto a preparare files per facilitare ed accelerare lo svolgimento di procedimenti penali equi ed indipendenti, nell’ambito di tribunali nazionali, regionali o nell’ambito di corti internazionali aventi giurisdizione su tali reati in conformità con il diritto internazionale.

Tuttavia, nonostante quanto sopra, la possibilità di avviare procedimenti penali contro presunti responsabili è, a poco a poco, svanita. Conseguentemente, le informazioni e le testimonianze raccolte nel tempo si sono via via accumulate, rimanendo inutilizzate all’interno di database. A questo punto, una domanda sorge spontanea: esistono altri meccanismi di giustizia disponibili che potrebbero essere implementati utilizzando questi dati?

Sebbene alcune delle informazioni raccolte non potranno mai essere utilizzate nell’ambito di procedimenti penali (a causa della loro bassa qualità o grado di rilevanza), il Centro Internazionale per la Giustizia Transitoria (ICTJ), nel suo Rapporto 2018, spiega come lo sviluppo di nuovi ed innovativi usi per il materiale raccolto costituisca la chiave per far fronte alle ingiustizie. Tali informazioni, ad esempio, potrebbero essere utilizzate per far valere un diritto al riconoscimento, alla verità e alla commemorazione delle vittime. Inoltre, tale documentazione potrebbe risultare utile per l’instaurazione di procedimenti giudiziari per questioni legate al diritto di proprietà; al diritto di famiglia; e alla denuncia di persone (anche forzatamente) scomparse.

 

Per saperne di più, visitare:

https://www.ictj.org/sites/default/files/ICTJ-Briefing-Syria_Documentation-2018.pdf

 

Author: Federica Pira

 

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