Non – Protetti

Cartello affisso davanti ad un Centro controllato da MSF, recante la scritta “Armi vietate” Cartello affisso davanti ad un Centro controllato da MSF, recante la scritta “Armi vietate” © Global Diaspora News

Questo articolo costituisce una presentazione del Rapporto "Non protetti - Riassunto della revisione interna sugli eventi del 31 ottobre a Batangafo, Repubblica Centrafricana", pubblicato da MSF nel Febbraio 2019.

 La Repubblica Centrafricana (CAR) è un paese in preda al conflitto sin dalla fine del 2012. Il governo centrale appare assente in gran parte del territorio ed incapace di garantire protezione alla popolazione. Alla luce di ciò, la violenza ha causato e continua a causare migliaia di morti civili, divisione sociale e massicci dislocamenti (per saperne di più sull’argomento, leggere https://www.losservatorio.org/it/rapporti/item/1402-il-dislocamento-di-civili-in-tempo-di-guerra).

L'unica autorità de facto in CAR è rappresentata da gruppi armati (in particolare combattenti Séléka e Anti-Balaka) i quali, nonostante la presenza costante di truppe militari ONU, sottomettono la popolazione e commettono una lista infinita di abusi contro i civili nella più totale impunità. Combattimenti, esplosioni, incendi, saccheggi, uccisioni, devastazioni di proprietà e altri episodi di violenza a Batangafo sono pertanto all’ordine del giorno.

La presenza militare di carattere internazionale è presente in CAR sin dal 1960, anno in cui il paese ottenne la propria indipendenza. La Missione di Stabilizzazione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (MINUSCA), ad esempio, è una forza di stabilizzazione creata a supporto del Governo del CAR. Essa è attiva sin dall’aprile del 2014 nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, con un totale di 14.632 impiegati nel novembre 2018, incluse truppe contingenti, polizia e civili. Il problema di MINUSCA, tuttavia, risiede nel fatto che, mentre la protezione dei civili è sicuramente elencata tra le priorità menzionate nella Risoluzione 2448 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Missione presenta comunque altre tre priorità e cinque compiti aggiuntivi. Questo genera una mancanza di chiarezza all'interno della missione, in particolare per quanto riguarda l’ordine di priorità.

Alla luce di quanto sopra, e con l'intento di illustrare la situazione di sofferenza, instabilità e insicurezza nella Repubblica Centrafricana, Medici senza Frontiere, attraverso ricerche dirette sul campo e interviste semi-strutturate condotte su Skype e al telefono, ha iniziato a documentare la ricorrenza della violenza a Batangafo, Kabo e Bangui tra novembre 2018 e inizio gennaio 2019.

Questa attività di documentazione è confluita in un Rapporto, che è stato poi elaborato dal Centro di ricerca applicata sulle pratiche umanitarie di MSF (ARHP) e pubblicato nel febbraio 2019. Il documento essenzialmente mette in luce la mancanza di una risposta efficace nella protezione dei civili ed esorta tutte le parti in conflitto e gli altri attori coinvolti a rispettare il diritto internazionale umanitario (DIU). Nello specifico, nonostante tutte le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU relative a MINUSCA abbiano insistito sul fatto che la responsabilità primaria nella protezione dei civili ricada sul governo del CAR, il Rapporto pubblicato da MSF ribadisce invece come MINUSCA sia giunta a Batangafo con l'obiettivo dichiarato di proteggere i civili. E la missione, ancora una volta, non sembra essere riuscita a farlo.

 

Per maggiori informazioni, visitare:

https://www.msf.org/unprotected-report-violence-and-lack-protection-civilians-car-central-african-republic

 

Author: Federica Pira

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