Sicurezza e minacce a civili e IDP nella regione del Sinjar in Iraq

Tre soldati completamente equipaggiati e armati Tre soldati completamente equipaggiati e armati © Gorodenkoff su iStock Images

Questo articolo è una presentazione del rapporto del Centro per i Civili nel Conflitto sulle minacce ai civili e agli sfollati interni nel Sinjar in Iraq

Il Centro per i Civili nel Conflitto (CIVIC) è un'organizzazione internazionale che promuove la protezione dei civili (POC) colpiti dai conflitti armati. Mira a prevenire, attenuare e fornire risposte sui danni dei civili. Questo rapporto esamina l'impatto della sicurezza e le minacce ai civili e agli sfollati interni (IDP) nel Sinjar, regione del nord-ovest dell'Iraq.  

Il distretto del Sinjar è uno storico centro di scambi commerciali e culturali. Tuttavia, negli anni ha subito ingerenze regionali e nazionali. Nel 2014, lo Stato Islamico (ISIS) ha lanciato una campagna genocida di uccisioni, rapimenti e conversioni forzate contro la maggioranza Yazida, costringendo donne e ragazze alla schiavitù, sottoponendole ad abusi sessuali e indottrinando i minori all'ideologia dell'ISIS. I combattenti dell'ISIS hanno distrutto villaggi, ucciso circa 3.100 persone, e ne hanno rapite 6.417, in particolare donne e bambini. Ne è conseguito lo scoppio di una crisi umanitaria con circa 200.000 persone in fuga dalla regione. La maggioranza della popolazione del Sinjar è sfollata tra il 2014 e il 2017. Inoltre, il susseguirsi delle operazioni militari contro i combattenti dell'ISIS ha reso la sicurezza della regione frammentaria. Nel frattempo, la ricostruzione della regione è stata gravemente colpita dalle tensioni tra il Governo dell'Iraq (GOI) e il Governo Regionale Curdo (KRG) sul controllo di Sinjar. I civili, infatti, non possono tornare nelle proprie abitazioni poiché gli ostacoli burocratici impediscono alle persone di avere un ripristino dignitoso dei servizi all’interno del distretto. La situazione è ulteriormente peggiorata a causa dell'impatto della pandemia. Le restrizioni imposte da Baghdad ed Erbil hanno portato all’aumento del numero di sfollati interni che tornano nel Sinjar. Molti di questi si sono trasferiti nelle case rimaste vuote, poiché le proprie abitazioni sono andate distrutte. Sfortunatamente, questo fenomeno è destinato ad aumentare rischiando di favorire le tensioni nella regione.

La metodologia impiegata dal CIVIC per l’analisi sulla protezione dei civili e sull'impatto della sicurezza nel Sinjar ha compreso 93 interventi tra cui interviste, osservazioni, incontri, conferenze e una revisione dei dati pubblici e della letteratura. I colloqui sono stati condotti tra febbraio e giugno 2020 a Erbil, Dohuk e in alcune aree del Sinjar. La maggior parte sono state svolte dal vivo, mentre altre sono state tenute al telefono a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Le conversazioni sono avvenute in arabo, curdo, turkmeno e inglese a seconda delle esigenze dell’intervistato. Il numero di discussioni ha incluso 50 interviste con i civili e con i leader delle comunità e 12 con le autorità governative. Per quanto riguarda il genere, 54 di queste 62 interviste sono state condotte con uomini e le restanti otto con donne. Va sottolineato che CIVIC ha cercato di intervistare lo stesso numero di uomini e donne. Tuttavia, la rappresentanza femminile resta ridotta. Per compensare questo squilibrio, è stato organizzato un Focus Group Discussion (FGD) con sei donne. Inoltre, nove interviste sono state condotte con i membri delle forze di sicurezza e con gli attori armati che operano nel Sinjar. 

Nel rapporto sono state formulate diverse raccomandazioni destinate a diverse categorie. In primo luogo, CIVIC esorta il GOI e il KRG ad agevolare il ritorno degli sfollati nel Sinjar, conferire potere all'amministrazione locale, far sì che le forze di sicurezza partecipino alla formazione sulla POC, stabilire un dialogo tra GOI e KRG per risolvere le tensioni, promuovere la responsabilità e la giustizia per i crimini contro la popolazione del Sinjar e fornire loro un risarcimento. In secondo luogo, il Centro invita il Ministero dell'Interno Iracheno (MOI), il Ministero della Difesa iracheno (MOD), il Ministero Curdo dei Peshmerga (MOP), e il Comitato dell'Unità di Mobilitazione della Popolazione (PMU) a garantire la formazione sul POC, a reclutare, formare e impiegare agenti di polizia donne nelle interazioni con i civili e stabilire un meccanismo di coordinamento sulla sicurezza. In terzo luogo, CIVIC incoraggia il Governo Provinciale di Ninive e le autorità locali di Sinjar a formalizzare un meccanismo unificato per riferire reclami circa il comportamento delle forze di sicurezza, attuare una politica di protezione dei civili, stanziare fondi e risorse e aprire un Sistema di Indennizzo. Infine, CIVIC sollecita il Governo della Turchia a prendere misure per evitare o minimizzare i danni ai civili e agli oggetti civili; e l'ONU e la comunità internazionale nel sostegno continuo al ritorno volontario e sicuro degli sfollati interni verso le proprie abitazioni.

In conclusione, nonostante le operazioni militari siano cessate tre anni fa, gli abitanti del Sinjar sono ancora colpiti dal conflitto. Molti non sono riusciti a ricostruire le proprie vite poiché sono ancora sfollati, mentre altri vivono in isolamento. E’ necessario che il governo iracheno crei un piano d'azione per far fronte a tutte le questioni che indeboliscono la regione e fornisca soluzioni a lungo termine, come la stabilizzazione della sicurezza, il ripristino dei servizi e delle opportunità di sostentamento.



Per saperne di più:

https://civiliansinconflict.org/wp-content/uploads/2020/10/CIVIC_Sinjar_Report_Draft3.pdf 

 

Autore: Valentina Di Carlantonio

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