L’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha sottolineato l’urgenza di affrontare il pericolo delle mine, degli ordigni inesplosi (UXO) e degli ordigni esplosivi improvvisati nelle regioni Africane del Sahel e del Lago Ciad, lacerate da sette anni dal conflitto scoppiato in Nigeria. Sebbene tali dispositivi esplosivi siano indirizzati contro le forze di sicurezza e non i civili, questi ultimi continuano ad essere mutilati o uccisi indiscriminatamente.
Secondo l’UNHCR, nel bacino del Ciad la Nigeria e il Ciad sono i paesi più colpiti da incidenti provocati da ordigni esplosivi, che provocano un crescente numero di vittime tra i civili. Ad esempio, nel nord-est della Nigeria 230 persone sono state uccise e 300 ferite da ordigni esplosivi improvvisati (IEDs) nel 2019. La minaccia posta dagli ordigni esplosivi non fa che aggravare la situazione drammatica del Sahel, che sta vivendo una grave crisi umanitaria. Le mine e gli ordigni esplosivi non minacciano solo la sicurezza fisica della popolazione, ma impediscono a rifugiati e sfollati di tornare nelle proprie zone di origine.
L’UNHCR ha sollecitato le organizzazioni umanitarie, i governi e le parti del conflitto ad affrontare la questione delle vittime civili di mine e ordigni esplosivi. L’agenzia delle Nazioni Unite fornisce supporto ai feriti e alle famiglie delle vittime, oltre a sostenere psicologicamente i sopravvissuti, compresi i bambini. Ciononostante, ulteriori sforzi sono necessari e urgenti. Oltre all’elevato numero di vittime e ai danni fisici e psicologici, infatti, gli ordigni esplosivi impediscono alle popolazioni locali l’accesso ai servizi di base. Infine, la presenza di mine sta ostacolando la fornitura di assistenza umanitaria nelle aree colpite dal conflitto.
Per saperne di più:
https://www.msf.org/lake-chad-crisis-depth
Autore: Margherita Curti; Editor: Matteo Consiglio