L’impatto della violenza armata sugli insediamenti civili in Yemen

Un uomo trasporta una bambina ferita durante un attacco aereo da parte delle forze saudite a Sanaa, Yemen Un uomo trasporta una bambina ferita durante un attacco aereo da parte delle forze saudite a Sanaa, Yemen © Khaled Abdullah/Reuters

Questo articolo è una breve presentazione del rapporto del Civilian Impact Monitoring Project sull’impatto della violenza armata sugli insediamenti civili in Yemen

Il Civilian Impact Monitoring Project (CIMP) è un meccanismo di monitoraggio che mira a raccogliere, analizzare e diffondere dati sull’impatto della violenza sui civili in Yemen, dove è in corso una sanguinosa guerra civile dal 2015. 

Dopo cinque anni di guerra, la popolazione civile continua a soffrire l’impatto diretto delle ostilità in Yemen: attacchi aerei e bombardamenti colpiscono spesso le aree residenziali, provocando morti e feriti tra i civili e aumentando il numero degli sfollati. Come riportato dal CIMP, nella prima metà dell’anno 547 episodi di violenza armata hanno colpito direttamente circa 2.500 abitazioni civili in Yemen. Questa cifra è progressivamente aumentata da novembre 2019, sebbene il Segretario Generale delle Nazioni Unite abbia invocato un cessate il fuoco nazionale per mitigare l’impatto della pandemia di COVID-19. L’86% delle abitazioni civili colpite dalla violenza armata nel 2020 è concentrato in tre aree nel nord del paese: Hudaydah, dove è teoricamente in corso un cessate il fuoco, Sa’dah e Ma’rib. Come sottolinea il rapporto, nella prima metà del 2020, 1 vittima civile su 4 in Yemen ha perso la vita a casa. I civili le cui abitazioni sono state direttamente colpite dalla violenza armata subiscono una serie di ripercussioni: non solo rischiano di morire o di essere gravemente feriti, ma potrebbero essere forzati ad abbandonare le loro abitazioni se drasticamente danneggiate. Il fatto che sempre più civili siano costretti ad abbandonare le proprie case sovraccarica ulteriormente i campi di accoglienza per gli sfollati. Inoltre, l’esposizione diretta dei civili alla violenza armata nei contesti domestici rischia di provocare un trauma psico-sociale intergenerazionale, come suggerito dal rapporto del CIMP. 

Quando si considerano le vittime civili negli ambienti domestici, come mostra il rapporto, alcune categorie di civili risultano più colpite di altre. Le donne e i bambini, ad esempio, rappresentano dal 2018 più della metà delle vittime civili provocate dall’impatto della violenza armata sulle abitazioni in Yemen. Questa proporzione è progressivamente aumentata, passando dal 53% delle vittime civili nel 2018 al 57% durante la prima metà del 2020. Come sottolinea il rapporto del CIMP, le donne e i bambini yemeniti sono più vulnerabili di altre categorie in questo particolare contesto poiché, per ragioni culturali, trascorrono molto più tempo in casa rispetto agli uomini. Le donne e i bambini rappresentano inoltre più della metà del totale delle vittime civili nei campi profughi. Inoltre, il numero di episodi di violenza armata che ha colpito i campi di accoglienza profughi è duplicato dal 2018 al 2019. 

Infine, il rapporto indaga su quale tipologia di violenza armata abbia avuto l’impatto più rilevante sulle abitazioni civili, mostrando che i bombardamenti e gli attacchi aerei hanno provocato il 96% degli attacchi ad abitazioni civili dal 2018. Sebbene i bombardamenti abbiano causato più di due volte il numero di incidenti provocato dagli attacchi aerei, questi ultimi si sono rivelati più letali, generando il 25% di vittime in più. Come spiegato dal rapporto, un certo numero di fattori può incrementare il rischio di esposizione a episodi di violenza armata. Ovviamente, la prossimità a fronti di guerra, siti militari e infrastrutture di sicurezza accresce sensibilmente il rischio di un impatto diretto, sebbene la natura dinamica del conflitto renda difficile prevedere eventuali escalation o cambi di obiettivi. 

 

Per saperne di più: 

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/20200715_CIMP%20Thematic_03_Dwellings_0.pdf

 

Autore: Margherita Curti; Editor: Matteo Consiglio

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