Israele e il nuovo semestre di demolizioni delle case palestinesi

Ruspa dell’esercito israeliano durante la demolizione di un edificio palestinese a Wadi Hummus,22 luglio 2019 Ruspa dell’esercito israeliano durante la demolizione di un edificio palestinese a Wadi Hummus,22 luglio 2019 © AFP

Questo articolo è una breve sintesi del Report semestrale sulle demolizioni e i sequestri nella West Bank, inclusa Gerusalemme Est, redatto dall’Unione Europea

Il 28 maggio, l’Ufficio del Rappresentante dell’Unione Europea (West Bank e Striscia di Gaza, Ente delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente UNRWA) ha pubblicato un rapporto concernente la demolizione e il sequestro di proprietà palestinesi nella West Bank da parte di Israele durante il secondo semestre del 2019. 

Come sottolineato nel rapporto, solo negli ultimi sei mesi del 2019, 319 strutture palestinesi site nella West Bank sono state rase al suolo o sequestrate dalle autorità israeliane. Come conseguenza di queste azioni, 447 persone, di cui 222 minori, sono stati sfollati. Se si considerano i dati su scala annuale, 623 strutture sono state demolite nel 2019 (un incremento del 35% rispetto all’anno precedente) e nello stesso periodo è stato registrato un aumento del 95% negli sfollamenti rispetto al 2018. Il sequestro e la demolizione delle strutture ha incluso anche risorse umanitarie messe a disposizione dall’Unione Europea (UE) pari a 62 edifici nel corso del secondo semestre 2019.

Molti territori nella West Bank sono soggetti a una pianificazione territoriale istituita dalle autorità israeliane. Secondo il rapporto, solo l’1% dell’area C e il 13% di Gerusalemme Est sono a disposizione dei palestinesi e, dal 1967 ad oggi, solo lo 0.24% dei territori di stato nella West Bank sono stati allocati ai palestinesi. Costruire senza un permesso ufficiale implica il rischio di demolizione e sanzioni pecuniarie importanti e a presente più di 10,000 ordini di demolizione, che si tradurrebbero in 100,000 persone a rischio di sfollamento, sono pendenti.

I palestinesi sono stati colpiti maggiormente nei mesi di luglio e dicembre 2019 a seguito della distruzione di otto cisterne d’acqua che costituivano un mezzo di sostentamento per quattro comunità di Hebron nel primo caso e dello sradicamento di più di 2,000 alberi e della demolizione di 11 strutture e due serbatoi d’acqua, nel secondo. Lo sradicamento e la demolizione di impianti dediti alla distribuzione e di trasporto di acqua sono stati dei fattori che hanno fatto registrare nel 2019 un numero vittime civili considerevolmente più alto che in passato e il secondo numero annuo più alto di sfollati negli ultimi cinque anni.

La situazione è suscettibile di peggioramento e potrebbe avere un impatto ancor più ampio sulla popolazione palestinese in futuro mentre la presenza israeliana nella West Bank e in Gerusalemme est, con ogni probabilità, potrebbe rafforzarsi in maniera sostanziale. In particolare, la carenza di infrastrutture e abitazioni a Gerusalemme est è uno degli elementi che potrebbero contribuire all’inasprimento delle condizioni di vita dei palestinesi. Infatti, nel 2019 il numero delle strutture demolite a Gerusalemme est è molto aumentato così come le cifre riguardanti gli sfollati in questa zona. In secondo luogo, i controlli, le restrizioni sulle reti idriche e fognarie e le demolizioni e i sequestri delle infrastrutture idriche hanno messo in difficoltà le comunità palestinesi che già soffrivano la mancanza d’acqua.

Inoltre, da luglio 2019, quando l’ordine militare 1797 è stato messo in atto, legittimando l’Amministrazione Civile Israeliana alla rimozione di strutture incomplete o completate negli ultimi sei mesi dall’emanazione dell’ordine di demolizione, ha dato impeto ed è stato alla base di 17 demolizioni compiute nell’arco di soli sei mesi. Questa serie di demolizioni hanno posto a rischio non solo il presente, ma anche il futuro della popolazione palestinese, poiché circa 50 scuole sono al momento a rischio di demolizione, impedendo così di fatto un accesso agevole all’istruzione da parte della popolazione palestinese. In più, un numero sempre maggiore di demolizioni punitive vengono condotte dalle autorità israeliane contro quei palestinesi presunti autori di attacchi terroristici ai danni di israeliani, nonostante queste azioni siano proibite dal diritto internazionale. Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda i recenti sviluppi correlati alle esercitazioni militari dell’esercito israeliano condotte in aree che sono state definite dallo stesso esercito come aree di fuoco, giustificando quindi la demolizione di 37 strutture nella valle del Giordano. 

Per concludere, il rapporto evidenzia le azioni intraprese dall’UE durante il periodo in esame al fine di concentrare l’attenzione sulle pratiche di sequestro e demolizione di cui i palestinesi pagano le spese. In particolare, l’UE ha affermato che sono state commesse molteplici violazioni dei diritti del fanciullo e che le demolizioni illegali delle strutture palestinesi hanno compromesso la praticabilità della soluzione a due Stati e fanno naufragare la prospettiva di una pace duratura.

 

Per saperne di più:

https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/20200528_final_six-month_report_on_demolitions_jul-dec_2019.pdf

 

Autore: Giulia Azzarone

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