Il report annuale ONU sulla protezione della popolazione civile dipinge scenario allarmante

Il Segretario-Generale ONU António Guterres parla al Consiglio di Sicurezza Il Segretario-Generale ONU António Guterres parla al Consiglio di Sicurezza © UN Photo

"Mentre il mondo confronta la sfida monumentale della pandemia causata dal COVID-19, la necessità di cessare il fuoco non potrebbe essere più urgente"

Il report annuale è stato presentato al Consiglio di Sicurezza il 6 di Maggio. Il Segretario-Generale ha definito la pandemia causata dal COVID-19 come ‘il più grande test che il mondo abbia affrontato dalla nascita delle Nazioni Unite’, che sta contribuendo ad esacerbare ulteriormente ‘la vulnerabilità dei meno protetti nella società’. Alla luce di questa crisi senza precedenti, il Segretario-Generale ha anche ribadito il suo appello per un cessate il fuoco immediato come necessaria misura per portare assistenza, e speranza, a chi ne ha bisogno.

Secondo il report, il 2019 è stato un anno segnato da morti, feriti e sofferenza. La popolazione dell’Afghanistan ha pagato il prezzo più caro, con oltre 10,000 vittime civili, delle quali il 42 per cento è costituito da donne e bambini. Inoltre, il 2019 è il nono anno consecutivo in cui oltre il 90 per cento delle vittime di ordigni esplosivi è civile. Questo dimostra il diffuso ricorrere ad attacchi contro popolazione e infrastrutture civili. Il report fa menzione, tra altri, del devastante attacco aereo avvenuto a Tajoura, Libia, contro un centro di detenzione per migranti. Inoltre, il numero di sparizioni forzate e persone scomparse continua ad essere allarmante. Le 139,000 richieste di rintracciamento gestite dal Comitato Internazionale della Croce Rossa a fine 2019 parlano da sé.

La violenza sessuale rimane consistentemente perpetrata nei conflitti armati. E’ usata dai gruppi armati come strumento di ritorsione, nel contesto detentivo, contro sfollati e migranti. Le donne e le bambine rimangono le categorie più esposte. Il report ha anche evidenziato le notevoli difficoltà nella prevenzione di abusi e sfruttamenti sessuali nel contesto delle operazioni ONU.

I conflitti armati continuano ad avere un impatto devastante sui bambini, colpiti in maniera disproporzionale da reclutamento forzato, sfollamento, separazione dalla famiglia e impossibilità di accedere alle risorse di base. Le scuole vengono spesso adibite ad uso militare, e di conseguenza vengono attaccate. Il report ha sottolineato le preoccupanti condizioni in cui giacciono i migliaia di bambini del ‘Califfato’ in Iraq, e ha ribadito la necessità che siano trattati innanzitutto come vittime. Anche i disabili e gli anziani rimangono negativamente affetti dalle conseguenze dei conflitti armati.

La violenza contro giornalisti e operatori umanitari rimane rampante. Il risultato è una diffusa impossibilità di accesso nelle zone in cui si combatte, fattore che rende estremamente difficile avere notizie indipendenti e affidabili, e provvedere supporto medico alla popolazione. Ad esempio, si sono verificati nel 2019 più di 1,000 episodi che hanno messo a rischio la sicurezza di personale e strutture mediche.

I conflitti armati rimangono la principale determinante della fame. Nel 2019, più del 57 delle persone che hanno affrontato una carestia vivevano in territori, o paesi, instabili o in guerra. Uno sviluppo positivo in questo contesto è stata l’adozione di un emendamento dall’Assemblea degli Stati Membri allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, che estende la giurisdizione della Corte per il crimine di guerra di affamare intenzionalmente la popolazione civile anche ai conflitti armati di carattere non-internazionale.

Un altro importante tema oggetto del report sono i rischi principali nel contesto della protezione della popolazione civile nella nuova decade. L’incremento di urbanizzazione e densità della popolazione nel mondo indica che la guerra urbana rimarrà una caratteristica prominente dei conflitti, e che di conseguenza il numero di civili esposti a attacchi indiscriminati è destinato a salire. La proliferazione e lo sviluppo di nuove tecnologie belliche, come droni d'attacco e sistemi di armi letali autonome sono altri sviluppi che richiedono misure urgenti. Inoltre, il report ha ribadito che l’uso malevolo delle tecnologie digitali (tramite promozione di odio, violenza e disinformazione), e di attacchi informatici su infrastrutture critiche possono provocare sempre più gravi danni ai civili. L’impatto del cambiamento climatico è un altro cruciale nodo di cui si occupa il documento: tutte le otto peggiori crisi alimentari del mondo sono collegate a conflitti armati e shock climatici.

Nella sua conclusione, il report identifica i più importanti ostacoli al rafforzamento del sistema di protezione della popolazione civile: mancanza di rispetto della legge, e un insufficiente regime di responsabilità per gravi violazioni del diritto internazionale sui diritti umani, e del diritto umanitario internazionale. Il Segretario-Generale ha sottolineato che il modo più efficace per proteggere la popolazione civile è prevenire la ‘comparsa, intensificazione, proseguimento e ricorrenza dei conflitti armati.’ Inoltre, ha anche ribadito che quando ciò non è possibile, gli strumenti per rafforzare il sistema di protezione della popolazione civile ‘esistono già e sono disponibili. Ciò di cui si ha bisogno più di sempre è la volontà politica e l’impegno nel prioritizzare la protezione della popolazione civile, a modo di garantire che diventi una realtà tangibile per le persone colpite da conflitti armati, oggi e nel futuro.’ Guterres ha inoltre esortato le parti in conflitto a rispondere al suo appello per un cessate il fuoco globale, a modo da facilitare le azioni necessarie per affrontare la pandemia causata dal COVID-19.

 

Per saperne di più:

https://undocs.org/en/S/2020/366

 

Author: Philippe H. M. Leroy Beaulieu

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