Nella giornata di giovedì 7 gennaio, in Afghanistan, si è assistito ad episodi di violenza in tre regioni diverse. Due attentati sono riconducibili all’esplosione di un kamikaze contro una base militare e ad un attacco aereo contro i civili; il terzo, invece, ha colpito un posto di blocco militare. Dei tre attentati per ora è stato rivendicato solo l’ultimo da Zabihullah Mujahid, portavoce dei Talebani.
Gli attacchi hanno colpito tre province Afghane differenti e si sostiene abbiano hanno causato la morte di circa 23 civili e di almeno 15 membri delle forze di sicurezza. L’esplosione del kamikaze è avvenuta nella provincia di Uruzgan, nell’area sud del Paese. Obiettivo dell’attentato era una base militare, situata nella capitale della provincia, Tirin Kot. L’offensiva aerea ha avuto luogo, invece, nella periferia di Lashkar Gah, capitale della provincia di Helmand. L’attacco ha causato numerose vittime, in particolare donne e bambini. Infine, più a nord, al confine con il Tagikistan, le forze tTalebane hanno assalito un posto di blocco militare nella provincia di Kunduz. Secondo quanto riportato da Mujahid, alcune forze di sicurezza sono state uccise, mentre altre sarebbero state prese in custodia dai Talebani.
Dalla firma degli accordi di pace con gli Stati Uniti avvenuta a febbraio 2020 a Doha, gli scontri tra il governo afghano e gli insorti talebani sono aumentati in tutto il Paese. Il 5 gennaio è iniziata la seconda sessione dei negoziati inter-afghani, accolta con favore dalla comunità internazionale. Molti giornalisti afghani, tra i soggetti maggiormente colpiti dalla recente escalation del conflitto, hanno manifestato l’urgenza di stabilire un cessate il fuoco e di concludere i negoziati di pace per porre fine a decenni di violenze.
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Author: Francesca Mencuccini; Editor: Carla Leonetti
