“Erano molto innocenti”: vittime civili degli attacchi aerei americani in Somalia

Donne trasportano l’acqua accanto a soldati alla ricerca di ordigni esplosivi Donne trasportano l’acqua accanto a soldati alla ricerca di ordigni esplosivi © Privato

Amnesty International indaga sulle violazioni del diritto internazionale umanitario nell’ambito delle operazioni militari statunitensi contro il gruppo terroristico Al-Shabaab

In Somalia è in corso da anni una guerra tra le forze governative somale e Al-Shabaab. Quest’ultimo è un gruppo formatosi nel 2006 nell’ambito della guerra contro l’Etiopia: presentandosi in opposizione all’esercito etiope è riuscito a raccogliere un ampio supporto popolare. Attualmente controlla l’area centro-sud del Paese. Per via, tra le altre cose, della sua affiliazione con al Qaeda, nel 2008 è stato identificato come gruppo terroristico dall’US State Department.

Sebbene gli Stati Uniti siano da anni coinvolti nel conflitto, nel corso del tempo le ragioni della loro presenza in Somalia sono cambiate. Inizialmente il loro intervento si collocava nella cornice della guerra globale al terrorismo. Nel 2016 lo scopo è diventato il supporto ad AMISOM, la Missione in Somalia dell’Unione Africana (appoggiata dalle Nazioni Unite). Nel 2017, Trump ha dichiarato alcune parti della Somalia “aree di ostilità attive” (AAH): questo ha determinato un intensificarsi degli attacchi aerei americani. Questa direttiva ha determinato, nella pratica, una minor tutela nei confronti dei civili. 

Il report qui presentato vuole dimostrare che, contrariamente a quanto affermato dalle autorità americane, gli attacchi aerei degli USA coinvolgono spesso e volentieri anche la popolazione civile. Il report di Amnesty si concentra in particolare su cinque incidenti recenti, che hanno provocato in totale 14 morti e 8 feriti tra i civili.

Amnesty ha sentito Donald Balduc, Comandante dell’USAFRICOM (comando africano degli Stati Uniti) dal 2015 al 2017. Balduc spiega che a seguito della direttiva AAH, sono solo 4 i criteri ai quali un individuo deve rispondere per essere considerato legittimo obiettivo militare: età, sesso, posizione, prossimità geografica. Questo implica che vengono presi di mira tutti i maschi in età militare, osservati all’interno di specifiche aree e in compagnia di uomini di Al-Shabaab. 

I cinque incidenti oggetto del report possono essere divisi in due categorie, a seconda del motivo del coinvolgimento dei civili negli attacchi aerei statunitensi.

La prima categoria riguarda gli attacchi rivolti a veicoli di Al-Shabaab, che hanno ucciso o ferito anche civili che si trovavano nelle vicinanze dei veicoli. In questa categoria rientrano gli attacchi del 16 ottobre e del 6 dicembre 2017. Secondo le indagini condotte da Amnesty, le forze statunitensi avrebbero potuto evitare di fare vittime tra civili con relativa facilità, prendendo le precauzioni imposte dal diritto internazionale umanitario: ad esempio, non attaccando i veicoli in questione all’interno di un’area abitata.

Gli incidenti del 12 novembre 2017, 2 agosto e 9 dicembre 2018 appartengono invece alla seconda categoria: civili attaccati perché scambiati per combattenti o semplicemente coinvolti per errore. Amnesty accusa le forze americane di non essere state in grado di fare le dovute verifiche, o di non aver sospeso l’attacco una volta chiaro che l’obiettivo non era quello giusto o che l’attacco non era proporzionato.

Il report denuncia una mancanza di chiarezza e trasparenza in merito alle vittime civili di questi attacchi, e l’assenza di indagini volte a identificare i colpevoli, a garantire giustizia alle vittime e un risarcimento ai loro familiari. 

Nelle raccomandazioni finali Amnesty invita il governo statunitense e quello somalo a condurre indagini trasparenti, imparziali e indipendenti che possano gettare luce sulla situazione descritta nel report. Raccomanda inoltre la creazione di un meccanismo che permetta alle famiglie e alle comunità di denunciare attacchi ai danni della popolazione civile. Chiede in particolare agli USA maggior rispetto del diritto internazionale umanitario nel condurre future operazioni. 

 

Per saperne di più:

https://www.amnesty.org/en/documents/afr52/9952/2019/en/

 

Autrice: Margherita Liverani

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